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Correggio, il “pittore singularissimo”

Ricordando l'artista che prendendo spunto dalla cultura del 400 inaugurò un nuovo modo di concepire la pittura

MILANO – Oggi il mondo dell’arte ricorda Correggio l’artista che, prendendo spunto dalla cultura del Quattrocento e dai grandi maestri dell’epoca, quali Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Mantegna, inaugurò un nuovo modo di concepire la pittura ed elaborò un proprio originale percorso artistico, che lo colloca tra i grandi del Cinquecento.

IL CORREGGIO – Antonio Allegri detto il Correggio (Correggio, agosto 1489 – Correggio, 5 marzo 1534) fu un pittore italiano. Della sua vita sappiamo poco, e quel poco ce lo riporta il Vasari. Il biografo, ad esempio, testimonia con i suoi scritti la morte del celebre artista che definì “pittore singularissimo”. Il Correggio pare che morì dopo dopo un estenuante viaggio a piedi da Parma, sotto il peso di un enorme sacco di piccole monete da un quattrino, per un totale di 60 scudi. Una storia considerata oggi praticamente una leggenda. Originario di Correggio, che divenne il suo nome d’arte, si formò presso alcuni pittori locali. Successivamente divenne allievo del Bianchi Ferrari a Modena, nel 1510 fu a Mantova alla scuola dell’ormai anziano Mantegna dal quale apprese la resa prospettico-illusionistica. Dall’analisi di alcune sue opere giovanili emergono i caratteri della pittura assimilati proprio dal Mantegna.

LE FASI – Possiamo dividere la sua vita in due fasi. Una prima fino agli anni Venti in cui divenne autore di dipinti di piccole dimensioni, destinati per lo più alla devozione privata, ad eccezione di una perduta pala della Madonna di Albinea e di un Riposo durante la fuga in Egitto con San Francesco, che chiude il primo periodo della sua carriera. Un periodo prolifico vicino alla stimolante “corte” di Correggio della poetessa Veronica Gambara, amica tra gli altri di Ariosto, Dolce, Bembo. Il secondo periodo della vita del Correggio si concentrò a Parma, dove fu attivo a partire dal 1520 con l’esecuzione di un’opera enigmatica e di elevata raffinatezza stilistica: il Ritratto di gentildonna (variamente identificata in Veronica Gambara o Ginevra Rangone) firmato con la colta latinizzazione del suo nome: Anton(ius) Laet (us). Parma lo impegnò con grandi lavori: tra il 1527 e il 1528 realizzò la Pala della Madonna di san Gerolamo detta Il Giorno (oggi in Galleria Nazionale a Parma), costruita sulla linea orizzontale che parte dalla testa del santo a sinistra e passa per tutti i volti dei maggiori protagonisti della scena. Nel 1529 alla morte della moglie, il Caravaggio rimase solo con due figli piccoli, e ritornò a Correggio dove realizzò opere oggi perdute.
Antonio Allegri detto il Correggio morì improvvisamente nel marzo del 1534, a soli 45 anni

LO STILE E L’EREDITA’ – Correggio fu un precursore della pittura illusionistica. Il giovane Correggio accolse le suggestioni chiaroscurali leonardesche e da Raffaello acquisisce l’uso dello sfumato, creando immagini dai contorni volutamente indefiniti. Dai tratti dolci ma anche contrastati fu uno degli esponenti più delicati del Rinascimento. Introdusse luce e colore perché facessero da contrappeso alle forme e sviluppò così nuovi effetti di chiaroscuro, creando l’illusione della plasticità con scorci talora duri e con audaci sovrapposizioni. La luce, declinata secondo un chiaroscuro morbido e delicato, ne fece uno dei punti di non ritorno della pittura, capace di influenzare movimenti artistici tra loro diversissimi come il barocco di Giovanni Lanfranco e Baciccio e il neoclassicismo di Anton Raphael Mengs.

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