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L’Ultima Cena, il capolavoro di Leonardo da Vinci e del Rinascimento italiano

L'Ultima Cena, il capolavoro di Leonardo da Vinci, secondo alcuni oggetto di un'audace rappresentazione scenica nel corso della cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi 2024, è conservata presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie

Il Giovedì Santo si ricorda la cena di Gesù con gli apostoli durante la Pasqua ebraica, precedente la sua morte. A questo importante momento è dedicata una delle opere più conosciute di Leonardo da Vinci: “L’Ultima Cena“. Essa rappresenta in assoluto una delle opere d’arte più importanti di tutti i tempi, sia per la sua carica innovativa che per l’impatto che ebbe sugli artisti di tutte le epoche.

L’opera d’arte del genio universale è tornata di tendenza dopo che alcuni hanno letto una reinterpretazione dell’Ultima cena con le drag queen nel corso dello spettacolo andato in scena durante l’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, con i I vescovi francesi di che hanno accusato gli organizzatori di “derisione del cristianesimo” per la scelta fatta. Reinterpretazione poi smentita dagli stessi organizzatori, i quali hanno voluto precisare che l’esibizione si ispirava al “Banchetto degli dei”.

Ma analizziamo più da vicino l’opera in cui Leonardo da Vinci rappresenta il momento più drammatico del Vangelo quando Cristo annuncia il tradimento di uno degli apostoli “In verità vi dico uno di voi mi tradirà”. È una scena agitata attorno al fulcro immobile costituito dalla figura di Gesù, che si richiama al Cristo Giudice del Giudizio Universale. Attorno a lui convergono gli apostoli sistemati a gruppi di tre, secondo le diverse reazioni alle parole di Cristo: di domanda, di scandalo, di timore, di commozione, “i moti dell’animo”.

L’ultima cena di Leonardo

Il refettorio del convento domenicano di Santa Maria delle Grazie è parte integrante dell’architettura quattrocentesca. Essa fu oggetto di ristrutturazioni dal grande architetto e scultore Donato Bramante, che realizzò la tribuna della chiesa. Sulla parete nord del refettorio trova posto il Cenacolo di Leonardo da Vinci, che lo realizzò durante il suo lungo soggiorno milanese, tra il 1495 e 1497.

Nel 1494 Leonardo ricevette la commissione dell’opera, legata al convento di Santa Maria delle Grazie, luogo caro al Moro, destinato alla celebrazione della famiglia Sforza, in cui aveva da poco finito di lavorare Bramante. I lavori procedettero con la decorazione del refettorio, un ambiente rettangolare dove i frati domenicani consumavano i pasti. Si decise di affrescare le pareti minori con temi tradizionali.

Una Crocifissione, per la quale fu chiamato Donato Montorfano che elaborò una composizione tradizionale, già conclusa nel 1495, e un’Ultima Cena affidata a Leonardo. In tale opera, che lo sollevò dai problemi economici imminenti, Leonardo riversò come in una summa tutti gli studi da lui compiuti in quegli anni, rappresentandone il capolavoro.

Leonardo attinse alla tradizione fiorentina dei cenacoli, reinterpretandola però in maniera estremamente originale con una maggiore enfasi sul momento drammatico in cui Cristo afferma «Qualcuno di voi mi tradirà» e sui ‘moti dell’animo’ degli apostoli turbati. Essi sono ritratti a gruppi di tre, come una serie di onde emotive successive, con al centro la figura isolata e dominante del Cristo. Leonardo cambiò l’iconografia tradizionale scegliendo di non rappresentare Giuda da solo su un lato del tavolo, ma accanto agli altri sul medesimo lato rivolto allo spettatore.

La tecnica 

Come è noto Leonardo non si trovava a suo agio con la tecnica dell’affresco, poiché i veloci tempi di asciugatura dell’intonaco richiedevano un tratto deciso e rapido, non compatibile con i lunghi studi, le successive velature e la sua finissima pennellata. Per questo Leonardo inventò una tecnica mista di tempera e olio su due strati di intonaco, che rallentò le fasi di esecuzione dell’opera consentendogli di rendere una maggiore armonia cromatica e gli effetti di luce e di trasparenze a lui cari. L’opera era conclusa nel 1498, quando venne ricordato nel De Divina Proportione di Luca Pacioli.

L’esperimento si rivelò però drammaticamente inadatto a un ambiente umido come il refettorio, con la parete comunicante con le cucine. Già nel 1517 Antonio de Beatis annotò le prime perdite di colore, che all’epoca di Vasari erano già evidenti. Da allora si susseguirono restauri e ridipinture, oltre ad eventi estremamente drammatici durante l’occupazione napoleonica e la seconda guerra mondiale, che avevano consegnato un capolavoro estremamente compromesso, a cui ha posto rimedio, per quanto possibile, il capillare restauro concluso nel 1999.

Dove si trova L’Ultima Cena

L’Ultima cena di Leonardo da Vinci è conservata oggi presso il refettorio della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano. L’affresco, che mostra condizioni di particolare fragilità, è normalmente sottoposto a regime di visite contingentate. Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali gestisce il Museo del Cenacolo Vinciano tramite il Polo museale della Lombardia, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei. Nel 2019 è stato visitato da 445 728 persone, risultando essere il quindicesimo più visitato in Italia.

La nuova illuminazione

L’Ultima cena ora si può vedere sotto una nuova luce, grazie a un impianto a led che permette di risparmiare energia, inquinare meno e che aiuta a migliorare le condizioni micro ambientali del cenacolo. L’opera di Leonardo è infatti estremamente delicata e per questo le visite sono contingentate. Il Cenacolo è il fiore all’occhiello della città, il modo per porsi sul panorama internazionale, questa è la prima composizione importante di Leonardo. La nuova illuminazione fa vedere un Cenacolo nuovo. Dopo il restauro del 1999 l’opera ha smesso di essere cupa e Leonardo ha iniziato ad essere l’artista della luce. Le nuove luci favoriscono questa lettura.

La polemica ai Giochi Olimpici di Parigi 2024

Nel corso della cerimonia d’apertura di Parigi 2024, tra le varie scene evocative realizzate dalla direzione artistica, c’è stata un’esibizione con protagonista una modella over size, drag queen, un uomo dalla folta barba ma vestito da donna ed una sorta un “puffo” dalla barba gialla, che ha scatenato forti reazioni tra web, cariche istituzionali e anche religiose. Tale scena è stata all’inizio accostata all’opera di Leonardo da Vinci, con molti che l’han interpretata come una rappresentazione troppo audace dell’opera.

Nelle intenzioni del direttore artistico Thomas Jolly, la scelta è stata dettata dal fatto di voler mettere in scena le “idee repubblicane di inclusione, benevolenza, generosità e solidarietà”. Inoltre, si è precisato che la scena era una reinterpretazione di un’altra opera d’arte: Il banchetto degli dei.

Tuttavia, ancor prima di queste precisazioni, la Conferenza episcopale di Francia aveva condannato con le seguenti parole le “scene che deridono e scherzano sul cristianesimo”.

“Pensiamo a tutti i cristiani di tutti i continenti che si sono sentiti feriti – continua il documento – per gli eccessi e la provocazione di alcune scene. Auspichiamo che capiscano come la festa olimpica vada molto al di là dei partiti presi ideologici di qualche artista”.

“La cerimonia di apertura proposta dal Comitato organizzatore ha offerto ieri sera al mondo intero meravigliosi momenti di bellezza, di allegria, ricchi di emozioni e universalmente apprezzati” scrivono i vescovi in un comunicato, aggiungendo però che “purtroppo, deploriamo in modo molto profondo le scene di derisione e di scherno sul cristianesimo”.

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