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Lettera di Chiara Petrini

Mio caro G.,

ogni qualvolta il tramonto è così bello mi nasce dentro il desiderio di condividerlo, di sapere con qualcuno a che punto è la notte, di raggiungere altri confini, altri limiti di conoscenza.

Il libro che tu mi hai prestato mi ha toccata profondamente. Mi sono sentita in qualche modo affine ai “matti” di cui si parla. Anch’io sono come loro, scavata da emozioni, commozioni, paure, angosce, o sensi di gioia così intensi da non poterli sopportare a lungo. Anch’io sono malata. Di solitudine, di luna, di amore non gridato e non accolto, d’insicurezza senz’altro. Ero anch’io una bambina strana e solitaria; la luna l’ho guardata sempre passeggiare sulle montagne, le coccinelle mi facevano tenerezza. Tenerezza, parola così strana, quattro sillabe che si rincorrono senza trovarsi. La voglia prepotente di donarla e riceverla.

Non sono un oceano di dolcezze, sono più spesso aspra come uno scoglio e quei momenti in cui mi butto a corpo morto nell’ennesima storia sbagliata solo chi, come me, li prova, può capirli. Ci riconosciamo a distanza, fiutandoci come animali. E allora per quanto ti eviti o finga, a volte, di disprezzarti, benché anche tu sia sbagliato, il più sbagliato di tutti, so che sei come me ed anche tu lo sai. Questo ci lega assai più di un anello nel dito, ma può far male oltre ogni dire.

Sta avanzando una notte da streghe; le stelle sono bieche, di luce ce n’è poca. Vorrei essere il fango di un torrente, trascinato lontano, baluginante per un attimo nel sole. Vorrei condividere i battiti del cuore del mondo, avvertire il pulsare della vita in ogni minima fibra. Vorrei vincere la mia battaglia personale, non negare me stessa ancora e ancora. Vorrei che non ci fossero confini di tempo, così da poter credere che vivrò l’adolescenza domani se non ho potuto viverla ieri e poi vorrei imparare la pazienza di esistere e di non voler esplodere ogni istante in turbini di sensazioni.

Vedi? Stanotte sono matta davvero e mi spiaceva pensare che nessuno l’avrebbe saputo.

Sono così triste e felice che mi basto da sola. Sono così felice e triste che avevo bisogno di te.

Tua C.

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