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Ligabue e gli altri “outsider” dell’arte in mostra a Lecco

La mostra, in programma nelle sale del Palazzo delle Paure a Lecco, dal 13 giugno al 2 novembre 2025, rappresenta un racconto sul complesso rapporto tra arte e follia.

Arte e follia, arte e diversità, arte ed esclusione. A Lecco, presso il Palazzo delle Paure, dal 13 giugno al 2 novembre la mostra “Antonio Ligabue e l’arte degli outsider” attraverso 14 opere di Ligabue e una selezione di una quarantina di lavori di autori italiani quali Filippo de Pisis, Gino Sandri, Carlo Zinelli, Pietro Ghizzardi racconta otto vite, otto storie personali, linguaggi artistici fuori dal comune, poetici portatori di punti di vista differenti, uniti dalla loro indole di outsider, sospesa tra arte e follia.

Una mostra per capire la pittura visionaria di “ Toni al matt”

L’esposizione è un racconto che ha come filo conduttore le vicende personali e la produzione di autori importanti nella storia dell’arte italiana del Novecento, protagonisti che, tra le mura di un ospedale psichiatrico, hanno scoperto il potere dell’arte e il proprio talento. Alcuni di loro sono entrati in manicomio quando già erano pittori affermati, altri si sono scoperti artisti proprio nelle stanze di una casa di cura.

Introdotto da un’installazione dall’artista contemporaneo Giovanni Sesia, che ha lavorato sul tema degli internati in manicomio, impiegando nei suoi lavori le foto dei loro volti, prese dagli archivi delle principali strutture italiane di inizio Novecento, il percorso ruota attorno alla figura di “Toni al matt”, come gli abitanti della Bassa padana erano soliti chiamare Ligabue.

In mostra a Lecco ci sono alcuni dei suoi maggiori capolavori realizzati nel corso della sua tormentata esistenza: dalle belve feroci ai paesaggi rurali padani, dagli autoritratti a due opere inedite, provenienti da una collezione privata: Autoritratto con libellula e Pascolo.

Ligabue e lo sguardo visionario e diverso della pittura degli ousider

Ad Antonio Ligabue, a questo maestro a lungo identificato con l’ingannevole definizione di naïf, si affianca la pittura elegante di Filippo de Pisis. Dopo i periodi felici trascorsi a Parigi e Londra, de Pisis rientra in Italia dove la sua sensibilità fragile si trasforma in un profondo e acuto mal di vivere e in un’inquietudine incontrollabile.

Per cercare una cura alla sua malattia entra a Villa Fiorita a Brugherio, una struttura specializzata nella Brianza monzese: è qui che prende vita parte dei suoi capolavori: struggenti Nature morte e uno scorcio di Brugherio (da collezione privata) realizzati in quegli anni, autentici capolavori del dolore, dove risulta evidente la traccia del disagio di cui il pittore è vittima. Ad esprimerlo sono pochi tocchi e contorni neri a linea continua che creano un effetto grafico e diretto, senza eccessive sfumature o dettagli. Le ombre scure contribuiscono a creare un’atmosfera cupa e solitaria.

La tela, lasciata in gran parte scoperta, permette allo spettatore di percepire il vuoto, inteso come una mancanza, come un’assenza che si fa sentire. Questo vuoto è ciò che dà forza al messaggio dell’opera, che comunica un profondo senso di disperazione e isolamento.

Tocca poi alle opere colorate del livornese Mario Puccini, reduce dell’esperienza di quattro anni all’Ospedale psichiatrico San Nicolò di Siena, e ancora alla pittura di Gino Sandri, raffinato intellettuale, scrittore straordinario e pittore dalla mano felice, con un’esistenza segnata dalla permanenza in manicomio. I disegni degli ospiti della casa di cura ritraggono un’umanità varia e ai margini della società, ma sempre ricca di poesia.

I disegni catturano la diversità delle loro personalità e delle loro esperienze, offrendo un’occhiata profonda ai loro mondi interiori. I ritratti degli internati nel manicomio di Mombello sono anche il tema privilegiato di Rino Ferrari, entrato in clinica psichiatrica a seguito dell’esperienza traumatica vissuta durante il massacro di Cefalonia, mentre Carlo Zinelli trova nell’arte uno straordinario strumento di comunicazione.

Grazie alla vicinanza dello psichiatra Vittorino Andreoli, Zinelli ha realizzato opere riconosciute oggi come una delle espressioni più interessanti dell’Art Brut o arte grezza e spontanea, termine inventato dal pittore francese Jean Debuffet per indicare la produzione artistica di pittori autodidatti e con esperienze di isolamento sociale. La rassegna si completa con due approfondimenti, uno su Pietro Ghizzardi e uno su Edoardo Fraquelli. Ghizzardi ritrae le donne del paese con uno stile primitivista e una tavolozza di grigi, mentre Fraquelli, dopo un periodo in manicomio, produce lavori cromaticamente vibranti e pieni di tensione, con un’impronta luminosa e una nuova consapevolezza

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