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Dario Fo, le commedie più belle

Da "Il dito nell'occhio" a "Razza di zingaro". Ecco le commedie più belle dell'ultimo Premio Nobel italiano, che ci ha lasciati due anni fa

MILANO – Due anni fa ci lasciava Dario Fo. Il suo primo libro è uscito nel 1953 ed è stato “Il dito nell’occhio”. L’ultimo, invece, pochi mesi fa. Un corpus di opere, quelle di Fo, che ricopre oltre sessant’anni della nostra storia. Molto attivo in politica, è famoso per i suoi testi teatrali di satira politica e sociale e per l’impegno politico. Con la moglie Franca Rame, con la quale ha condiviso la vita e il mestiere, è stato tra gli esponenti del Soccorso Rosso Militante. Ripercorriamo assieme alcune delle sue opere più belle, a parte “Mistero buffo”, al quale abbiamo dedicato un ampio approfondimento.

Il dito nell’occhio (1953) 

“Il dito nell’occhio” è il primo spettacolo “serio” di Dario Fo, un testo teatrale scritto e proposto da Dario Fo, Giustino Durano e Franco Parenti nel 1953. Alla regia ha collaborato anche il mimo Jacques Lecoq. Proposto come spettacolo di rivista, in realtà era una piéce di satira sociale e politica, durante le tournée venne più volte sottoposto a censura. Nel libro-intervista, curato da Giuseppina Manin, dal titolo “Il mondo secondo Fo” (Guanda 2007), tra le tante cose di cui parla torna anche a “Il dito nell’occhio”. In questo libro, “sotto un impianto fintamente goliardico” – ha scritto Fo –  “le denunce fioccavano dure contro la guerra, il lavoro nero, lo sfruttamento, la corruzione. Si scherzava sulla storia del passato, così come la raccontavano i libri di testo e ci si ritrovava dritti nel presente. Con la stessa retorica, gli stessi imbrogli e falsità. Usando la lezione di Brecht e Toller, si indossavano le vesti di personaggi tramandatici come eroi e li si metteva di botto in mutande”.

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Non tutti i ladri vengono per nuocere (1958)

Un ladro si muove, silenzioso, e di soppiatto entra nella casa che vuole svaligiare, ma viene interrotto dallo squillo di un telefono. Risponde e sente la voce della moglie, pronta a fargli l’ennesima scenata di gelosia. Poi il ladro sente qualcuno avvicinarsi, si nasconde nella pendola e da lì sente arrivare un uomo e una donna, intenti a tradire i rispettivi coniugi. A ciò si aggiunge poco più tardi l’ingresso di Anna, padrona di casa e moglie dell’uomo. Un testo divertente, irriverente e ricco di colpi di scena.

Morte accidentale di un anarchico (1970)

Questa è una delle commedie più note del Premio Nobel, che Fo ha rappresentato a teatro per la prima volta a Varese nel dicembre del 1970 con il suo gruppo teatrale “La Comune”. L’opera è dedicata alla “morte accidentale” (come con ironia ricorda il titolo) dell’anarchico Giuseppe Pinelli, morto al commissariato di Polizia di Milano, cadendo dalla finestra. In seguito alla violenta campagna politica che è seguita è stato ucciso Luigi Calabresi. Uno spettacolo che è costato a Dario Fo oltre quaranta processi in varie città d’Italia. Per evitare la censura ha dovuto cambiare più volte il testo, fino a spostare l’ambientazione negli Stati Uniti.

Non si paga! Non si paga! (1974)

Scritta nel 1974, è un’opera strettamente legata al contesto storico e politico del tempo: fa infatti uso di titoli di giornali per parlare dell’attualità. Durante l’opera, Fo invita lo spettatore ad assumere uno sguardo attento e critico sulle cose, inconsapevolmente anticipando molte delle difficoltà che l’Italia si sarebbe trovata ad affrontare nel giro di poco tempo. Analizza le crisi del tempo e le difficoltà del lavoro, denuncia i licenziamenti delle donne incinte e critica la scelta della Chiesa cattolica di proibire gli anticoncezionali. Nel 2008, Franca Rame e Dario Fo hanno deciso di mettere di nuovo in scena il testo rielaborato e adattato alla situazione attuale e di pubblicarlo con il nuovo titolo “Sotto paga! Non si paga!”.

Il ratto della Francesca (1986)

Interpretata da Franca Rame, quest’opera teatrale (una commedia in due atti) ha debuttato a Trieste nell’86. La protagonista è una scaltra signora che viene sequestrata su commissione da alcuni malfattori. Lei però è una donna forte e intelligente, in grado di ribaltare la situazione a suo favore. Parlando del sequestro di persona, Fo coglie l’occasione per costruire una graffiante satira sociale che affronta diversi temi, dalla politica all’AIDS.

Razza di zingaro (2016)

“Razza di zingaro” parla di Johann Trollmann (1907-1943), un pugile sinti nella Germania nazista. E’ il più bravo di tutti, tuttavia è uno zingaro e questo gli causa qualche problema. Non c’è dubbio, è il più bravo di tutti, ma come fa uno zingaro a rappresentare i tedeschi, la grande Germania, alle Olimpiadi del 1928? Non importa quanto sia bravo, quanto abbiamo vinto sul ring: non potrà vincere mai. Dario Fo, grazie a una ricerca di Paolo Cagna Ninchi, ancora una volta recupera una vicenda vera e dimenticata. Soltanto poco tempo fa la Germania ha riconosciuto finalmente il valore e l’autenticità di questa storia e ha consegnato alla famiglia Trollmann la corona di campione dei pesi mediomassimi negata a Johann ottant’anni fa.

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