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”Itavia Aerolinee”, il progetto artistico per non dimenticare la strage di Ustica

Sono passati 34 anni da quel 27 giugno 1980, da uno degli eventi più tragici e misteriosi della storia del nostro Paese. Nel 1980 Flavio Favelli era appena più che tredicenne eppure si ricorda...

Venerdì 27 giugno 1980 il DC-9 Itavia durante il volo Bologna–Palermo precipita in mare causando la morte di ottantuno passeggeri. Mercoledì 27 giugno 2007, in occasione del 27esimo anniversario del disastro, il Museo per la Memoria di Ustica viene inaugurato e i resti dell’aereo vengono esposti al pubblico. In quegli stessi anni, Flavio Favelli esponeva la sua opera ”Cerimonia-India Hotel 870” alla Fondazione Sandretto Re Baudengo in occasione della mostra Ambient Tour

SPECIALE USTICA – Sono passati 34 anni da quel 27 giugno 1980, da uno degli eventi più tragici e misteriosi della storia del nostro Paese: la strage di Ustica. Nel 1980 Flavio Favelli era appena più che tredicenne eppure si ricorda bene i numerosi servizi al Tg, le immagini di quella «”Fenice al contrario”, di quell’areo che aveva solcato il cielo altissimo e che ora si trovava negli abissi più profondi del mare.» Quell’episodio ha profondamente segnato la sua vita, le sue vicende personali, quasi più della successiva strage di Bologna, del 2 agosto dello stesso anno, a cui Ustica pare strettamente legata. Mercoledì 27 giugno 2007, in occasione del 27° anniversario del disastro, a Bologna è stato inaugurato il Museo per la Memoria di Ustica.

L’OPERA – Un progetto complesso e controverso quello di Favelli, dal titolo ‘Itavia Aerolinee’ che comprende una serie di gadget della compagnia aerea, cartoline, foulard e modellini per un ipotetico Itavia store fino all’opera più monumentale, ‘Cerimonia-India Hotel 870’ che è stata esposta in Piazza Maggiore a Bologna in occasione del 30esimo anniversario della strage. ‘Cerimonia’ sono 400 metri quadrati di Airtex, tela tecnica leggera usata per le inaugurazioni dei nuovi veicoli, tagliata e cucita sulle misure del relitto del DC-9, con due scritte rosso pompeiano Itavia ai lati della fusoliera. Al telefono Flavio mi spiega che quando aveva realizzato quest’opera (tra il 2006 e il 2007), aveva pensato di creare una tuta, come quelle che indossano le macchine di Formula 1 prima di venir presentate al pubblico, come se il DC-9 fosse un aereo nuovo, che ancora dovesse partire. Come se la strage di Ustica non fosse mai successa. Flavio precisa però che la sua opera, non è un atto di rinnegamento di quanto accaduto, quanto piuttosto il suo personalissimo punto di vista sulla vicenda; il punto di vista di un artista, avulso da qualsiasi interpretazione politica o che miri allo svelamento della verità, un ricordo infantile proiettato nel presente, nella storia che ha segnato il nostro Paese, una vicenda strettamenta personale eppur collettiva tramutata in opera d’arte. 

IL RAPPORTO CON L’ASSOCIAZIONE PARENTI E VITTIME – Prosequendo nella chiaccherata, ho chiesto a Flavio quale è stato il suo rapporto con l’Associazione dei Parenti e delle Vittime della Strage di Ustica. Questa associazione, mi spiega lui, è molto aperta all’arte e alla cultura (a differenza invece di quella della Strage di Bologna), e i familiari sono sempre ben disposti a collaborare con artisti e teatranti, per rileggere la vicenda in modo nuovo e inedito. Per cui, quando Favelli presentò l’opera alla Fondazione Sandretto Re Baudengo nel lontano 2007, gli venne spontaneo coinvolgere Daria Bonfietti, Presidentessa dell’Associazione e alla stessa maniera, anche quando l’opera ‘Cerimonia’ venne ostesa in Piazza Maggiore a Bologna. Nonostante i buoni rapporti creati con quelli dell’Associazione, Flavio si rammarica però del fatto che le altre persone, forse per ignoranza (e lui ci tiene a precisare che si è informato moltissimo sull’accaduto, leggendo più di 20 libri sull’argomento) non hanno mai realmente capito e compreso la sua opera. In queste situazioni, il ruolo dell’arte è cruciale e soprattutto quello dell’arte contemporanea, la cui funzione è quella di far girare immagini e significati, lasciando però ciascuno libero di riflettere.

LA VERITÀ – Cosa si è fatto per far emergere la verità? Flavio risponde che come spesso accade in Italia non si fece abbastanza per farla venire a galla in tempi utili, anche perchè nella strage di Ustica sono intervenuti molti (troppi) poteri forti, poteri politici, storie di verità volutamente insabbiate, ‘per non far conoscere, per non far sapere’. E se le persone non si informano, non leggono, prosegue Flavio, la verità non potrà mai davvero svelarsi. Quindi la lettura come strumento di conoscenza e di approfondimento ogni qualvolta ci vogliono far credere altro. Durante gli anni ’80 ad esempio, anche se pochi lo sanno, prosegue Flavio, si mettevano in scena Guerre di simulazione elettronica, come se fare la guerra fosse un videogioco, come se confondere i radar militari non portasse nessuna conseguenza.

FLAVIO FAVELLI – Classe 1967, Flavio vive e lavora a Savigno (Bologna). La sua ricerca artistica rimanda alla quotidianità e al suo vissuto personale, e tutte le sue opere riflettono questo aspetto della sua vita. Dopo la Laurea in Storia Orientale all’Università di Bologna, ha preso parte al Link Project (1995-2001); ha progettato e realizzato due installazioni bar funzionanti al MAMBO di Bologna e al MARCA di Catanzaro e due ambienti pubblici e permanenti: il Vestibolo di Palazzetto Foscari, sede dell’ANAS a Venezia e la Sala d’Attesa nel Pantheon all’interno del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, che accoglie la celebrazione di funerali laici. Nel 2009 è stato scelto per Acrobazie#5, il progetto di Unicredit e l’anno seguente è in residenza all’American Academy di Roma per l’Italian Fellowship. Favelli ha esposto in spazi pubblici e privati sia in Italia che all’estero, tra cui all’11° Biennale dell’Avana a Cuba, al Museo del Castello di Rivoli, al Centro Arti Visive Pescheria a Pesaro, al Museo Pecci di Prato così come al Museo RISO di Palermo.

27 giugno 2014

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