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”Pompei e l’Europa”, le suggestioni artistiche del sito archeologico in mostra a Napoli

Un grande progetto espositivo per raccontare la suggestione evocata dal sito archeologico di Pompei sugli artisti e nell’immaginario europeo, dall’inizio degli scavi nel 1748 al drammatico bombardamento del 1943. E' in programma fino al 2 novembre 'Pompei e l’Europa. 1748-1943'...

E’ in programma fino al 2 novembre la mostra voluta dal Soprintendente per Pompei, Ercolano e Stabia Massimo Osanna, che si snoda in un duplice itinerario, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e in contemporanea all’Anfiteatro di Pompei, e si affianca per importanza e prestigio al programma di eventi previsti per Expo Milano 2015.

MILANO – Un grande progetto espositivo per raccontare la suggestione evocata dal sito archeologico di Pompei sugli artisti e nell’immaginario europeo, dall’inizio degli scavi nel 1748 al drammatico bombardamento del 1943. E’ in programma fino al 2 novembre ‘Pompei e l’Europa. 1748-1943‘, la mostra voluta dal Soprintendente per Pompei, Ercolano e Stabia Massimo Osanna, che si snoda in un duplice itinerario, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e in contemporanea all’Anfiteatro di Pompei, e si affianca per importanza e prestigio al programma di eventi previsti per Expo Milano 2015.

CITTA’ FONTE D’ISPIRAZIONE – La rassegna si articola come un vero e proprio viaggio, grandioso e complesso, in cui l’antico dialoga con il moderno, la natura con le arti e l’archeologia. Una mostra che evoca la storia della città vesuviana, inesauribile fonte d’ispirazione, in un costante confronto tra il versante delle arti e quello degli scavi; un dialogo fra archeologi, storici dell’arte, dell’architettura e della letteratura, tutti chiamati a raccontare la vicenda unica della riscoperta di Pompei. Il percorso della mostra è incentrato sul dialogo tra i lavori di scavo, la loro conoscenza e diffusione, e gli effetti da essi esercitati sulla produzione artistica europea. Opere ritrovate sul sito di Pompei sono avvicinate ad altre create in Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Scandinavia, dalla fine del Settecento alla metà del Novecento. Le vicende di Pompei in letteratura, nel teatro, nella musica e nell’arte costituiscono il versante complementare ai lavori degli antiquari e degli architetti sette e ottocenteschi come degli archeologi moderni, direttori e autori di scavi. La mostra si propone di evocare la storia della città vesuviana proprio tra questi due versanti, che esercitarono l’uno sull’altro un costante e vicendevole influsso.

TESORI AL MUSEO DI NAPOLI – Quattro sezioni cronologiche, più di 250 opere tra reperti antichi e capolavori moderni (dipinti, disegni, raccolte di stampe, progetti architettonici, fotografie, sculture, oggetti, libri, ecc.), provenienti dai più grandi musei italiani e stranieri e riunite per l’occasione nel salone della Meridiana del Museo Archeologico di Napoli. Il continuo confronto che ne scaturisce documenta come Pompei, con le sue rovine sepolte e la sua classicità, abbia affascinato per quasi duecento anni gli artisti di tutta Europa – da Ingres a Picasso, da Normand a Le Corbusier, da Moreau a Klee -, influenzato il gusto di intere corti e residenze, nella letteratura come nel teatro, nella musica come nell’estetica, svolgendo un ruolo fondamentale anche per gli sviluppi dell’archeologia moderna.

 

GLI SCAVI DI POMPEI – La quotidianità di Pompei, sconvolta dalla terribile eruzione del 79 d.C, viene rievocata e riportata alla luce direttamente nello spazio dell’Anfiteatro, dove si snoda il secondo itinerario della mostra. La storia dell’archeologia pompeiana e dei suoi protagonisti principali torna così alla luce: da Championnet a Fiorelli a Spinazzola e Maiuri, arricchita da focus sulle specifiche innovazioni degli scavi, come la stratigrafia e i calchi in gesso che hanno permesso di ridare consistenza fisica ai corpi delle vittime dell’eruzione. I calchi realizzati a partire da quelli di Giuseppe Fiorelli, rilevando le impronte lasciate dai corpi degli sfortunati abitanti della città nel materiale vulcanico, vengono presentati al pubblico per la prima volta dopo il recente restauro della Soprintendenza (la sezione, dal titolo Rapiti alla morte, è a cura di Massimo Osanna e Adele Lagi). A completamento del percorso, sempre nello spazio dell’Anfiteatro, anche la mostra fotografica curata da Massimo Osanna, Ernesto De Carolis e Grete Stefani che, attraverso una selezione di più di 100 scatti e immagini, tra cui molte inedite, testimonia il progresso degli scavi tra Ottocento e Novecento, offrendo ai visitatori un contributo visivo e documentario di straordinario valore che concorre a ricostruire, con il resto dell’esposizione, la fortuna e l’irraggiamento culturale del celebre sito archeologico.

30 maggio 2015

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