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“I giocatori di carte“ di Paul Cézanne, un quadro senza tempo

“I giocatori di carte“ di Paul Cézanne, è il dipinto che più esprime lo stile del pittore francese, “padre” del cubismo

Tutti oggi quando ci troviamo davanti ad un quadro cubista pensiamo subito “Picasso“. Fa niente se di cubisti ce ne sono stati altri, come ad esempio George Braque o Robert Delaunay. Picasso è un nome ed è il nome per eccellenza di questo stile. Ma come ci è arrivato? Chi c’è veramente dietro alla prima idea di Cubismo? Picasso non lo ha inventato dal nulla, bensì si è ispirato ad altri pittori e in particolar modo ad uno: Paul Cézanne, nome di punta del post-impressionismo, nato il 19 gennaio 1839 e morto il 22 ottobre 1906, colui che prima di tutti riuscì a scavare nell’essenza delle forme conferendogli un’esistenza atemporale e scoprendo per la prima volta che anche sulla tela un’oggetto si può rappresentare in tutte le sue forme, in tutte le sue facce, in tutta la sua temporalità. Esemplare è quindi il meraviglioso quadro del 1895 “I giocatori di carte”. Scopriamolo insieme.

Paul Cézanne e “I giocatori di carte

Era il 1895 quando in Francia, un pittore di nome Paul Cézanne concludeva “I giocatori di carte“, cambiando (inconsapevolmente) per sempre la storia dell’arte. Ed è proprio vero, questo semplice dipinto testimonia una delle più grandi rivoluzioni in campo artistico. Partiamo con ordine.

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Tanto per cominciare bisogna capire la scena. Beh, effettivamente è abbastanza semplice da comprendere cosa il pittore abbia voluto rappresentare: sono semplicemente due uomini, due signori, forse contadini, che seduti al tavolo di un bistrot si cimentano in una partita a carte. Uno dei due probabilmente si chiamava Alexandre ed era il giardiniere della tenuta del padre dell’artista a Jas de Bouffan. E fin qui nulla di strano; una comune scena di un qualsiasi locale. Ma ora andiamo oltre.

La semplicità senza tempo

La semplicità che traspare guardando questa scena è veramente unica. Non c’è patos, non c’è emotività, ma solo sospensione. Osservando bene questi due comuni personaggi non possiamo fare a meno di notare che ci appaiono come incredibilmente sospesi nel tempo. O meglio il tempo qui sembra non esserci proprio. Essi non sono ne fermi ne in movimento. Ne in attesa ne in azione. Sono semplicemente sospesi in una realtà che quasi diventa sogno. Stanno giocando una partita senza giocare le loro carte. Tutto è fermo e immutabile.

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La scena è patinata. La precisione dell’ambiente, dei personaggi, dei loro attributi non è rappresentata (come del resto ci si aspetterebbe) da dei dettagli, bensì dalle forme semplici che compongono i vari oggetti che li circondano. È proprio questa la grande abilità del pittore francese: egli riesce a giungere alle forme prime che compongono il corpo umano e gli oggetti dell’ambiente che lo circonda, escludendo quei dettagli significativi che darebbero “tempo” alla scena, che diventerebbero indicatori di un passato o di un presente. Cézanne scava nelle forme e nel tempo fino a semplificare l’apparenza della realtà: le braccia sono ridotte a cilindri, le pieghe della tovaglia a triangoli, il tavolo ad un semplice assemblaggio di parallelepipedi, le bombette a delle semisfere. Tutto qui pare voler scavare nel profondo delle forme fino a coglierne il lato atemporale.

La tela e il ritmo visivo del colore

Il supporto del quadro ha una forma quasi quadrata e in questo spazio quadrangolare prende vita un’incredibile simmetria. I due uomini sono esattamente frontali, la bottiglia che si trova sul tavolo sembra diventare un’asse ideale che divide a metà la scena.

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In tutto ciò assume particolare rilevanza anche la cromia: il colore si completa in rimbalzo alternato di toni; l’uomo di destra indossa una giacca chiara e dei pantaloni scuri, quello di sinistra il contrario. Ecco che quindi qui Cézanne, nonostante l’immobilità costante della scena, riesce a conferirle un’incredibile ed armonico ritmo visivo.

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