MILANO – Nonostante gli accordi, dichiarazioni, convenzioni e raccomandazioni internazionali, tutte relative al bisogno di tolleranza nel pianeta, i tragici attentati di Parigi fanno riflettere su come la tolleranza vada insegnata, coltivata e comunicata.
GIORNATA MONDIALE DELLA TOLLERANZA – Il 16 novembre si celebra la Giornata mondiale della tolleranza istituita dall’Onu nel 1996 per ricordare i principi che hanno ispirato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, approvata dalle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948. L’obiettivo della giornata è quello di diffondere un valore che sta alla base dei diritti umani universali e delle libertà fondamentali. L’Onu invita innanzitutto governi e capi di stato, ma anche organizzazioni e semplici cittadini, a promuovere il benessere umano, la libertà e il progresso in tutto il mondo, nonché a promuovere la tolleranza, il rispetto, il dialogo e la cooperazione tra le diverse culture, civiltà e popoli. La tolleranza non è solo un dovere morale, rappresenta un elemento politico e legale che gli stati membri sono chiamati a promuovere attraverso una legislazione che garantisca pari opportunità a tutti i membri della società.
I FATTI DI PARIGI – Il mondo di oggi si confronta quotidianamente con la guerra, con il terrorismo, con i crimini contro l’umanità, con la pulizia etnica, la discriminazione delle minoranze e dei migranti, e con una serie di altri abusi contro gli esseri umani. Tutte queste manifestazioni d’odio fanno sì che aumentino le potenziali tensioni che conducono all’intolleranza. L’attentato di Parigi è un messaggio per tutta la comunità internazionale dai parte dei terroristi. Un messaggio di terrore e che punta a minare le certezze del mondo occidentale con l’obiettivo di farci vivere nella paura. Può sembrare difficile parlare di tolleranza in questo momento, ma l’invito per tutti è quello di non generalizzare e non confondere i fondamentalisti con tutti gli islamici che si sono uniti, in questi giorni, alle manifestazioni per ricordare le persone scomparse e per pregare affinché si fermi questo bagno di sangue.