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La lettera della Regina Vittoria a Leopoldo Re del Belgio

Ecco la struggente lettera scritta dalla Regina Vittoria a suo zio Leopoldo, Re del Belgio, dopo la scomparsa del marito
MILANO -In occasione della nostra nuova campagna social “Caro, ti scrivo”, che ha l’obiettivo di rivalorizzare la cara vecchia abitudine della scrittura delle lettere cartacee, abbiamo raccolto le più celebri scritte dai grandi personaggi della storia. E’ risaputo quanto la regina Vittoria amasse suo marito Alberto. Quando Alberto morì, nel 1861, lei fu assolutamente inconsolabile  e fece cadere tutta la corte in un lutto così prolungato da sembrare straordinario persino per i rigorosi standard dell’epoca. Questa è una lettera scritta a suo zio Leopoldo, Re del Belgio.
“Mio CARISSIMO e GENTILISSIMO PADRE , perchè come tale vi ho sempre amato! Quella povera bimba senza padre di otto mesi è ora una vedova di quarantadue anni completamente  affranta  e dal cuore spezzato! La mia vita felice è finita! Il mondo per me se n’è andato! Sdevo continuare a vivere ( e non farò nulla che possa farmi stare peggio di ora) sarà d’ora in avanti solo per i nostri poveri figli senza padre …per il mio triste paese, che perdendo lui ha perso tutto,e solo per fare  quello che so e sento  lui vorrebbe,perchè lui è vicino me… il suo spirito mi guiderà e mi ispirerà!  Ma…che male fa essere tagliata fuori dalla vita nel fiore degli anni…vedere la nostra  pura, felice, quieta vita  domestica , che da sola mi dava la forza di sopportare la mia posizione così poco amata, SVANIRE a quarantadue anni…mentre io avevo sperato con tanta intima certezza che Dio non ci
avrebbe mai diviso e ci avrebbe fatto invecchiare insieme ( anche se lui parlava sempre della brevità della vita)… è troppo brutto, troppo crudele! Tuttavia deve essere stato per la sua bontà, per la sua felicità! Troppo grande era la sua purezza, troppo alte le sue aspirazioni per questo movero misero mondo! Ora la sua grande anima sta godendo ciò di cui era degna! E non lo invidierò; pregherò solo che la mia possa migliorarsi per questo, così da poter stare con lui per l’eternità, e a quel momento benedetto sinceramente guardo con profondo desiderio. Carissimo, carissimo zio, come stato gentile a venire! Sarà un indicibile  conforto e tu potrai fare molto e dire alla gente quello che dovrebbe fare. Per quanto riguarda il mio bene, tutta la mia servitù, in particolare la povera Phipps, non potrebbe essere più devota, nonostante anche loro abbiano il cuore affranto, e ansiosa solo di vivere  come lui desiderava! La buona Alice è stata e sta bene. Il 26 per me va perfettamente
La vostra  sempre devota, sventurata Figlia,
Regina V.”
20 dicembre 1861
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