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“Nous voulons Barabbas”, l’opera di Honoré Daumier sulla volubilità dell’uomo

L'uomo, anzi la folla, è facilmente manovrabile dal potere: è questa la denuncia contenuta nell'opera “Nous voulons Barabbas” di Honoré Daumier

Honoré  Daumier è stato il primo artista a fondare l’arte su un interesse morale, il primo a valersi del mezzo di comunicazione di massa che è la stampa, per influire, attraverso l’arte, sul comportamento sociale

.Analizziamo una delle sue opere più celebri: “Nous voulons Barabbas” (Ecce Homo), capolavoro del Realismo datato 1852, un dipinto che mostra il talento eccezionale di Daumier nel criticare ciò che non funziona nella società. Un’opera che dimostra come per l’artista la stampa non sia soltanto un mezzo per divulgare le sue opere, ma la tecnica con la quale produrre immagini capaci di raggiungere e influenzare il suo pubblico.

Uno dei pochi dipinti realizzati a soggetto biblico, l’opera di Daumier raffigura Gesù nel momento in cui, secondo il vangelo di Giovanni (19, 5), viene mostrato alla folla da Ponzio Pilato dopo essere stato torturato. In tale frangente, Pilato pronuncia la nota frase Ecce homo (ecco l’uomo), obbligando le persone radunate a guardare Cristo.

E’ possibile ammirare la tela, che risulta ancora oggi estremamente attuale, in Germania presso il Folkwang Museum di Essen.

Nous voulons Barabbas

Analisi dell’opera

Daumier inventa le sue immagini come immagini litografiche, evitando così ogni scarto tra invenzione e riproduzione, rendendo la comunicazione e la fruizione diretta, persuasiva e perentoria.

Nelle sue opere la vignetta è sempre accompagnata da una battuta, e questa spesso si identifica col titolo: figure e parole, disgiunte le une dalle altre, sarebbero incomprensibili.

Ad esempio, analizzando “Nous voulons Barabbas” notiamo subito che Cristo e l’episodio della Passione non vuole essere il centro della rappresentazione, lo notiamo subito dal fatto che non c’è colore, che sia tutto monocromo. L’artista si è servito della pittura ad olio per ottenere un effetto simile a quello litografico, così da poter dare ai segni una densità di materia, un’esistenza reale.

Le figure in maniera evidente non sono disposte in ordine narrativo che le distribuisca nello spazio, ma c’è una presentazione simultanea di due situazioni: Pilato che eccita la folla contro Gesù, e la folla eccitata che segue stupidamente il cenno del potere.
Con un colpo di classe, Daumier, tramuta la scena che comunemente viene chiamata “Ecce homo” con “Nous voulons Barabba”, integrando dunque le parole all’immagine.

Abbiamo parlato di folla, non di popolo, perché popolo non è, ma folla nel senso di entità amorfa, impersonale, volubile, non si batte per ideali, e proprio per questo viene rappresentata da Daumier con una massa di colore quasi deforme, per una deformazione delle figure simbolo di una deformazione più morale che fisica; la bruttura esteriore è figura della manovrabilità da parte di altri e mollezza interiore.

Si guardi l’uomo col bambino in braccio: ha un viso appena umano, con tratti grossolani, come fosse più una maschera che un volto. Con la destra indica Cristo al bambino, esortando anche lui a gridare la condanna a morte del Redentore.

Il bambino è nota più chiara del quadro, infatti in lui risiede la chiave dell’opera: la folla è incosciente, debole, incapace proprio come quel grottesco infante che, tra un instante, chiederà anche lui la grazia per il bandito e la morte per il santo.

Inoltre si guardi il dito di Pilato puntato verso Cristo, è un dito che impone una scelta, il dito del potere che impone anche quando fa finta di chiedere.

“Nous voulons Barabbas” è un’opera monumentale e senza tempo: un quadro che oggi, forse più di ieri, meriterebbe di essere osservata, studiata e interiorizzata. 

Honoré Daumier

Honoré Daumier (1808-1879) è stato un prolifico pittore, scultore e incisore francese, noto per la sua abilità satirica nel commentare la società e la politica del suo tempo. Nato il 26 febbraio 1808 a Marsiglia, si trasferì a Parigi con la famiglia in giovane età, dove iniziò la sua formazione artistica. Daumier è celebre soprattutto per le sue caricature e litografie, che hanno dato vita a un’arte fortemente critica e ironica.

Daumier iniziò la sua carriera come apprendista di un litografo, e questa esperienza lo condusse rapidamente al mondo della satira politica. Nel 1830, iniziò a lavorare per il giornale satirico “La Caricature,” dove le sue litografie feroci e umoristiche prendevano di mira figure politiche e sociali di spicco, tra cui il re Luigi Filippo. La sua rappresentazione del re come una grossa pera in una caricatura del 1831 gli costò sei mesi di prigione, ma consolidò la sua fama come critico audace e incisivo.

Nonostante il suo grande talento, Daumier visse in condizioni modeste e la sua fama artistica non si concretizzò in un benessere economico. Negli ultimi anni della sua vita, soffrì di problemi di vista e si ritirò dalla vita pubblica. Morì il 10 febbraio 1879 a Valmondois, vicino a Parigi.

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