La lingua italiana presenta una serie di variazioni regionali che spesso sorprendono per la loro originalità e per la loro radicata diffusione in alcune aree geografiche. Un esempio interessante è l’uso dell’avverbio “ancora” con il valore di “già”, una peculiarità riscontrata principalmente nell’italiano regionale bergamasco e bresciano, ma con radici che affondano nella storia della nostra lingua.
“Ancora” in funzione di “già”: evitare tutti gli errori
L’uso di “ancora” con il significato di “già” non è un’invenzione recente, ma affonda le sue radici nella lingua italiana antica. Già Dante e Boccaccio utilizzavano questa accezione, come dimostrano esempi letterari del passato:
“Or se’ tu ancor morto?” (Inferno, XXXIII, 121)
“Egli è ancora dì, che tu mi chiami?” (Decameron, IX, 6)
L’uso di “ancora” con il valore di “già” è attestato anche nell’antico francese e nell’antico provenzale, il che fa pensare a un fenomeno più ampio di influenze linguistiche e di persistenza storica della forma.
A livello regionale, questa accezione è particolarmente diffusa in Lombardia, specialmente nella provincia di Bergamo e in alcune zone del bresciano. Frasi come:
“L’hai ancora ascoltata quella canzone?” (invece di “L’hai già ascoltata quella canzone?”)
“Hai ancora fatto dei viaggi?” (per “Hai già fatto dei viaggi?”)
sono percepite come normali da molti parlanti locali, mentre risultano strane a chi proviene da altre regioni.
Motivazioni Linguistiche dell’Alternanza “Ancora”/”Già”
L’alternanza tra “ancora” e “già” può essere spiegata a partire dal significato stesso di questi avverbi. In italiano standard, “ancora” significa “fino a questo momento” e il suo opposto naturale è “non ancora”. D’altra parte, “già” esprime l’idea di un’azione compiuta prima del previsto. In alcuni dialetti lombardi, la sovrapposizione tra questi due significati ha portato all’uso intercambiabile di “ancora” e “già”.
Berruto (1987) suggerisce che il passaggio semantico sia avvenuto attraverso un’estensione dell’accezione “un’altra volta” di “ancora”, che in alcuni contesti potrebbe essere interpretata come “già”. Questa ambiguità semantica potrebbe aver favorito l’associazione tra i due avverbi.
Un altro fattore rilevante è la struttura sintattica di alcune frasi in italiano. Se consideriamo le frasi:
“Mario non ha ancora mangiato”
“Mario ha già mangiato”
notiamo che “ancora” e “già” si trovano in una relazione di opposizione. La sostituzione di “ancora” con “già” potrebbe derivare proprio da questa relazione complementare, creando un’interferenza semantica nel parlato regionale.
Confronti con Altre Lingue
Questo fenomeno non è esclusivo dell’italiano regionale lombardo. Anche in inglese e spagnolo si riscontrano casi simili:
In inglese, “yet” può significare sia “ancora” in contesti negativi (“I haven’t eaten yet”) sia “già” in contesti interrogativi (“Have you eaten yet?”).
In spagnolo, “ya” può significare sia “già” sia “ancora” a seconda della frase (“Ya has comido?” = “Hai già mangiato?”, ma “No lo he hecho ya” può significare “Non l’ho ancora fatto”).
Questo dimostra come la relazione tra “ancora” e “già” non sia una peculiarità esclusivamente italiana, ma un fenomeno che emerge in diverse lingue con strutture simili.
Prospettive Future: Un Fenomeno in Evoluzione?
Attualmente, l’uso di “ancora” con il valore di “già” rimane un tratto fortemente marcato dal punto di vista regionale e non è riconosciuto dall’italiano standard. Tuttavia, alcuni segnali indicano che il fenomeno potrebbe non essere in declino.
Ritroviamo occorrenze di questo uso anche in testi scritti contemporanei, come tesi di laurea di studenti lombardi, il che suggerisce che almeno per alcuni parlanti questa accezione non sia percepita come un errore, ma come una forma naturale della lingua. Inoltre, le variazioni linguistiche regionali tendono ad avere una certa resilienza nel tempo, specialmente in un’epoca in cui la comunicazione digitale favorisce la diffusione di espressioni locali.
L’uso di “ancora” con il significato di “già” rappresenta un caso affascinante di variazione linguistica regionale in Italia. Sebbene sia prevalentemente limitato all’area bergamasca e bresciana, ha radici storiche profonde e trova paralleli in altre lingue. La sua persistenza suggerisce che, pur non essendo parte dell’italiano standard, continuerà a essere un tratto distintivo dell’italiano regionale lombardo. Se la sua diffusione dovesse ampliarsi, non è escluso che un giorno possa essere riconosciuto anche dai vocabolari ufficiali, come già successo per altre forme inizialmente percepite come regionalismi. Per ulteriori chiarimenti consigliamo di leggere il chiarissimo articolo redatto da Bruno Moretti per l’Accademia della Crusca: Su neancora e sull’uso di ancora con il valore di ‘già’.