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In mostra a Palermo il mito di Andy Warhol

La mostra dedicata ad Andy Warhol espone opere uniche, multipli ed oggetti d’arte tra cui i disegni originali realizzati per il libro di ricette della madre Giulia Warhola

MILANO – L’arte va consumata, come ogni opera commerciale. E va replicata, all’infinito, mutando i contorni ma non i temi, accendendo e spegnendo i colori. Per uno dei più importanti esponenti della Pop Art come Andy Warhol, ogni icona va masticata, ingoiata, copiata e rigettata, in maniera tale da svuotarla da ogni significato.

LA MOSTRA – “Andy Warhol. L’Arte di essere famosi”, aperta al pubblico dal 19 ottobre al 7 gennaio a Palazzo Sant’Elia, sede della Fondazione Sant’Elia a Palermo, comprende 166 differenti soggetti, tra opere uniche, multipli ed oggetti d’arte della Rosini Gutman Collection e che abbracciano gran parte dell’intero percorso artistico ed iconografico dell’artista, dal 1957 al 1987, anno della sua morte. La serialità, la precisione della tecnica serigrafica, il concetto stesso di copia e riutilizzo, sono componenti fondamentali per comprendere il percorso di un artista diverso, innovativo, all’avanguardia per anni in cui era ancora in nuce la Pop Art, che di lì a poco si diffonderà anche in Europa.

LE OPERE – Una raccolta antologica delle “icone” più conosciute dal Gold Book, realizzato da Warhol in occasione di una delle sue prime personali di successo alla Bodley Gallery di New York, nei primi anni Cinquanta; alle “ricette” di Suzie Farkfurt, Wild Raspberries, libro realizzato “a mano” con l’aiuto della madre Giulia Warhola, scimmiottando i libri di cucina francese tanto di moda in quel periodo. Alcuni dei soggetti più famosi degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, dal mito di Marilyn Monroe al fascino di Liz Taylor, dalle storiche bottiglie di Coca Cola alle leggendarie lattine di zuppa Campbell’s. Dalla Rosini Gutman Andy Warhol Collection giungono anche alcune opere inedite come gli Space Fruits, di cui Warhol stesso descrive la realizzazione nei suoi diari, a dieci anni dall’attentato subito – il 3 giugno 1968, la femminista e frequentatrice della “Factory”, Valerie Solanas, sparò a Warhol e al suo compagno di allora, Mario Amaya che sopravvissero nonostante le gravi ferite riportate.  In mostra anche le immagini di alcuni documenti personali di Andy Warhol: dal passaporto ad una delle sue prime pagelle, il foglio di ricovero ospedaliero dopo l’attentato, alcuni strumenti di lavoro e diversi preziosi libri, come l’“Index Book”, firmati dallo stesso Warhol.

 

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