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Anniversario Raffaello, le 10 opere più celebri del maestro urbinate

Il 6 aprile del 1520 moriva Raffaello. Raffaello è il pittore più completo e più amato del Rinascimento, anche per il carattere dolce, affabile, per i modi cortesi, come viene ricordato dai suoi contemporanei. La sua morte precoce, a 37 anni, addolorò tutti. L'ambiente della fanciullezza di Raffaello

Ille hic est Raphael timuit quo sospite vinci, rerum magna parens et moriente mori.
(Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire.)
– scritto da Pietro Bembo per la tomba di Raffaello nel Pantheon a Roma –

MILANO – Il 6 aprile del 1520 moriva Raffaello. Raffaello è il pittore più completo e più amato del Rinascimento, anche per il carattere dolce, affabile, per i modi cortesi, come viene ricordato dai suoi contemporanei. La sua morte precoce, a 37 anni, addolorò tutti. L’ambiente della fanciullezza di Raffaello, sull’altura urbinate dalle fiorenti e sane paesaggistiche, offre alla sua geniale predisposizione delle visioni ricche di intensa armonia che gli permettono di formare il suo alto gusto. La sua fu una continua ricerca per una corretta composizione spaziale, raggiungendo il giusto equilibrio delle forme e conquistando la profondità atmosferica ottenuta da armoniosi impasti di colore.

 
Dal punto di vista artistico fonde la più alta tradizione quattrocentesca con gli apporti più innovativi del cinquecento in una visione completa, personale e perfettamente unitaria. Ha una grande padronanza dei mezzi espressivi e un linguaggio chiaro, preciso e disteso. Il suo stile è inconfondibile.

 
Dotato di eccezionale apertura mentale, Raffaello apprense in continuazione dagli altri artisti, non soltanto durante la sua formazione, ma fino all’età matura. Si interessò alla cultura contemporanea, entrò in contatto con i protagonisti del pensiero neoplatonico e strinse amicizia con letterati e intellettuali. Sostenuto da una incrollabile curiosità culturale, osservò e studiò tutto ciò che ritienne interessante per arricchire la sua personalità, per rielaborare e reinventare seguendo una spinta creativa personalissima.

 
Nel giorno del suo anniversario, vi proponiamo una selezione delle sue opere più celebri.

 
1. SAN SEBASTIANO – Il San Sebastiano di Raffaello dell’Accademia Carrara di Bergamo è una delle prime opere dell’artista urbinate, che lo eseguì giovanissimo. Vicino per tecnica esecutiva e stile allo Sposalizio della Vergine della Pinacoteca di Brera, datato 1504, è forse riconducibile ai primissimi anni del Cinquecento quando il legame di Raffaello con il maestro Perugino è evidente.

 

 
2. LO SPOSALIZIO DELLA VERGINE – La prima opera che Raffaello firma è Lo sposalizio della Vergine, commissionato dalla famiglia Albizzini per la cappella di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città di Castello. Il giovane urbinate, allora appena ventenne, si ispira all’opera omonima del suo maestro, il Perugino, opera che, trafugata in epoca Napoleonica, ora si trova a Caen, in Francia.

 

 
3. LA DAMA CON L’UNICORNO – L’esecuzione del dipinto dovrebbe risalire agli anni del soggiorno fiorentino, precedenti il trasferimento di Raffaello a Roma. La giovane effigiata è una fanciulla fiorentina, come si evince dal prezioso abito alla moda dei primi anni del Cinquecento – la gamurra – con le ampie maniche di velluto rosso e il corpetto di seta marezzata. Il dipinto, del quale non si hanno notizie documentarie certe, fu commissionato, con molta probabilità, come dono di nozze. Lo suggeriscono alcuni dettagli decorativi, in particolare le pietre del pendente, riferimenti simbolici allusivi alle virtù coniugali e al candore virginale della sposa: ne è un esempio la perla scaramazza, simbolo dell’amore spirituale e della femminilità creatrice già dall’età antica. La stessa collana d’oro annodata al collo poteva rappresentare il vincolo matrimoniale. Allo stesso modo è stata interpretata la presenza del piccolo unicorno che le giace sul grembo, animale fantastico tratto dalla letteratura medievale, attributo della verginità di una fanciulla.

 

 
4. LA PALA BAGLIONI o DEPOSIZIONE BORGHESE – L’opera è uno dei più grandi capolavori del maestro e raffigura una toccante immagine della deposizione dalla croce del Cristo morto, resa ancora più commovente dal significato che si cela dietro la sua commissione: Atalanta Baglioni infatti, incaricò il Sanzio di dipingere questo soggetto dopo aver perso suo figlio. La Pala Baglioni dunque rappresenta da una parte la sofferenza cristiana incarnata dalla morte di Gesù Cristo, dall’altra quella più intima, ma non meno atroce, di una madre sottratta all’improvviso all’amore di suo figlio.

 

 
5. LA MADONNA DEL CARDELLINO – A Firenze, Raffaello assorbe quello che era ai tempi l’ambiente artistico più all’avanguardia d’Europa e sarà fortemente influenzato soprattutto dalla figura di Leonardo. L’influenza del grande Leonardo, è evidente nella stupenda Madonna del cardellino (1506), opera recentemente restaurata (2008) in maniera sapiente. Raffaello riprende l’impostazione piramidale delle figure, gli effetti di luce morbida e il dialogo affettivo tra i personaggi che erano tutti elementi tipici della pittura di Leonardo. Nonostante ciò sono evidenti allo stesso tempo quelle che saranno le caratteristiche proprie del grande artista di Urbino: l’estrema dolcezza dei visi, soprattutto delle Madonne, l’uso magistrale del colore, la resa naturalistica del paesaggio e la profonda intimità tra le figure.

 

 
6. LA SCUOLA DI ATENE – Opera realizzata tra il 1509 e il 1510, essa rappresenta i più grandi filosofi, tutti riuniti in un grandioso edificio classico. L’opera è situata nella Stanza della Segnatura, una delle quattro ‘Stanze Vaticane’, poste all’interno dei Palazzi Apostolici. Rappresenta una delle opere pittoriche più rilevanti dello Stato della Città del Vaticano, visitabile all’interno del percorso dei Musei Vaticani.

 

 
7. TRIONFO DI GALATEA – L’affresco di Raffaello, databile al 1512 circa, è conservato nella Villa Farnesina di Roma. L’opera mostra l’apoteosi della ninfa che cavalca un cocchio a forma di capasanta trainato da due delfini, circondata da un festoso corteo di divinità marine (tritoni e nereidi) e vigilata, in cielo, da tre amorini che stanno per scagliare dardi amorosi contro di lei.

 

 
8. LA MADONNA DELLA SEGGIOLA – La Madonna della Seggiola,databile al 1513-1514 circa, è conservata nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. La presenza della sedia camerale, prerogativa dei pontefici, lascia supporre una commissione diretta di papa Leone X Medici. È tra le più belle immagini dell’artista che qui fonde l’enigmatica e malinconica dolcezza della Vergine a un’attenzione nuova per il plasticismo delle forme, rivelando l’influenza di Michelangelo.

 

 
9. RITRATTO DI BALDASSAR CASTIGLIONE – L’opera, eseguita nel 1514-15, appartiene alla produzione matura di Raffaello, ed è oggi conservata al Louvre. L’illustre umanista Baldassar Castiglione con Raffaello ebbe rapporti di amicizia e di stima poiché l’artista rispondeva a tutte le qualità richieste dal suo spirito raffinato così come sono descritte nella sua opera più celebre: Il Cortigiano. Del letterato, Raffaello non ha riprodotto solo la fisionomia: egli desiderava che la figura diventasse espressione della perfezione spirituale dell’amico umanista.

 

 
10. LA TRASFIGURAZIONE – La Trasfigurazione, databile al 1518-1520 è conservato nella Pinacoteca vaticana. Secondo le fonti, il Cardinal Giulio de’ Medici commissionò due dipinti destinati alla cattedrale di S. Giusto di Narbonne, città di cui il cardinal de’ Medici (futuro papa Clemente VII) era divenuto vescovo nel 1515: la Trasfigurazione per la quale fu dato incarico a Raffaello e la Resurrezione di Lazzaro (oggi alla National Gallery di Londra) ordinata a Sebastiano del Piombo. Nella pala sono raffigurati due episodi narrati in successione nel Vangelo di Matteo: la Trasfigurazione in alto, con il Cristo in gloria tra i profeti Mosè ed Elia, e, in basso in primo piano, l’incontro degli Apostoli con il fanciullo ossesso che verrà miracolosamente guarito dal Cristo al suo ritorno dal Monte Tabor. Il dipinto è l’ultimo eseguito da Raffaello e si configura come il testamento spirituale dell’artista. L’opera è considerata nella sua biografia, scritta dal celebre artista e biografo del Cinquecento Giorgio Vasari, ‘la più celebrata, la più bella e la più divina’.

 

 

 
6 aprile 2015

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