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La Gioconda, la verità sulla copia ritrovata a Montecitorio

A chi apparteneva questo quadro? Chi è l'autore di questa riproduzione della Gioconda? Tutta la verità sulla copia del celebre quadro di Leonardo Da vinci ritrovato a Montecitorio

Una Gioconda simile a quella di Leonardo conservata al Louvre è stata trovata nei giorni scorsi in deposito a Montecitorio, concessa nel 1925 dalla Galleria nazionale d’arte antica di palazzo Barberini. L’opera era appesa nella sala del camino quando si trovava nel palazzo degli eredi di Cassiano dal Pozzo, mentre è era finita sopra al termosifone nella stanza del questore della Camera quando era occupata da Federico D’Incà, ora ministro dei Rapporti col Parlamento. 

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La Gioconda ritrovata a Montecitorio

Originariamente su tavola, come l’opera esposta a Parigi, la Gioconda romana apparteneva alla famiglia nobiliare dei Torlonia ed è arrivata nel 1925 a Palazzo Montecitorio dal museo di arte antica di Palazzo Barberini. Sottoposto negli anni all’analisi degli studiosi, avvalendosi del lavoro dei maestri restauratori arrivati anche dal Louvre, il dipinto viene fatto risalire alla prima metà del Cinquecento, secondo quanto confermato anche dalle ultime verifiche compiute durante un recente restauro della tela.

Gli storici dell’arte Antonio e Maria Forcellino, in un contributo al catalogo di una mostra romana su Leonardo che si è tenuta nel 2019, sostengono che certi tratti del paesaggio e le velature degli incarnati di questo dipinto “sono di una trasparenza che echeggia in maniera puntuale la tecnica esecutiva di Leonardo operata nel dipinto del Louvre”, anzi, “la tecnica pittorica … è così raffinata dal lasciar presupporre che lo stesso Leonardo abbia messo mano alla definizione chiaroscurale del volto”.

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La ricostruzione

Stefano Candiani della Lega ha raccontato a Repubblica che nel 2019, quando era sottosegretario agli Interni del primo Governo Conte, si diede da fare per portare il dipinto fuori dalla stanza di D’Incà in vista della mostra del 2019 alla Farnesina. “Firmai io la presa in carico e lo trasportammo, d’accordo con la direzione della Galleria nazionale, in un ufficio del Viminale dove fu affidato alle cure di Cinzia Pasquali, la bravissima restauratrice del Louvre”.

“Si tratta di una copia del quadro del Louvre realizzata dalla bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua stessa collaborazione”, aveva affermato il questore della Camera Francesco D’Uva che si è privato della tela per esporlo nella sala gialla (ora Aldo Moro) di Montecitorio, una sistemazione più consona per la copia (una delle 61 note) della Gioconda di Leonardo al Louvre.  Intanto Montecitorio si appresta a riallestire con altri quadri in deposito la Sala della Monna Lisa di bottega ed a mostrare la copia del ‘500 nell’ambito degli appuntamenti  della “Camera a porta aperte”, in programma il prossimo marzo.

Origine e autore dell’opera

Ma a chi apparteneva questo quadro? Chi è l’autore di questa riproduzione della Gioconda? Stando alla ricostruzione fatta da Antonio e Maria Forcellino che alla Gioconda Torlonia hanno dedicato ben nove pagine nel catalogo della mostra romana del 2019 su “Leonardo a Roma, influenza ed eredità“, questa Gioconda apparteneva alla nobile famiglia romana, come attesta un’edizione delle Vite del Vasari del 1852, e sarebbe poi entrata a far parte del patrimonio artistico dello Stato italiano. Per quanto riguarda l’attribuzione, Maria Focellino ha voluto mettere da parte la discussione affermando che l’attribuzione corretta sia “bottega di Leonardo”, e basta.

 

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