Sei qui: Home » Caro, ti scrivo » Lettera d’amore di Sergio Sammarco

Lettera d’amore di Sergio Sammarco

Lo so, sono patetico e infantile.
Non dovrei scriverti questo messaggio e non ti dovrei scrivere ogni tanto su whatsapp per chiederti come stai.
Dovrei rassegnarmi al fatto che non “ci frequentiamo” più, e che forse è anche giusto così.
Dovrei rispettare il fatto che non è facile nemmeno per te, immagino o forse mi illudo, non cedere alla tentazione di chiamarmi e non dovrei vanificare i tuoi
sforzi facendomi vivo.

E’ passato oltre un mese da quando ci siamo visti l’ultima volta, a volte mi chiedo se sia stato tutto per davvero o se in un accesso di schizofrenia
non abbia immaginato tutto, e tu sei solo una vittima di questa mia follia.
In fondo non esiste nemmeno una foto in cui siamo insieme che mi provi che la ns. storia sia stata vera.

Ho solo i ricordi, che mi bruciano nella testa e mi fanno sentire vuoto come mai mi sono sentito. Solo, come mai mi sono sentito.
Ti ho detto tante volte che ti amo, e l’ho fatto forse con leggerezza. Adesso so che è vero.
Lo capisco da quanto mi fa male immaginare che vivremo vite che non si intrecceranno più. Mi fa ancora più male immaginare che arriverà un giorno in cui
sarà questa la normalità, che non ci sarà nessun dolore straziante nel non sentire + il tuo odore, che non mi verranno + le lacrime agli occhi quando svegliandomi in piena
notte non mi stirngerai + la mano, che non scoppieremo più a ridere facendo l’amore.
Andrà così, un giorno smetterò di soffrire così tanto. Sarà solo il passato.

Eppure prima di allora mi chiederò ancora tante volte dove ho sbagliato e quanto ho sbagliato, se ti ho dato abbastanza, se mi hai gia dimenticato.
Mi domanderò ancora tante volte cosa ti passa per la testa, proprio come quando seduti sul divano ti stringevo e mi ponevo le stesse domande.
Mi mancherà ancora per tanto tempo intrecciare le mia mani alle tue e sapere con quel piccolo gesto che ci volevamo bene. Che in quel momento, di tutte le cose
che potevi fare, era stare con me quello che volevi.

Non so nemmeno perché ti scrivo. So solo che è sbagliato. E noi, stiamo cercando di fare la cosa giusta.
Non è così? Non è per questo che non ci vediamo più?
Per fare la cosa giusta.

Vedi quelli come noi cercano sempre di fare la cosa giusta. Ci proviamo sempre, ci hanno insegnato questo e noi siamo troppo teste dure per abbandonare il proposito.
Anche se fa così male.

Sono così stanco di fare la cosa giusta, credimi. Così stanco che mi piacerebbe un giorno svegliarmi ed essere solo un egoista.
E forse è proprio oggi quel giorno. Perchè ti scrivo consapevole di fare la cosa sbagliata e consapevole di farti soffrire.
Senza sapere nemmeno per quale motivo e in piena coscienza che non cambierò nulla.

Ma magari è solo la speranza a farmi fare questa cosa sbagliata. La speranza che questa stupida, patetica e infantile lettera cambi qualcosa.
Che magari ti faccia cambiare idea e induca anche te a fare la cosa sbagliata. E tornare da me a dispetto di tutto.
Della logica, della giustizia, persino del quieto vivere.

Non mi importa niente, se non possiamo stare tanto assieme, l’importante è starci quando possiamo.
Non mi importa niente se non vuoi costruire il futuro insieme a me, mi importa di un presente in cui tu ci sei.
Il futuro è fatto di un giorno dietro l’altro così come il passato. Se sei stata bene con me 8 mesi, anche solo un decimo di quanto sono stato bene io,
non potrai che concordare che è così che vogliamo trascorrere i giorni, nell’attesa di gettarci l’uno negli occhi dell’altra.
Non potrai che concordare che la bellezza della vita è fatta di quelle piccole piccole cose che fanno la differenza.
Come un bacio, proprio quando ne hai bisogno. Come uno sguardo, proprio quando non te lo aspetti.

Lo so. Ti conosco. Non ti convincerò. Eppure io ci devo provare. Lo devo a me. Lo devo a un noi che ha tutto il diritto di avere una speranza.
Lo devo a te, che mi hai lasciato chiedendomi “scusa”, perchè sei così generosa, e speciale, e forte da assumerti l’enneisma responabilità, quella
di averci fatto vivere un sogno che non doveva essere sognato. Che non poteva, che non aveva senso perchè la nostre vite ci chiedono altro.

Le nostre vite ci appartengono. Tu cosa vuoi fare della tua?
Non ti sto chiedendo cosa è giusto che tu ne faccia, nè cosa è inevitabile che tu ne faccia.
Ti sto chiedendo cosa ne vuoi fare.
Io, per la prima volta nella vita, so cosa voglio fare della mia. Voglio provare a dividerla con te. Un giorno alla volta, un’ora alla volta, un minuto alla volta.
Voglio metterla a tua disposizione, aiutarti quando ne hai bisogno, o semplicemente essendoci lo stesso anche se non me lo chiederai mai.
Voglio passarla annusando il tuo odore, assaggiando il tuo sapore, toccando la tua pelle, guardando i tuoi occhi, ascoltando la tua voce.

Piccolo povero illuso…
questo sono.

Forse non leggerai nemmeno questa lettera, ti fermerai alle prime righe e smetterai, per la noia, o la pena.
O la voglia d non stare ancora male.

E allora ti chiedo scusa, perdona questo mio gesto, cerca di capirlo, con la stessa bontà e la stessa generosità con cui mi hai “autorizzato” a detestarti.
Non succederà mai, piccola, mai.
Te lo avrei voluto dire subito, ma avevo la gola serrata ed ero impegnato a ricacciare dentro le lacrime. Proprio come stavi facendo tu.

Non ti detesterò e continuerò ad amarti. Imparerò a farlo in silenzio, in disparte, senza dirlo a nessuno.
Fino a che tutto il vuoto che mi hai lasciato dentro diventerà abitudine. E poi solo il passato.

Ma se un giorno, tra tanti anni, ti vorrai voltare indietro un attimo e ti chiederai che fino ho fatto potrai chiamarmi e così scoprire che sei ancora tra
le cose più care che ho.

Sergio Sammarco

12 ottobre 2015

© Riproduzione Riservata