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Escher, a Roma la più grande monografica mai dedicata al maestro olandese

In occasione del centenario della prima visita di Escher a Roma, Palazzo Bonaparte accoglie il percorso espositivo ripercorre la carriera del celebre incisore, analizzando soprattutto il suo periodo romano, dal 1923 al 1955.

A 100 anni dalla sua prima visita nella Capitale avvenuta nel 1923, Escher torna a Roma con la più grande e completa mostra a lui mai dedicata, a Palazzo Bonaparte.

La mostra di Roma, in programma fino al 1 aprile 2024, si configura come un evento eccezionale che presenta al pubblico, oltre ai suoi capolavori più celebri, anche numerose opere inedite mai esposte prima.

Un’antologica di circa 300 opere che comprende l’ormai iconica Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938), la celebre serie degli Emblemata, e tantissime altre.

Inoltre, a impreziosire il percorso espositivo, anche una ricostruzione dello studio che Escher aveva a Baarn in Olanda che, qui a Roma, espone al suo interno i vari strumenti originali coi nel suo peregrinare per l’Italia.

Il mondo immaginifico di Escher

Olandese inquieto, riservato e indubbiamente geniale, Escher è l’artista che, con le sue incisioni e litografie, ha avuto e continua ad avere la capacità unica di trasportarci in un mondo immaginifico e impossibile, dove si mescolano arte, matematica, scienza, fisica e design.

Artista scoperto in tempi relativamente recenti, Escher ha conquistato milioni di visitatori nel mondo grazie alla sua capacità di parlare ad un pubblico molto vasto. Escher è amato da chi conosce l’arte, ma anche da chi è appassionato di matematica, geometria, scienza, design, grafica. Nelle sue opere confluiscono una grande vastità di temi, e per questo nel panorama della storia dell’arte rappresenta un unicum.

Il periodo romano

Dopo vari viaggi in Italia iniziati nel 1921 quando visitò la Toscana, l’Umbria e la Liguria, Escher giunse a Roma dove visse per ben dodici anni, dal 1923 al 1935, al civico 122 di via Poerio, nel quartiere di Monteverde vecchio.

Il periodo romano ebbe una forte influenza su tutto il suo lavoro successivo che lo vide prolifico nella produzione di litografie e incisioni soprattutto di paesaggi, scorci, architetture e vedute di quella Roma antica e barocca che lui amava indagare nella sua dimensione più intima, quella notturna, alla luce fioca di una lanterna.

Le notti passate a disegnare, seduto su una sedia pieghevole e con una piccola torcia appesa alla giacca, sono annoverate da Escher tra i ricordi più belli di quel periodo.

In mostra a Palazzo Bonaparte, infatti, sarà presente anche la serie completa dei 12 “notturni romani” prodotta nel 1934 – tra cui “Colonnato di San Pietro”, “San Nicola in Carcere”, “Piccole chiese, Piazza Venezia”, “Santa Francesca Romana”, “Il dioscuro Polluce” – insieme ad altre opere che rappresentano i fasti dell’antica Urbe come Roma (e il Grifone dei Borghese) del 1927, San Michele dei Frisoni, Roma (1932) e Tra San Pietro e la Cappella Sistina (1936).

La mostra

La mostra dedicata ad Escher è suddivisa in otto diverse sezioni.

Prima sezione – Gli inizi

I primi lavori di Escher risentono quindi dell’influenza dall’Art Nouveau, corrente caratterizzata da forme sinuose ed eleganti ed ornamenti decorativi ispirati a soggetti naturali. L’artista ha sempre nutrito un profondo interesse per la natura e ha eseguito numerose stampe con raffigurazioni realistiche di fiori e insetti. Dal 1922 al 1935, .

In questa sezione sono riprodotte anche le 28 xilografie che compongono il libro XXIV Emblemata dat zijn zinne-beelden, cioè XXIV Emblemi, con massime in versi, una delle tre opere di Escher in qualità di illustratore.

Seconda sezione – Italia

Dal 1922 al 1935, Escher soggiornò in Italia, trasferendosi stabilmente a Roma dal novembre del 1923. Esher fu introdotto nell’ambiente romano dal suo amico ed estimatore Godefridus Johannes Hoogewerff, direttore dell’allora Istituto Storico Olandese, che lo spinse a seguire le lezioni di storia dell’arte di Adolfo Venturi presso l’Università La Sapienza di Roma e ad approfondire la sua conoscenza dell’arte antica.

La città eterna ha ispirato molte delle sue opere tra cui la serie di dodici xilografie del 1934, descritta come Roma notturna, e qui esposta per intero, realizzata a partire dagli schizzi abbozzati di notte (riteneva che la notte rendesse i dettagli architettonici più evidenti) grazie a una torcia e a un cavalletto da viaggio.

Ogni anno Escher intraprendeva un viaggio attraverso l’Italia e nel Mediterraneo per riprodurne i magnifici paesaggi: Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo ecc., spesso in compagnia dell’amico ed artista svizzero Giuseppe Haas Triverio. A seguito della crescente oppressione del movimento fascista, si trasferì dapprima in Svizzera nel 1935, poi nel 1937 a Uccle in Belgio, e infine nel 1941 a Baarn, nei Paesi Bassi. Quello tra Escher è l’Italia è un legame indissolubile.

In Italia visse probabilmente gli anni più felici: qui si sposò, creò una famiglia e raccolse i primi successi professionali; questo trapela dai suoi diari, dalle fotografie ma soprattutto dalle sue opere. Anche dopo la svolta artistica verso soggetti astratti, nella composizione dell’immagine ritroviamo frequenti rievocazioni del paesaggio italiano.

Terza sezione – Tassellature

Nel 1936, Escher soggiorna a Granada, in Spagna, dove visita nuovamente l’Alhambra, un complesso palaziale fortificato, costruito fra il secolo XIII e il XIV sul colle che domina la città dagli emiri nasridi, famoso per l’elaborata decorazione degli edifici. Questa visita si rivela essere un punto di svolta nella sua carriera, le elaborate decorazioni geometriche in stile moresco lo affascinano e lo spingono a interessarsi alle tassellature.

A partire da questo momento, Escher si dedicherà, a parte qualche sporadico caso, alla rappresentazione di scene astratte, di ispirazione geometrico-matematica, paradossali o illusorie.

Quarta sezione – Metamorfosi

Le tassellature sono alla base dei cicli e delle metamorfosi, il cui tema Escher affronta a partire dal 1937. Per Escher, una metamorfosi, ovvero dal greco una trasformazione, in particolare una trasformazione di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa, prende infatti le mosse dalla modificazione e successiva concatenazione di diverse tassellature (procedimento di divisione regolare del piano).

Escher crea così un mondo in cui diverse figure danno vita a vortici di trasformazioni di forme astratte in forme animate e viceversa.

Quinta sezione – Struttura dello spazio

Fin dalle sue prime opere, più ancora che per l’elemento pittorico, Escher dimostra un’attenzione particolare per l’organizzazione dello spazio compositivo. Come abbiamo visto a partire dalla metà degli anni ‘30, Escher si staccherà progressivamente dalla rappresentazione euclidea dello spazio.

Il suo crescente interesse per la matematica e la geometria passa attraverso lo studio e il fascino che esercitano su di lui sfere, superfici riflettenti, solidi geometrici o ancora superfici topologiche come il nastro di Möbius, un oggetto percepito come superficie a due facce ma che, ad una più attenta osservazione, ne dimostra una sola.

Sesta sezione – Paradossi geometrici

Le conoscenze matematiche di Escher erano principalmente visive e intuitive. Le sue architetture e composizioni geometriche si caratterizzavano grazie a distorsioni prospettiche che, a prima vista, si presentavano come perfettamente plausibili ma che, dopo una più attenta ispezione, si rivelavano impossibili.

Questa sezione analizza come Escher abbia cercato di forzare oltre ogni limite la rappresentazione di situazioni impossibili, all’apparenza coerenti, attraverso una selezione di alcune delle sue opere più famose: Salire e Scendere, Belvedere, Cascata, Galleria di stampe, o ancora Relatività. 

Settima sezione – Lavori su commissione

Come tutti gli artisti che vivono della propria opera, Escher, in qualità di grafico, riceve nel corso degli anni commissioni di vario genere. In questa sezione ritroviamo una carrellata di alcune di queste opere: ex libris (contrassegni da inserire in libri di collezioni o biblioteche private per attestarne la proprietà ed evitarne la perdita o lo scambio con copie identiche), biglietti d’auguri o ancora design per loghi, francobolli, articoli pubblicitari ecc.

Per questi lavori, Escher fa un largo e sapiente uso delle tassellature, che non sono solo un suo tratto caratteristico, ma che si prestano per altro perfettamente all’uso: ideali per ottimizzare i tempi del processo creativo attraverso l’uso ripetuto di uno stesso elemento figurativo.

Ottava sezione – Eschermania

Questa ottava ed ultima sezione presenta una serie di opere d’arte ed oggettistica che dimostrano quanto Escher non sia stato solo un artista figlio del suo tempo, ma anche come, fino ai giorni nostri, tramite il suo lavoro avanguardistico e il suo linguaggio attuale, eserciti ancora una forte influenza sul processo creativo di molti artisti, musicisti, pubblicitari e fumettisti, per citare alcuni esempi. Certamente la sua
passione per le tassellature nonché la creazione di modi impossibili e paradossali non hanno ancora cessato di essere fonte d‘ispirazione per ulteriori sviluppi e rielaborazioni, nei settori più diversi.

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