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La lettera di Emily Dickinson a Susan Huntington

MILANO – Molti studiosi affermano che tra la scrittrice Emily Dickinson e Susan Huntington, moglie di suo fratello, ci fosse un rapporto che andasse oltre la semplice amicizia. Susan fu una donna molto vivace, da cui Emily Dickinson trasse enorme ispirazione per i suoi scritti. Tra le due donne si sviluppò un intenso scambio epistolare di cui sopravvivono però solo le lettere scritte dalla Dickinson perché quelle che ricevette da Susan furono distrutte dopo la sua morte. Questa è, quindi, una delle poche lettere, tratta da Emily Dickinson, rimaste che testimonia il profondo rapporto tra le due donne.

 

“Stanno pulendo casa, oggi, Susie, e mi sono ritirata alla velocità del volo nella mia piccola camera dove trascorrerò con affetto, e con te, questa preziosa ora, la più preziosa delle ore che costellano i miei giorni svolazzanti, e a me così cara che darei qualunque cosa per riviverla.. Una volta andata, già singhiozzo perché ritorni nuovamente.

Non riesco a credere, cara Susie, di essere rimasta quasi un intero anno senza di te; a volte il tempo sembra breve, e il pensiero di te è ancora così caldo che sembra te ne sia andata ieri. E poi di nuovo, anche se anni e anni avessero percorso silenti il loro tragitto, il tempo sembrerebbe meno lungo. E adesso dovrei averti così presto, stringerti tra le mie braccia, perdonerai le lacrime, Susie, son così contente di uscire che non ho cuore di reprimerle e rimandarle a casa. Non so perché è così, ma c’è qualcosa nel tuo nome, adesso che sei stata portata via, che riempie così tanto il mio cuore e i miei occhi. Farne menzione non mi affligge, oh no, Susie, ma ripenso a ogni “posto al sole” in cui ci siamo sedute assieme, e temo che non ci saranno più momenti così. Credo che sia questo a far arrivare le lacrime. Mattie era qui ieri sera, e ci siamo seduti sullo scalino della porta d’ingresso, abbiamo parlato di vita e di amore, e ci siamo sussurrati le nostre fantasie da bambini riguardo cose colme di gioia. La sera è presto trascorsa, abbiamo camminato verso casa sotto la luna silente e abbiamo espresso desideri per te, e per il paradiso. Tu non sei arrivata, mia carissima, ma un pezzo di paradiso sì, o almeno così ci è sembrato, mentre camminavamo fianco a fianco, chiedendoci se tale beatitudine, che forse un giorno potrà essere nostra, può esserci in parte concessa adesso. Queste unioni, mia cara Susie, nelle quali due vite sono una, questa adozione tenerissima e bizzarra che possiamo solo osservare e non esserne ancora ammessi, oh, come può riempirci il cuore, e farlo battere all’unisono selvaggiamente. Oh, come ci travolgerà tutto questo un giorno, e ci farà di sua proprietà, e noi non scapperemo, ma saremo fermi e saremo felici.

Emily

Giugno 1852

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