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Il coraggio e la passione di Artemisia Gentileschi in mostra a Genova

"Artemisia Gentileschi - Coraggio e passione", a cura di Costantino D’Orazio con la collaborazione di Anna Orlando, rientra nell’ambito delle iniziative di Genova Capitale Italiana del Libro 2023.

Artemisia Gentileschi, prima donna ad essere ammessa in un’Accademia d’arte, la prima ad essere riconosciuta come artista, la pittrice che scelse di fare della sua passione per l’arte la sua ragione di vita è al centro della mostra di Palazzo Ducale.

La mostra, in programma dal 16 novembre 2023 al 01 Aprile 2024, è promossa e organizzata da Arthemisia con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Comune di Genova e Regione Liguria. “Artemisia Gentileschi – Coraggio e passione“, a cura di Costantino D’Orazio con la collaborazione di Anna Orlando, rientra nell’ambito delle iniziative di Genova Capitale Italiana del Libro 2023.

La mostra

La mostra propone un percorso suddiviso in dieci sezioni e offre al pubblico che la visita l’opportunità di vedere raccolti oltre cinquanta capolavo risparsi in tutta Europa e negli Stati Uniti, opere che permettono di delineare un ritratto preciso della personalità complessa di una delle artiste più celebri al mondo.

All’interno del percorso espositivo un’attenzione particolare è dedicata al travagliato rapporto con il padre Orazio Gentileschi – illustre pittore dell’epoca, amico di Caravaggio e maestro di Artemisia – sfociato poi in una vera e propria rivalità. Diversi confronti serrati tra tele con lo stesso soggetto permettono di comprendere come il talento artistico della figlia abbia potuto superare il linguaggio del padre. I due artisti sono anche messi in dialogo con lo stile di Caravaggio.

Tra vicende familiari appassionanti, soluzioni artistiche rivoluzionarie, immagini drammatiche e trionfi femminili, la mostra – a cura di Costantino D’Orazio – offre un ritratto fedele della complessa personalità di una delle più celebri artiste di tutti i tempi, attraverso oltre 50 dipinti provenienti da tutta Europa.

Artemisia Gentileschi

Nata a Roma l’8 luglio 1593, cominciò a dipingere da giovanissima, dimostrando molto più talento dei fratelli, nonostante a quel tempo la pittura non fosse esattamente un “mestiere da donne”. L’accesso alla sfera del lavoro e la possibilità di crearsi un proprio ruolo sociale erano proibiti alle donne. Artemisia Gentileschi comunque non si tira indietro anche perché l’ambiente che le stava attorno era artisticamente molto fertile. Caravaggio a quel tempo frequentava la bottega del padre Orazio, Guido Reni e Domenichino che gestivano il cantiere a S.Gregorio Magno. 

Modello di tenacia e genialità, di coraggio e determinazione, Artemisia Gentileschi fu segnata dalla sofferenza per la scomparsa prematura della madre e da un rapporto controverso con il padre. Vittima di violenza, fu costretta ad essere protagonista di un processo dal quale uscì vincitrice e perdente al tempo stesso, profondamente ferita nell’anima.

Dopo la vicenda dello stupro, che suggellò in pittura con “Susanna e i vecchioni” del 1610 e “Giuditta che decapita Oloferne” del 1612-13, conservato al Museo di Capodimonte a Napoli, Artemisia si sposò e si trasferì a Firenze. Qui fu ammessa all’Accademia delle Arti del Disegno. Fu la prima donna a godere di tale privilegio. Nel capoluogo toscano conobbe importanti personaggi dell’epoca, come Galileo Galilei e il figlio di Michelangelo, che le commissionò alcuni dipinti.

Ma la vita fiorentina era dispendiosa e perciò, soffocata dai debiti, Artemisia tornò a Roma. Da questo momento inizia per Artemia Gentileschi un periodo di continui viaggi. Da Roma si spostò a Venezia tra il 1621 e il 1630 in cerca di nuove e migliori commissioni. Infine, tornata a Venezia, nel 1630 giunse a Napoli, dove vi rimase per tutta la vita.

L’artista ebbe una breve parentesi inglese,alla corte di Carlo I, fanatico collezionista. Sono del periodo napoletano le tre tele che per la prima volta Artemisia si trovò a dipingere per una chiesa. Infatti dipinse per la cattedrale di Pozzuoli “San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli”, “L’Adorazione dei Magi” e “Santi Procolo e Nicea”. Morì poco dopo nel 1653.

 

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