La lettera d’amore di Vita Sackville a Virginia Woolf

23 Aprile 2020

MILANO - Gli indizi del forte legame che legava tra Vita e Virginia  si possono trovare nel romanzo pubblicato dalla Wolf nel 1928, con il titolo "Orlando". L'opera è costellata da numerosi riferimenti a Vita. Ma non c'era bisogno di questa prova per dimostrare l'amore che legava la poetessa alla scrittrice britannica. Entrambe

La lettera d'amore di Sackville-West a Virginia Woolf

MILANO – Gli indizi del forte legame che legava tra Vita e Virginia  si possono trovare nel romanzo pubblicato dalla Wolf nel 1928, con il titolo “Orlando”. L’opera è costellata da numerosi riferimenti a Vita. Ma non c’era bisogno di questa prova per dimostrare l’amore che legava la poetessa alla scrittrice britannica. Entrambe le donne erano sposate. Vita si legò a un membro del Parlamento inglese, Harold Nicolson. Si potevano definire una coppia aperta, diversi furono i rapporti extraconiugali da parte di entrambi. I coniugi erano poi iscritti allo stesso circolo culturale della Woolf e del marito Leonard. Propriò lì nacque l’amicizia tra le due donne che si trasformò in una relazione che durò ben 15 anni. Vediamo insieme la lettera scritta dalla poetessa a Virginia, tratta da “Sul Romanzo“.

 

“Sono ridotta solo al desiderio di Virginia. Ti avevo scritto una lettera bellissima quando non riuscivo a prendere sonno durante la notte piena di incubi ma ora non ricordo più nulla: mi manchi, ecco tutto… e in modo semplice, disperatamente concreto. Tu, con tutte le tue lettere ricercate, non scriveresti mai e poi mai delle parole così elementari e, forse, non proveresti nemmeno quel sentimento. Credo che ora sentirai un piccolo vuoto ma so anche che lo avrai celato dietro una frase così perfetta da fargli perdere un po’ del suo valore. Con me, invece, manterrà tutta la sua forza: mi manchi più di quanto potessi immaginare anche se mi ero preparata a sentire molto la tua mancanza. Ecco perché questa lettera è una sofferenza continua. È incredibile come tu sia diventata essenziale per me. Penso che tu sia abituata a sentirti dire questo genere di cose dagli altri, maledetta creatura viziata. Sono un libro aperto eppure so che così non mi amerai di più: ma cosa ci posso fare? Cara, non riesco a essere furba e scostante con te, ti amo troppo per comportarmi così. È la pura verità. Non hai idea di quanto possa essere scostante con le persone che non mi piacciono. È un’arte che ho affinato. Tu, però, hai fatto cadere le mie difese e a me non dispiace affatto. 

Ma ora basta, non voglio annoiarti oltre.

Siamo ripartiti e il treno sobbalza di continuo. Ti scriverò nelle stazioni che, per fortuna, sono molte nella pianura padana.

A Venezia c’erano tante stazioni ma non avevo tenuto in considerazione che l’Orient Express non si sarebbe fermato. Quindi, eccoci a Venezia solo per dieci minuti, nemmeno il tempo di provare a scriverti. Non riesco neppure a comprare un francobollo italiano: spedirò la lettera daTrieste.

Le cascate in Svizzera erano una cortina iridescente di ghiaccio, sospesa sopra la roccia: bellissime. E in Italia tutto era coperto dalla neve.

Stiamo per ripartire, dovrò attendere fino a domani mattina quando saremo a Trieste. Perdonami per questa lettera così infelice.”

V.

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