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Vietati abbracci e strette di mano: la solitudine ai tempi del Coronavirus

In preda a una nuova solitudine, dovremo fare i conti con una visione più precaria della vita. Ma è nella precarietà che possiamo riscoprire la qualità dei legami affettivi...

Vietati abbracci e strette di mano, sono queste le ultime indicazioni arrivate dal governo per contenere il contagio da Coronavirus. Una misura necessaria che genera, tuttavia, un po’ di inquietudine. Saremo sempre più soli? Lo abbiamo chiesto alla scrittrice e psicologa Vera Slepoj, che in questa intervista ci racconta gli aspetti di una nuova e benefica solitudine.

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Come possiamo reagire al cambiamento 

«Queste indicazioni porteranno sicuramente a cambiamenti profondi. Cambiamenti che non vedremo nell’immediato, ma nel futuro. Da una parte ci sono, infatti, persone che tendono a minimizzare quanto sta accadendo, rifiutando di accettare la realtà. Per questi soggetti – che sono poi i più fragili – la dimensione di solitudine imposta dal Coronavirus sarà sempre più difficile da affrontare. Il fatto è che non siamo abituati alle regole e da ormai un cinquantennio le regole sono viste come elementi negativi della vita. Vogliamo essere liberi e questo costituisce per noi un cambiamento epocale. Per i soggetti, invece, che hanno già cambiato stile di vita, ci sarà una riconsiderazione della visione esistenziale che hanno avuto fino a oggi». 

Come cambierà la nostra vita sociale

«Ci sarà un cambiamento dei riti sociali. Riti che, in Italia e gran parte dell’Occidente, erano ormai ritenuti fondamentali. Penso ai grandi assembramenti, come eventi, concerti, meeting, dove ci stringiamo per partecipare collettivamente a un evento. Ci sarà una minore attrazione verso l’eccesso, una sorta di disintossicazione dalla massa. Toccherà tutti, anche i più giovani».

Come cambia la nostra visione della vita

«In preda a una nuova solitudine, dovremo fare i conti con una visione più precaria della vita, dove siamo meno immortali. Saremo costretti, infatti, a stare sempre di più con noi stessi e con la nostra famiglia. Finirà l’epoca dell’eccesso, quella degli influencer, perché quando c’è in pericolo la vita, la salute, emergono valori che avevamo rimosso. Potrebbero esserci dei cambiamenti migliorativi: una depurazione dal sovraccarico di superficialità che ha caratterizzato questo secolo e una fortificazione dei legami affettivi».

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La solitudine ai tempi del Coronavirus

«Non credo che saremo più soli, quanto “diversamente soli”. L’umanità ha sempre saputo gestire le difficoltà. Ce lo insegna la storia e i conflitti mondiali che hanno caratterizzato il Novecento. Adesso siamo in una fase di cambiamento epocale. Da circa un secolo, infatti,  l’umanità non ha subito cambiamenti significativi e ora si trova ad affrontare qualcosa di epocale. Che prima o poi arrivasse era prevedibile, anche se nessuno poteva immaginare che sarebbe stata un’epidemia a cambiare le nostre vite forse per sempre».

 

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