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Umberto Saba e Trieste, itinerario alla scoperta dei luoghi del poeta

Il 9 marzo 1883 nasceva Umberto Saba. Per ricordarlo, andiamo alla scoperta dei luoghi cari allo scrittore in quel di Trieste.

A Trieste, Umberto Saba ha dedicato alcuni dei suoi versi più significativi. Una città che lo ha accolto sin dalla nascita, da cui si è dovuto allontanare suo malgrado a causa della promulgazione delle leggi razziale, a cui è tornato, per costruire il suo rifugio e rimanervi per sempre.

La Trieste di Umberto Saba

Il Ghetto ebraico

Umberto Saba, nato Umberto Poli, ha origini ebraiche. Uno dei luoghi più importanti della sua vita resterà per sempre il Ghetto con la sua varietà di esseri umani che lo abitano. Lo testimonia la poesia “Città vecchia“, una vera e propria dichiarazione d’amore.

Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.

Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.

Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s’agita in esse, come in me, il Signore.

Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.

Del Ghetto come lo ha conosciuto Umberto Saba, oggi non rimane molto. Tutta la zona circostante ha subito vari e vasti rimaneggiamenti e del luogo in cui vivevano centinaia e centinaia di ebrei a Trieste dopo il Seicento, proprio dietro la meravigliosa Piazza Unità d’Italia aperta sul mare, rimane soltanto il ricordo.

È qui che nasce Umberto Saba: in una delle case demolite fra il 1934 e il 1938 in via di Riborgo.

Oggi la zona definita Ghetto comprende l’area compresa fra la Piazza della Borsa, storicamente fulcro economico della città, il Teatro Romano e via Malcanton. È una piacevole meta per una passeggiata: fra le stradine si incontrano negozi di antiquariato e botteghe di libri usati.

La casa di Lina

Nel 1904, Umberto Saba fa un incontro destinato a cambiargli la vita: un amico gli presenta la cugina, la giovane Carolina Wölfler, che diverrà poi sua moglie.

È amore a prima vista, ma i due non si incontrano più per anni, finché non termina il servizio di leva militare e Saba ritorna a Trieste. Proprio intorno a via delle Acque 18 – ora via Ruggero Timeus 12 -, il poeta fa delle lunghe passeggiate sperando di giungere sotto il balcone di Lina nel momento in cui lei sta innaffiando i suoi gerani.

A Lina sono dedicate molte delle poesie di Umberto Saba, fra cui la bellissima “Ed amai nuovamente“:

Ed amai nuovamente; e fu di Lina
dal rosso scialle il più della mia vita.
Quella che cresce accanto a noi, bambina
dagli occhi azzurri, è dal suo grembo uscita.

Trieste è la città, la donna è Lina,
per cui scrissi il mio libro di più ardita
sincerità; né dalla sua fu fin ad oggi mai l’anima partita.

Ogni altro conobbi umano amore;
ma per Lina torrei di nuovo un’altra
vita, di nuovo vorrei cominciare.

Per l’altezze l’amai del suo dolore;
perché tutto fu al mondo, e non mai scaltra,
e tutto seppe, e non se stessa, amare.

Il Cinema Teatro “Italia”

Quando Saba torna dalla guerra, deve trovare un espediente per riuscire a stare a galla, perché i risparmi e il capitale della famiglia non è più sufficiente al suo sostentamento.

Nel 1919 lavora al Cinema Teatro Trieste, una modesta sala per cui Umberto Saba si occupava dei testi promozionali.

La libreria antiquaria

Se c’è un luogo che più di tutti ha significato nella vita “adulta” di Umberto Saba, forse quel luogo è la libreria antiquaria che il poeta acquista in società con l’amico Giorgio Fano da un rivenditore di libri usati.

All’inizio, l’idea è quella di sgomberare la libreria e di rivendere il locale a un prezzo più alto. Ma il fascino del luogo, sito in via San Nicolò, 30, richiama il cuore di Umberto Saba, che convince il socio a riaprire la libreria antiquaria.

Vi lavorerà per tutto il resto della vita. Trentacinque anni in cui l’anima di Saba si intreccia indelebilmente a un luogo in cui ancora oggi si respirano poesia, amore e passione.

Fra queste quattro mura, Saba ha ricreato uno dei suoi rifugi perfetti, uno di quelli che rendono la città di Trieste tanto affascinante nel suo essere ricca di contrasti:

Ho attraversato tutta la città.
Poi ho salita un’erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,

è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest’erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all’ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l’ultima, s’aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un’aria strana, un’aria tormentosa,
l’aria natia.

La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.

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