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Marilyn Monroe, un’icona intramontabile

Marilyn Monroe è una stella intramontabile del cinema americano, entrata nella storia e nell'immaginario come icona di bellezza femminile

MILANO – Attrice, modella, cantante, produttrice cinematografica, moglie e amante di personaggi famosi, musa ispiratrice di artisti affermati (due su tutti: Mimmo Rotella e Andy Warhol), Marilyn Monroe è stata un’icona del cinema, ma anche una donna fragile, segnata da un’infanzia difficile e da una serie infinita di amori travagliati.

Da Norma Baker a Marilyn Monroe

Marilyn Monroe nasce il 1 giugno 1926 a Los Angeles come Norma Jeane Baker Mortenson. La madre, affetta da gravi disturbi mentali, viene spesso ricoverata all’ospedale psichiatrico e per tale motivo l’infanzia di Norma fu parecchio travagliata, oltre che essere per lo più sballottata da una famiglia adottiva all’altra. La carriera di Norma inizia quasi per caso, come modella per una rivista fotografica. A quel tempo aveva trovato un lavoro presso un’industria aeronautica produttrice di paracaduti quando il fotografo David Conover, impegnato a documentare il lavoro femminile nel periodo bellico, la nota e la convince a intraprendere la carriera di modella e ad iscriversi ad una scuola specializzata.

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Da quel momento in poi, sotto la guida di un altro fotografo, André de Denes, conquista le copertine delle riviste, finché viene notata dalla Fox, che le apre le porte di Hollywood. A vent’anni, nel 1946, divorzia, si tinge i capelli di biondo e cambia il nome in Marilyn Monroe (Monroe è il cognome da nubile della madre): è la metamorfosi radicale che la porterà a divenire un sex-symbol del XX secolo.

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Sarà nel 1953 con Niagara, al fianco di Joseph Cotten, ad ottenere il successo mondiale.
Nel 1953 gira ancora ‘Come sposare un milionario‘ e ‘Gli uomini preferiscono le bionde‘, con i quali si conferma una delle star più amate dal pubblico. Seguono clamorosi successi come ‘La magnifica preda‘ del 1954 e ‘Quando la moglie è in vacanza‘ in cui Billy Wilder le affida la parte della svampita inquilina del piano di sopra. La celebre scena in cui la gonna del vestito bianco di Marilyn viene sollevata dal passaggio di un treno della metropolitana, filmata all’incrocio tra Lexington Avenue e la 52a strada a New York il 15 settembre 1954 davanti a centinaia di fans, verrà citata e parodiata innumerevoli volte fino a diventare un’icona del cinema mondiale.

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Gli anni successivi sono gli anni del successo. Marilyn è amata dal pubblico perché rappresenta un’ideale di bellezza diverso da quello canonico, identificato nelle grandi dive del cinema dei decenni precedenti: Romi Scheider, Lauren Bacall, Audrey Hepburn sono bellezze eteree, quasi divine, emanano un’aura di irraggiungibilità. Marilyn, al contrario, rappresenta la ragazza della porta accanto: una bellezza più semplice, formosa e generosa, dotata di una sensualità innata.

Suo malgrado, Marilyn ha incarnato lo stereotipo della dumb blonde, la bionda svampita. Il suo sogno era quello di approfondire lo studio di recitazione per poter interpretare anche personaggi drammatici e di maggiore spessore, e soffrì molto la scarsa inclinazione dei registi a offrirle ruoli più impegnati.

 

L’instabilità emotiva della diva peggiorò rapidamente, a causa delle altrettanto instabili storie d’amore in cui si gettava. Marilyn si rifugiava abitualmente nell’alcool e nei farmaci. In breve, la situazione si aggrava: entra ed esce dalle cliniche. Infine, nella notte fra il 4 e il 5 agosto 1962, viene trovata morta, apparentemente suicida, nella sua casa di Los Angeles, per un’overdose di barbiturici. Aveva solo trentasei anni.

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