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Lettera d’amore di Irene Loiacono

Caro Amore mio,

ancora una volta mi ritrovo a dover scrivere per cercare di farti capire quello che realmente sto provando in questo periodo.
Mille paure hanno attraversato la mia mente sin dall’inizio del nostro rapporto ma tu hai sempre cercato di fugarle. Con la tua razionalità e attraverso il ragionamento mi hai fatto riflettere sulle possibilità che la nostra storia potesse finire a prescindere dal motivo: mi hai sciorinato eventi già accaduti in passato nelle nostre vite e percentuali statistiche. Alla fine riuscivi anche, tra le lacrime, a farmi ridere.

Ma ora non mi viene più da ridere. Ora che per ascoltare la tua voce posso solo spingere un tasto sul cellulare, ringraziando in cuor mio quelle volte in cui mi divertivo a registrare le nostre telefonate, spesso demenziali. E la cosa paradossale è che continuo ad essere gelosa del tuo passato, degli anni in cui io non ero nemmeno lontanamente contemplata nella tua vita di giovane e atletico uomo.
E poi la scoperta della malattia, per caso, facendo delle banali analisi.
Lei ha 6 mesi di vita, al massimo.

Chiunque sarebbe crollato all’istante, non so come tu abbia fatto a reagire così come è accaduto.
Non hai creduto a una sola parola di quello che i medici dicevano. E questo è stato un bene, altrimenti, forse, noi non ci saremmo mai incontrati.
Hai dovuto cambiare vita, abbandonare gli allenamenti e passare più tempo tra letto e divano: questo era ciò che il tuo corpo richiedeva e non potevi evitare di assecondarlo. E’ cambiato il tuo modo di stare in mezzo alla gente dovendo passare sempre più tempo da solo. La meditazione ti ha aiutato.

Poi un giorno ci siamo incontrati. Quante volte mi sono chiesta perchè! Mi hai raccontato tutto, subito. Ma io non immaginavo fosse così! Non pensavo che fosse così duro viverti accanto sapendo che da un giorno all’altro avresti potuto non esserci più, ma ti ho amato da subito e non poteva esserci altra vita per me.

Scrivo dopo aver guardato alcune foto, della serie: facciamoci del male.
Sono passati cinque anni dalla tua morte e forse solo ora riesco a prenderne atto veramente, forse.

Che cos’è Amore? Oltrepassare il tempo? Attirare a sé la persona della tua vita?
Per noi è stato anche condividere un peso infinito. Amarci era l’unica cosa che avremmo potuto fare, al di là di tutto quello che sapevamo sarebbe accaduto.

Alla fine avevi ragione tu, come spesso accadeva. La speranza è l’ultima a morire e noi fino all’ultimo l’abbiamo condivisa…ma poi è finita.
Esiste tanto dolore al mondo ma io ho creduto che l’universo ce l’avesse con me, che mi perseguitasse: perchè farmi vivere il dolore che ho vissuto dopo la tua morte? Cosa ho fatto per meritare tutto questo? Pensieri banali, brutti pensieri vissuti per mesi, anni. Pensieri che andavo a cercare nei momenti più impensati. Rinchiusi in me stessa ma tirati fuori all’improvviso come da un cappello a cilindro di un malefico mago. Tutto questo per esorcizzare il dolore, avresti detto tu. Tutto per elaborare il lutto, dico io oggi, qui e senza di te. E smettila di fare lo psicologo a tutti i costi, che ormai sono diventata brava. Ho dovuto, per vivere. Hai visto? Non ho scritto “ per sopravvivere “, non è da noi sopravvivere.

Amore mio, dovunque tu sia spero che possa “ sentire “ i miei pensieri:
grazie per la vita che ci siamo regalati insieme, otto anni vissuti pericolosamente, intensamente, tra risate, musica e lacrime. Tra la speranza e la realtà, guardando un film e abbracciando gli alberi del parco.

Con amore, abbracciando la vita.

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