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La lettera d’amore di Giacomo Leopardi a Fanny Targioni Tozzetti

MILANO – Fanny Targioni Tozzetti fu famosa, nella società fiorentina, per bellezza e per le frequentazioni letterarie, che attirarono su di lei voci e pettegolezzi. Il poeta Giacomo Leopardi si innamorò di lei senza essere mai corrisposto e la celebrò nell’omonima poesia, sotto lo pseudonimo di Aspasia. Ma cosa sappiamo di questa presunta storia d’amore?

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UNA STORIA D’AMORE MAI DECOLLATA – Giacomo Leopardi incontrò la donna incontrò nel maggio 1830, e subito se ne innamorò. Un rapporto più platonico che concreto che, infatti, sembra vivere solo nelle poesie dello scrittore. Giacomo Leopardi opera una straordinaria trasposizione lirica di questa sua esperienza amorosa nel libro dei Canti. Fanny è infatti eternata col nome di Aspasia nei Canti del periodo fiorentino e napoletano, il cosiddetto “ciclo di Aspasia”. Tra le righe di questa lettera, tratta da Dagospia, inviata alla donna, possiamo leggere allo stesso tempo l’amore e la delusione di Giacomo Leopardi che sembra consapevole dell’impossibilità di stare con lei.

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“Cara Fanny, Vi scrivo dunque benché siate prossima a tornare; non più per dimandarvi le vostre nuove, ma per ringraziarvi della gentile vostra di lunedì. Che abbiate gradito il mio desiderio di sentire della vostra salute, è conseguenza della vostra bontà. Mi avete rallegrato molto dicendomi che state bene, e che i bagni vi giovano, e così alle bambine, io ne stava un poco in pensiero, perché i bagni di mare non mi paiono senza qualche pericolo. Ranieri è sempre a Bologna, e sempre occupato in quel suo amore, che lo fa per più lati infelice. E pure certamente l’ amore e la morte sono le sole cose belle che ha il mondo, e le sole solissime degne di essere desiderate. Pensiamo, se l’amore fa l’uomo infelice, che faranno le altre cose che non sono nè belle nè degne dell’ uomo. Ranieri da Bologna mi aveva chiesto più volte le vostre nuove: gli spedii la vostra letterina subito ierlaltro. Addio, bella e graziosa Fanny. Appena ardisco pregarvi di comandarmi, sapendo che non posso nulla. Ma se, come si dice, il desiderio e la volontà danno valore, potete stimarmi attissimo ad ubbidirvi. Ricordatemi alle bambine, e credetemi sempre vostro.

5 dicembre 1831 

Giacomo Leopardi 

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