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Lettera d’amore di Auguste Rodin a Camille Claudel

MILANO – Una storia d’amore struggente e difficile quella che nacque fra Auguste Rodin e Camille Claudel. Una relazione che andò oltre i confini dell’affetto e della passione e interessò anche la sfera artistica. Camille Claudel fu infatti una scultrice e graphic designer francese che da subito colpì l’attenzione di Rodin grazie alle sue brillanti capacità. Ecco la lettera d’amore indirizzata all’amata riportata da Restaurars.

 

“Mia feroce amica,
la mia povera testa è ben malata, e non riesco più ad alzarmi la mattina. Questa sera ho camminato per ore senza trovarti nei nostri luoghi. Come mi sarebbe dolce la morte! E com’è lunga la mia agonia. Perchè non mi hai atteso all’atelier? A quale dolore ero predestinato. Ho momenti di amnesia in cui soffro di meno, ma oggi l’implacabile dolore persiste. Camille, mia bene amata nonostante tutto, nonostante la follia che sento venire e che sarà opera tua se tutto questo continua. Perchè non mi credi? Abbandono il mio Salon, la scultura; se potessi andare in un posto qualsiasi, in un paese in cui poter dimenticare ma non esiste…Ma poi in un solo istante sento la tua terribile potenza. Abbi pietà, crudele. Non ne posso più, non posso più passare un giorno senza vederti. Se no, l’atroce follia. E’ finita, non lavoro più, divinità malefica, e tuttavia ti amo furiosamente.
Mia Camille, non ho nessuna donna come amica, credimi, e tutta la mia anima ti appartiene.
Non riesco a convincerti e tutte le mie ragioni sono impotenti. Tu non credi alla mia sofferenza, io piango e tu dubiti. Non rido più da gran tempo, non canto più, tutto per me è insipido e indifferente. Sono già morto e non comprendo più il male che mi sono fatto per cose che ora mi sono così indifferenti. Lascia che ti veda tutti i giorni, sarà una buona azione e forse me ne deriverà un miglioramento, perché solo tu puoi salvarmi con la tua generosità.
Non permettere che la terribile e lenta malattia si prenda la mia intelligenza, l’amore ardente e così puro che ho per te, dunque pietà, mia cara, e tu stessa ne sarai ricompensata.”

Auguste Rodin, 1886

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