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Lettera di Daniela Fujani

ciao Fabio,

è la prima volta che ti menziono in pubblico, ma va bene così; oggi ti scrivo per raccontarti questi venti anni senza di te.
Vorrei raccontarti questi venti anni, i cambiamenti della società; vorrei raccontarti come è cambiata Milano: sono certa che se tu andassi oggi in metropolitana ti stupiresti per come è diventata multietnica, tante facce diverse, tante lingue, tanti colori. Poi ti vorrei raccontare il progresso tecnologico: ormai tutti abbiamo il cellulare che è così diverso dai primi modelli che hai visto tu 20 anni fa! Ora il cellulare è un oggetto sofisticato, piccolo, leggero, che ti permette di fare mille cose, che sono così tante che non so da quale cominciare; puoi telefonare, puoi messaggiare, puoi mandare foto e video. Ora la tecnologia è touch, ora non esistono più i pulsanti. Poi c’è il web. Il web è un mondo parallelo, uno spazio in cui immergerti e trovare informazioni, ora puoi scaricare musica, film. Ora puoi fare un sacco di cose. Ora penso che se tu avessi resistito ora sapresti apprezzare tutte queste cose. Vorrei dare un nome alle cose nuove, vorrei riuscire a raccontartele con lo stesso carico di emozioni che suscitano in me.

L’immagine ora è la vera protagonista della nostra vita, ci esprimiamo per immagini, comprendiamo per immagini.
I pc sono sempre più sofisticati, sono sempre più piccoli, sono sempre più sottili; ti puoi collegare e fare una video chiamata, puoi guardarti in faccia con il tuo interlocutore.

Se potessi farti pervenire davvero questa lettera te la manderei fatta di immagini e suoni; ti vorrei mandare un filmato popolato da oggetti, facce, cose, nomi con cui ora chiamiamo queste cose. Mi piacerebbe mandarti un video che racchiuda le cose più belle che vorrei che tu vedessi, pezzettini di vita, attimi di emozioni, un video magico che avesse la forza di risvegliarti.
Certo che questi venti anni sono proprio difficili da raccontare e sintetizzare in poche righe…

Abbiamo avuto berlusconi al governo per venti anni, incredibile vero? Lo scrivo per scelta con la lettera minuscola. E mentre ti scrivo so che tutto è ancora possibile. Sono stati e sono ancora anni difficili.
Abbiamo anche un’altra moneta. Nessuno di noi ha più una lira … ma a dire il vero non abbiamo neanche un euro (si chiama così e corrisponde a circa 2000 lire …); se fai un calcolo matematico ti accorgerai che siamo tutti diventati più poveri della metà.

Il cinema (argomento a te caro) è in crisi, e in Italia vanno avanti solo i markettari che portano in scena film melensi che hanno come protagonisti degli irrisolti quarantenni che si tradiscono e si accoppiano tra di loro…
Dopo circa un mese che te ne eri andato abbiamo ricevuto una bellissima lettera da un famoso regista, P. A., attonito per la tua scomparsa.
Una lettera che ti avrebbe fatto piacere leggere, una lettera che esprimeva tutta la stima nei tuoi confronti, un grande apprezzamento per le tue doti che tutti, sia prima che dopo, ti hanno sempre riconosciuto, ma che descriveva anche molto bene la tua fragilità e la tua grande sensibilità.
Ma tant’è.

Tornando al cinema, ci sono meno soldi, quindi si va meno nelle sale (che tra l’altro sono state per lo più chiuse … il mitico cinema President è stato chiuso, ti rendi conto?) e si scaricano i film in maniera abusiva dal web.

Il web, la rete, Internet ….
Puoi connetterti e navigare nella rete, puoi sapere, puoi vedere. Ti ho visto di recente sai? C’è in rete un making di un tuo film e così, magicamente ti ho rivisto.
In rete puoi anche comunicare.
Già, comunicare.

Volevo solo dirti, in chiusura, che se ti avessi davanti anche solo per 5 minuti come prima cosa ti darei una sonora sberla perché te la meriti; ci hai lasciato sgomenti a fare i conti con la tua assenza.
Il giorno che l’ho saputo, l’attimo esatto in cui venivo a sapere che non c’eri più, ho aspettato che il sole si oscurasse, che il buio ci avvolgesse e che la terra si aprisse sotto i nostri piedi. Poi ho realizzato che il mondo era sempre lì, che il sole era rimasto al suo posto, che non c’era nessun segno visibile della devastazione che mi aspettavo. La devastazione era solo dentro di noi.

Di quei giorni terribili vorrei raccontarti tante cose, vorrei raccontarti di quello stato di assoluto stupore che ci aveva colpito, immobilizzato, pietrificato; non riuscivamo a credere che te ne fossi andato; ogni tanto capitava di fare il tuo numero di casa per sentire il suono della tua voce che rispondeva dalla segreteria telefonica, un suono che ci sembrava arrivasse dallo spazio.
Ed eravamo arrabbiati, profondamente arrabbiati per quello che avevi fatto.
Ci hai lasciato senza diritto di replica.

Senza neanche farci sapere quando avevi smesso di respirare, a che ora.
Ti ho appena cercato su Google (un motore di ricerca che ti aiuta a trovare contenuti specifici su Internet dove ci sei anche tu..) e ho letto recensioni molto belle sui tuoi lavori, tutte però accompagnate dall’amara considerazione che hai deciso di andartene troppo presto, prima ancora che la tua arte potesse affermarsi e avere un riconoscimento più ampio.
Io poi ti ho perdonato e ho imparato nel tempo ad accettare quella tua insindacabile scelta.
La tua scelta che qualche volta ci fa ancora trasalire di notte, che quando siamo in metropolitana con le cuffiette mentre ascoltiamo la musica ci fa, spesso, sentire una fitta allo stomaco, fortissima.
Ogni tanto penso che se tu avessi resistito oggi forse saresti come NOI che facciamo una vita NORMALE, con MEDIE soddisfazioni, godendo di quello che di bello la vita ci può dare e piegandoci, senza spezzarci, alle mille frustrazioni della vita.
Penso che se tu avessi resistito oggi potresti respirare, ridere, scherzare, amare come tutti, oggi avresti potuto vedere il tramonto che sto guardando in questo momento, bere l’acqua, grattarti la testa, scacciare via una mosca …
Ma tu eri diverso, sempre detto. Avevi bisogno di qualcosa che nessuno di noi è stato capace di darti.
Tu non ti saresti mai piegato alla mediocrità della vita e così hai voluto vincerla e forse ce l’hai fatta.
Ora nei sogni ti immagino sereno, sorridente, come tutte le volte che mi facevi ridere con il tuo pungente sarcasmo.
Ho pensato tante volte di scrivere qualcosa su di te, sulla tua storia, ma non ne ho mai avuto la forza.
Oggi però ti ho scritto una lettera e adesso la lancio nella “rete” sperando che ti possa arrivare.
O forse è solo un modo per farti rivivere nei ricordi delle persone che ti hanno conosciuto.
E poi scrivere mi fa bene.
Mi piacerebbe che questa lettera arrivasse anche ai tuoi amici, a chi ti conosceva al di là di me; però non ho più i contatti e poi ho evitato nel tempo di conservare i legami: pochi hanno capito, molti mi hanno attribuito delle responsabilità che non avevo, ma che mi porto dentro da vent’anni; però va bene se è il prezzo che dovevo pagare per averti conosciuto.
Sono passati più di vent’anni, è incredibile.
In giornate come queste, quando la cicatrice dell’anima fa ancora così tanto male, mi sembra invece che sia passato solo un istante.
Sei stato il mio primo vero grande dolore e per questo ora sei nel mio DNA.

Sono tante ancora le cose che vorrei raccontarti e che ti racconterei, ma sono sicura che già le sai.
D

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