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I Bronzi di Riace, 50 anni dal ritrovamento degli antichi guerrieri

Il 16 agosto 1972 venivano rinvenuti in mare i Bronzi di Riace. Scopriamo nel dettaglio queste meravigliose statue e le circostanze del loro ritrovamento, a 50 anni dal fortunato evento.

Era il 16 agosto del 1972, in piena estate, quando il mare restituiva quelle che noi oggi conosciamo come i Bronzi di Riace, due enormi statue con una storia antichissima. Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario dal loro rinvenimento.

Proprio in questi giorni, è stato attivato ufficialmente il portale internazionale bronzi50.it, il sito ufficiale page di una complessa campagna di comunicazione digitale che la Regione Calabria ha improntato su impulso del presidente Roberto Occhiuto e del vicepresidente Giusi Princi per la promozione dei Bronzi di Riace, di Reggio Calabria, dell’Area metropolitana e di tutta la Calabria su scala mondiale con l’obiettivo che diventino punto di riferimento per arte bellezza e cultura da parte del turismo internazionale.

Per l’occasione, scopriamo qualcosa di più sui Bronzi di Riace e sulla loro incredibile storia.

I Bronzi di Riace

Quelle che noi oggi conosciamo come Bronzi di Riace sono due statue di bronzo che raffigurano due uomini nudi e armati di scudo e lancia. Molto simili, i due bronzi sono stati denominati usando le prime due lettere dell’alfabeto. L’ipotesi più accreditata circa la loro origine è che si tratti di opere originali di fattura greca riconducibili al V secolo a.C. circa, un re guerriero (Bronzo B) e un oplita (Bronzo A).

Il bronzo A, più vigoroso, mantiene uno stato di tensione che trasmette un forte senso di potenza. Il bronzo B, al contrario, appare più calmo e rilassato, la tensione muscolare sembra minore. Alti rispettivamente 1,98 m e 1,97 m, i Bronzi di Riace pesano 160 kg.

L’origine dei Bronzi di Riace

Entrambi con barba e capelli ricci, sono raffigurati nella tradizionale posizione a chiasmo, una formula compositiva molto frequentata dagli scultori classici, ma il bronzo B ha una particolarità che lo rende unico: la sua testa è più piccola, leggermente deformata, come se originariamente fosse stata provvista di un elmo corinzio, e le sue braccia sembrano aver subito un restauro già nell’antichità, si nota infatti la giuntura di un intervento di fusione.

L’esame delle terre di fusione svolto dall’Istituto Centrale di Restauro a Roma ha chiarito che i Bronzi di Riace sono certamente stati eseguiti nel territorio peloponnesiaco, in particolare ad Argo, ipotesi avvalorata anche dai dettagli in stile dorico che caratterizzano le due statue. Dalle profonde similitudini che le accomunano, inoltre, si comprende come queste figure siano state concepite per stare insieme, per essere un’opera unica, forse parte di un gruppo scultoreo dedicato al mito dei “Sette a Tebe”, mito tradizionale argivo cantato da molti poeti e tragediografi antichi.

In aggiunta, sulla pagina dedicata alle importantissime figure divenute simbolo di Riace all’interno del sito web del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, si può leggere un’ulteriore interessante notizia circa le condizioni originarie dei Bronzi di Riace:

“Ambedue indossavano un elmo, impugnavano una lancia o una spada nella mano destra e reggevano uno scudo con il braccio sinistro, elementi smontati al momento dell’imbarco per permettere di adagiare sulla schiena le statue e facilitarne il trasporto.

Originariamente erano ancorati alla loro base grazie ad una colatura di piombo fuso fatto fluire sia entro i piedi sia nell’incavo predisposto nella base stessa. Una volta solidificato, il piombo assunse la forma di tenoni che i restauratori dovettero asportare per penetrare all’interno della statua”.

Il rinvenimento in mare

Ma come sono stati rinvenuti i Bronzi di Riace? E da chi?

Era il 16 agosto del 1972 quando il giovane sub dilettante romano Stefano Mariottini si immergeva nelle acque del Mar Ionio per una battuta di pesca amatoriale e notava, a circa 8 metri di profondità, uno strano oggetto fuoriuscire dal fondale. Dalla sabbia emergeva, infatti, parte del braccio della statua A. La curiosità fu tanta da continuare ad indagare, ed allertare le autorità competenti. Ecco parte della denuncia ufficiale depositata il giorno successivo, il 17 agosto, nei locali della Soprintendenza alle antichità della Calabria a Reggio:

“… dichiara di aver trovato il giorno 16 c.m. durante una immersione subacquea a scopo di pesca, in località Riace, 130 circa chilometri sulla SS Nazionale ionica, alla distanza di circa 300 metri dal litorale ed alla profondità di 10 metri circa, un gruppo di statue, presumibilmente di bronzo.

Le due emergenti rappresentano delle figure maschili nude, l’una adagiata sul dorso, con viso ricoperto di barba fluente, a riccioli, a braccia aperte e con una gamba sopravanzata rispetto all’altra. L’altra statua risulta coricata su un fianco con una gamba ripiegata e presenta sul braccio sinistro uno scudo. Le statue sono di colore bruno scuro salvo alcune parti più chiare, si conservano perfettamente, modellato pulito, privo di incrostazioni evidenti. Le dimensioni sono all’incirca di 180 cm”.

È il Centro subacquei dell’Arma dei Carabinieri a far riemergere usando un pallone gonfiato con l’aria proveniente dalle bombole, tra il 21 e il 22 agosto, ciò che era stato seppellito da metri di sabbia e sale: i Bronzi di Riace, che hanno trovato casa nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

“Le celebrazioni del cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace sono una straordinaria occasione per far conoscere ancora di più nel mondo questa meraviglia e farla diventare una delle più grandi attrazioni internazionali del nostro Paese”. Lo ha detto il ministro della Cultura, Dario Franceschini, alla Camera nel corso della presentazione delle celebrazioni BRONZI50 1972-2022.

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