Viaggio a Bordeaux, non solo città del vino ma culla della poesia del Medioevo

24 Luglio 2025

Non solo vino: scopri il fascino di Bordeaux in questo questo viaggio virtuale alla scoperta del valore culturale città, attraverso la sua storia che si incrocia con quella della regina Eleonora d’Aquitania

Viaggio a Bordeaux, non solo città del vino ma culla della poesia del Medioevo

Le pietre di Bordeaux raccontano, in uno straordinario dedalo di strade e di palazzi, secoli di storia e di letteratura. E di grande bellezza: la città si adagia sulle rive della Garonna e coniuga una lunga tradizione mercantile, legata alla produzione di vino a un profilo architettonico ed urbanistico di rara armonia ed eleganza.

Alle origini di Bordeaux

Bordeaux è stata fondata in epoca romana, ma sono rimaste pochissime tracce, se non il percorso della lunghissima rue Saint Catherine che ricalca l’antico cardo: era l’antica Burdigala, un emporium vivissimo malgrado fosse circondato da mortifere paludi che sarebbero state bonificate secoli dopo. D’altra parte l’acqua è presente nelle antiche etimologie: Burdigala è un termine basco che unisce burdi (cioè palude) con gala (cioè rifugi) e la regione di cui è ancora oggi è capoluogo, l’Aquitania, fu così battezzata da Giulio Cesare nel De bello gallico in quanto “paese delle acque” e del vino: se ne parla nel Musèe d’Aquitane dove sono in mostra calici di vetro ed attrezzi usati per rifornire le legioni della preziosa bevanda.

Fra i coltivatori illustri dell’epoca tardoantica ci sarebbe stato anche il poeta Decimo Magno Ausonio, autore di un poema intitolato la Mosella in cui, pur incantato dal paesaggio germanico dolce e tranquillo, ricorda i floridi vigneti aquitanici che si specchiano nelle acque dorate della Garonna.

La rivoluzione di Eleonora d’Aquitania

Ma è nel Medioevo grazie ad Eleonora d’Aquitania che la città inizia a costruire la sua bellezza. Nata a Bordeaux, Aliènor è la donna più importante dell’epoca: regina di Francia a 15 anni e d’Inghilterra a 32. Madre di Riccardo Cuor di Leone e di Giovanni Senza Terra ed impavida protagonista di crociate, amori e storie.

Il nonno Guglielmo IX era padrone di mezza Francia, ma volle essere soprattutto poeta ed è considerato il capostipite dei trovatori, che introdussero una rivoluzione letteraria: l’amor cortese da cui discende il dolce Stil Novo e la poesia di Dante. A creare scalpore, come dice il medievalista George Duby, fu la scoperta, fuori dal quadro coniugale, di un nuovo rituale che codifica le relazioni affettive e carnali tra i due sessi.

Ed è in questo ambiente che si forma e si plasma Aliènor, con i suoi trovatori e con i suoi scandali: per vivacizzare l’atmosfera austera della corte Eleonora invita infatti giullari e trovatori, come il guascone Cercamon, brillante autore di canzoni, tenzoni, sirventesi, pastorelle, assai poco gradito al marito e ai severi dignitari di corte. La giovane segue il re nella seconda crociata molto criticata per la leggerezza dei suoi modi e del suo stesso abbigliamento, facendosi accompagnare dal trovatore Jaufré Rudel, oltre che da un ricco seguito, attraversando in lungo e in largo, per due anni e mezzo, i territori mediterranei, dall’impero bizantino all’Asia minore all’Italia.

Il testamento culturale di Eleonora

La vita di Eleonora è un’avvincente parabola, ricca di amori, avventure, colpi di scena che la vedono di volta in volta trionfatrice o vittima: le figlie – valga solo il caso di Maria di Champagne – non sono da meno della madre, di cui ripercorrono il cammino, favorendo la diffusione dell’arte e della poesia in altri territori e in altre corti europee. Eleonora muore ottantenne, nel 1204, dopo aver visto morire il marito e gran parte dei suoi figli, compreso l’amato Riccardo.

Il monumento funebre, nell’abbazia di Fontevrault, la ritrae severa e composta con un libro aperto tra le mani. L’immagine della cultura cortese, da lei amata, promossa e sostenuta, non potrebbe essere meglio rappresentata. Quel libro è di per sé l’oggetto reale e simbolico della nuova cultura cortese, il segno di una svolta decisiva nei difficili percorsi d’integrazione della donna, che studia, legge e scrive e dice di se stessa attraverso il linguaggio della poesia e dell’amore: la regina dei trovatori ha cancellato di fatto l’espressione secoli bui e lasciato in eredità l’ideale di armonia ed eleganza, che ancora si respira tra le strade di questa bella città.

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