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Consulenti di neuroscienze per migliorare le visite al museo

ll Peabody Essex Museum di Massachusetts ha assunto la neuroscienziata Tedi Asher per ottimizzare la percezione delle opere da parte degli spettatori

MILANO – Recarsi al museo e dedicare il tempo necessario alla visita delle opere, merita la giusta attenzione e importanza. Recenti studi, infatti, hanno dimostrato di come il tempo massimo stimato per poter dedicarsi alle opere esposte al museo, è di un minuto esclusi i pochi secondi che occorrono per poter scattare foto con il cellulare. Se poi consideriamo la realtà di musei molto grandi, rischiamo di passare davanti ad opere dall’apparente semplice significato, rischiando di non capire il reale senso che si cela dietro l’esposizone. A confermare questa teoria è anche la neuroscienziata Tedi Asher, da poco assunta al Peabody Essex Museum, sostenendo che il risultato sbagliato dello sguardo sull’arte ci porta a non comprendere il significato della mostra e delle opere esposte. Un’assunzione la sua, che ha lasciato non poche crtitiche e perplessità. Assumere consulenze esterne di neuroscienze nel mondo dell’arte, dovrebbe portare a far riflettere sul fatto di come sia diventato difficile il rapporto con le opere. “Miope” è la parola usata dalla neuroscienzata per meglio spiegare il fenomeno, come spiega al Corriere Della Sera. Se, oggi, davanti a dipinti di estrema bellezza e importanza ci lasciamo prendere dalla fretta nel leggere le immagini in sequenza, rischiamo di perdere secoli di cultura pittorica.

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L’IMPORTANZA DEL RIPOSO – “Palette cleanser” è l’idea che secondo la Asher potrebbe apportare migliorie alla scomoda questione. Si tratta di creare all’interno dei musei, tra una sala e l’altra, una stanza interamente dedicata al relax per prendersi una pausa dalle opere e poter assimilare, così, le opere viste. Attualmente l’iniziativa è già stata adottata da alcuni musei, come ad esempio il Rubin a New York, dove da alcuni anni è stato portato avanti il progetto. Pagando una quota di 108 dollari a persona e portando dietro un letto o un futon, è possibile dormire per una notte sotto la propria opera preferita, così da annotare al risveglio i sogni fatti che verranno analizzati successivamente da analisti. Stranezza o meno secondo gli specialisti deve essere data la giusta importanza all’opportunità di poter metabolizzare un’emozione. Anche senza arrivare ad un’esagerzione seimile, sempre la Asher sostiene che sarebbe già un passo avanti poter usufruire del riposo su dei semplici divanetti all’interno dei musei.

ALTRE SOLUZIONI – Ma per far si che le opere vengano comprese è necessario anche che non venga imposta nessuna fretta per terminare la visita e i vari allestimenti dovrebbero prevedere un numero massimo di opere per volta. Decidere di esporre le opere in luoghi asettici, come ad esempio in stanze bianche cercando di valorizzare l’arte, non fa che capovolgere il risultato. Le esposizioni, così, vengono facilmente comprese se integrate da installazioni multimediali, stimolazioni olfattive e performance di danzatori che servono a incuriosire e spiegare. Nel momento in cui verrà sperimentato un autentico godimento dell’opera d’arte, così, sarà difficile farne a meno.

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