Corpi moderni: opere imperdibili di Leonardo e Michelangelo in mostra a Venezia

28 Giugno 2025

La mostra raccoglie straordinarie opere d’arte, alcune delle quali presentate in Italia per la prima volta, tra disegni, dipinti e sculture provenienti dai più prestigiosi musei e collezioni internazionali e nazionali

Corpi moderni opere imperdibili di Leonardo e Michelangelo in mostra a Venezia

Fino al 27 luglio da non perdere a Venezia la mostra “Corpi moderni La costruzione del corpo nella Venezia del Rinascimento“. Leonardo, Michelangelo, Dürer, Giorgione, curata da Giulio Manieri Elia, Guido Beltramini e Francesca Borgo. La rassegna propone un’affascinante indagine sulla concezione del corpo umano che si afferma nella Venezia del Rinascimento tra arte, scienza e cultura materiale.

Corpi moderni: la mostra

Corpi moderni esplora, più precisamente, il modo in cui, per la prima volta, il corpo è stato concepito quale campo d’indagine scientifica, oggetto di desiderio e mezzo di espressione di sé. Il Rinascimento segna, infatti, un punto di svolta in cui il corpo non è più solo una realtà biologica, ma una costruzione culturale, un elemento plasmato dalla scienza, dall’arte e dalle convenzioni sociali.

La mostra raccoglie straordinarie opere d’arte, alcune delle quali presentate in Italia per la prima volta, tra disegni, dipinti e sculture provenienti dai più prestigiosi musei e collezioni internazionali e nazionali con capolavori di Leonardo da Vinci, Michelangelo, Albrecht Dürer, Tiziano, Giorgione e Giovanni Bellini, accanto a strumenti scientifici, modelli anatomici, libri, abiti, miniature e oggetti di uso quotidiano.

Il corpo come non lo avete mai considerato tra scienza, desiderio e persona

Mai come in quest’epoca, il corpo è terreno di scontro di identità e protagonista quotidiano del mondo social. Il punto e il luogo di inizio sono proprio nella mostra: la scoperta del corpo avviene nel Rinascimento, quando esso diventa oggetto artistico e costruzione culturale e proprio a Venezia, dove nacque il primo trattato “ moderno” di anatomia con la pubblicazione de De Humani Corporis Fabrica di Andrea Vesalio. Non solo perché Venezia è anche città sensuale che ha fatto del travestimento la sua cifra caratteristica.

L’esposizione ruota attorno a tre concetti chiave: scienza, desiderio, persona. Il corpo è stato concepito quale campo d’indagine scientifica, oggetto di desiderio e mezzo di espressione di sé. Tra le 89 opere esposte, provenienti dai più prestigiosi musei e collezioni internazionali e nazionali, c’è il manichino femminile in avorio della collezione dell’Istituto Ortopedico Rizzoli: un’opera rarissima, presumibilmente di un artista tedesco o fiammingo della fine del 1500, che i curatori della mostra hanno fortemente voluto per rappresentare una modalità inedita di esplorazione del corpo umano.

Il manichino è esposto nella prima parte della mostra, intitolata “Anatomia”, a fianco della Great Lady (Sistema cardiovascolare e organi del torso femminile) di Leonardo da Vinci, capolavoro assoluto, definita la Monna Lisa dell’anatomia, proveniente dalla Collezione reale inglese di Windsor.

Nella stessa sala torna a essere visibile al pubblico, dopo sei anni, l’Uomo vitruviano (Studio proporzionale di corpo maschile) di Leonardo, tra le icone delle Gallerie dell’Accademia e dell’intero patrimonio culturale mondiale, che per la prima volta viene messo in relazione con disegni straordinari sul corpo umano. In particolare, Studi per la Sibilla libica di Michelangelo, che torna per la prima volta in Italia dopo un secolo dal Metropolitan Museum of Art di New York. È un disegno preparatorio per la Cappella Sistina, considerato il più bel disegno di anatomia artistica del Rinascimento.

Nella seconda sezione il corpo diventa oggetto di desiderio sensuale fino ad arrivare alla pornografia: in Mostra c’è l’unica copia superstite dei Modi di Aretino con i disegni di Giulio Romano e da qui, attraverso l’invenzione dello specchio, anche questa avvenuta a Venezia si passa alla parte più vicina al mondo contemporaneo: il mondo degli arti meccanici.

Nel Cinquecento, i semplici dispositivi in legno e cuoio, caratteristici delle protesi fin dall’antichità e apprezzati per la loro capacità di ripristinare alcune funzionalità fisiologiche, furono progressivamente sostituiti – almeno negli strati più elevati della società – da arti artificiali parzialmente meccanizzati in ferro e acciaio, che imitavano, per la prima volta nella storia europea, l’aspetto naturale delle articolazioni perdute.

Realizzati principalmente da fabbri e armaioli, questi arti meccanici erano manufatti di ingegneria sofisticata, progettati su misura per integrarsi al corpo mutilato con il massimo grado di funzionalità ed ergonomia. Oggi il corpo è oggetto di modifiche e protagonista assoluto della cura di sé che passa non solo attraverso l’abito o il make up ma anche futuristicamente alla comparsa di protesi metalliche utili non solo a compensare una perdita ma ad imitare forme e movimenti grazie a meccanismi di scatto e leve interne.

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