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Dante Gabriele Rossetti e Elizabeth Siddal, un amore bohémien

Il profondo legame sentimentale e artistico dei due pittori/poeti vittoriani

MILANO – “E l’amore destinato ad una morte precoce / Ed è così raramente vero. (…) Le più belle parole sulle più sincere labbra / Scorrono e presto muoiono, / E tu resterai solo, mio caro, / Quando i venti invernali si avvicineranno”. I versi de “L’amore finito” di Miss Sid sembrano una profezia di quanto accadrà. Pittori e poeti entrambi, Elizabeth Eleanor Siddal e Gabriel Dante Rossetti sono una delle storiche coppie degli amori maudit. Due anime affini, un amore leggendario. L’estro del pittore che aveva fondato i Preraffaelliti e la bellezza malinconica della tragica modella dai lunghi capelli rossi. Un genio, squattrinato ma intrigante, una donna brillante ma fragile, che si sono amati e feriti nella Londra vittoriana.

Veronica Veronese, Dante Gabriel Rossetti

LA MUSA – Lizzie, come amava farsi chiamare, non incarnava in realtà il tipico ideale estetico vittoriano ma era perfetta per il canone di Rossetti e della sua confraternita. Delicata, cagionevole e melanconica, divenne l’eterno volto preraffaellita. Non era facile a quell’epoca fare la modella, equivaleva a essere etichettata come una poco di buono. Per questo la Siddal litigò con la famiglia e soffrì dietro le indecisioni sentimentali di Rossetti. Un amore a volte anomalo, inizialmente platonico, incrinato dai numerosi flirt dell’infedele pittore che finivano per peggiorare il precario status mentale della donna.

LIZZY –  Elizabeth Eleanor Siddal nacque a Londra il 25 luglio 1829 in una famiglia di umili origini. Quando fu scoperta dai Preraffaelliti lavorava come sarta. Per lei iniziò una nuova vita dedicata all’arte, cominciò a dipingere e a scrivere, oltre a essere una musa e una modella. Miss Sid, fragile fisicamente e psicologicamente iniziò a usare il laudano. La tragica bellezza incrinata da troppo dolore: il disagio con la famiglia di Rossetti che non l’accettava e Dante che non riusciva a decidersi a sposarla per paura che la situazione peggiorasse. I problemi di salute che peggiorarono dopo le lunghe ore passate a posare in acqua per l’Ophelia di John Everett Millais. Lizzie, che a candele spente svenne dal freddo, fu riportata in fin di vita a casa del padre che, infuriato, chiese un risarcimento al pittore di 50 sterline. Rossetti proprio allora concretizzò il suo amore per la sua “Beatrix”. A sostenerli c’era invece il critico d’arte John Ruskin. Da suo grande fan ritenne che l’allieva Lizzie avesse superato il maestro Dante. Ruskin comprò le opere della ‘musa preraffaellita’ per antonomasia incoraggiandoli sempre.

John EverettMilllais Ophelia
Ophelia, John Everett Millais

“L’AMORE NON CONCESSO” – Lizzie scrisse molte liriche dedicate al suo difficile rapporto con il pittore dal fascino italiano: “Se il semplice sogno di un amore fosse vero, allora, dolcezza, saremmo in Paradiso. Ma noi siamo in terra, mia cara, dove il vero amore non è dato”. Rossetti in risposta le dedicò versi infuocati e dolcissimi: “Come ti riconosco, nata insieme con l’anima mia…”.

LA FINE – Il tracollo arrivò nel 1861: la figlia che portava in grembo nacque morta. Pochi mesi dopo, l’11 febbraio 1862, Lizzie, a soli 32 anni, bevve un’elevata dose di laudano. Rossetti arrivò troppo tardi, lesse il biglietto di addio e lo distrusse per poter seppellirla in terra consacrata.

Dante Gabriel Rossetti Beata Beatrix, 1864 1870
Beata Beatrix, Dante Gabriele Rossetti

ROSSETTI MAUDIT – La storia controversa tra i due non finì con la morte della musa preraffaellita. Rossetti continuò a dipingerla come dimostra la “Beata Beatrix” dove il volto della donna appare misticamente disteso e assorto. Nel dipinto un uccello rosso le porge un papavero, un componente del laudano, mentre sullo sfondo avviene l’incontro tra Dante Alighieri e Beatrice Portinari, gli “alterego” della coppia. Addolorato per la morte della moglie tentò il suicidio emulandola con il laudano. Salvato dagli amici, morirà invece nel 1882: solo, povero e folle.

LA LEGGENDA – Sono molte le leggende che ruotano intorno alla figura della Siddal, molti libri e storie metropolitane la vorrebbero una creatura della notte che spaventa chi passa vicino alla sua tomba nel cimitero di Highgate. Un fantasma, un vampiro. Tutto a partire dal momento che Rossetti riaprì la sua tomba per prendere il quaderno con le poesie di Lizzie da pubblicare. Erano passati anni ma il volto e il corpo risultavano in perfetto stato con la lunga e bellissima chioma fulva cresciuta nel tempo.

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