Sei qui: Home » Società » “Se il mondo alza muri, lo stesso accade dentro di noi”, le parole dello psicoanalista Merli

“Se il mondo alza muri, lo stesso accade dentro di noi”, le parole dello psicoanalista Merli

Come la civiltà in cui viviamo incide sul benessere dei nostri figli? E' a partire da questa grande domanda che Uberto Zuccardi Merli riflette sulle nuove forme del disagio infantile

Giunto alla sua terza edizione, KUM!, il festival a cura dello psicoanalista Massimo Recalcati, torna alla Mole Vanvitelliana di Ancona da venerdì 18 a domenica 20 ottobre.

In attesa del festival, abbiamo interpellato una delle voci più autorevoli di questa terza edizione per riflettere sui nuovi disagi che affliggono la nostra società e in particolare i più i giovani. Si tratta di Uberto Zuccardi Merli, psicoanalista e socio fondatore dell’Associazione Jonas Onlus per la clinica dei nuovi sintomi creata da Massimo Recalcati nel 2003. Da dieci anni è anche il Direttore Scientifico di Gianburrasca-Onlus, importantissimo centro di ricerca per il trattamento del disagio infantile.

Il disagio dei bambini cambia con la società

Alla domanda su quali siano le nuove forme del disagio infantile, Uberto Zuccardi Merli risponde con un’ampia riflessione sul rapporto tra disagio e civiltà, ponendo i due elementi in stretta correlazione. “Il sintomo dei bambini riflette il disagio della società in cui vive – afferma Merli – allo stesso modo il disagio cambia a seconda delle epoche. Si è passati, per esempio, dall’eccesso di disinibizione dell’era berlusconiana a un eccesso difensivo che si manifesta oggi nelle forme della chiusura”.

“Se il mondo alza muri, lo stesso accade dentro di noi”

Dalla difficoltà di accedere al linguaggio, ai disturbi dell’apprendimento, fino allo spettro autistico e al ritiro sociale, la chiusura è uno dei sintomi più manifesti della nostra società. “Se il mondo chiude, alza muri e frontiere, se il mondo è diffidente e si svuota di senso, nel singolo si riflette il medesimo movimento“.  Così il disagio di bambini e ragazzini diventa lo specchio attraverso cui leggere la società e i suoi movimenti. “Il disagio dei ragazzini – continua Merli – riflette qualcosa che si diffonde come atmosfera nel mondo”.

Perché sta aumentando la violenza infantile?

Allo sgretolarsi dell’autorità nella civiltà occidentale, i bambini possono rispondere in modi diametralmente opposti. Da una parte, spiega Merli, “c’è l’iperattività come liberazione di pulsioni incontrollate, dall’altra c’è una chiusura”, una difficoltà ad accedere al mondo e alla vita. “I bambini contemporanei non hanno timore dell’autorità, al contrario dei bambini che crescono sotto regimi autoritari, come la Corea del Nord”. Dunque, la violenza infantile e l’iperattività crescono insieme al processo di liberazione dall’autorità, che è quello che sta accade nella civiltà occidentale. “Non che questo sia un male – prosegue Merli – ma la follia è la parente più stretta della libertà e bisogna mettere in conto nuove forme di disagio”.

Come è cambiata la famiglia

Il contesto famigliare è sempre più frammentato e indebolito. Le famiglie sono libere di farsi e disfarsi, di articolarsi in nuovi insiemi, con effetti di instabilità e smarrimento sconosciuti alle generazioni precedenti. “Quella che la chiesa rivendica come l’unica famiglia autentica non esiste più nel mondo laico – afferma con nettezza Uberto Zuccardi Merli – Ma le funzioni materne e paterne, che non dipendono dalla biologia, devono essere mantenute. Quando mancano, i bambini si smarriscono”. Questo non vuole essere un invito consacrare la famiglia tradizionale come l’unica famiglia possibile, anzi Merli ci apre all’universo di tutte le famiglie possibili: “L’importante non è la biologia, ma piuttosto chi ricopre una determinata funzione all’interno della nucleo famigliare. Ci sono, per esempio, ottime famiglie omogenitoriali”, conclude.

Quella che la chiesa rivendica come l’unica famiglia autentica non esiste più nel mondo laico

Quando manca “il padre”

“Ai bambini oggi manca il padre (e non il papà, sia chiaro!)”, prosegue Merli. Il padre inteso come quella figura che ci apre alla vita, che ci orienta nel mondo e ci avvicina alle sue leggi.

Dove il padre svapora, l’esempio viene a mancare e c’è smarrimento, difficoltà di costruzione e progettazione

Il ruolo delle nuove tecnologie nella crescita

A partire dalla constatazione che i telefonini sono oggetti impossibili da eliminare, Merli evidenzia l’importanza di limitarne l’accesso. “I genitori devono cercare di andare controcorrente, ma è difficile dal momento che sono essi stessi immersi nella corrente e abitati dall’iperattività“. Tuttavia, Uberto Zuccardi Merli non si dichiara apocalittico, né integrato (per dirla alla Umberto Eco). Perché se da una parte la tecnologia facilità l’accesso alla conoscenza, ponendosi come uno strumento democratico, dall’altra non ci abitua alla fatica e “la noia diventa la padrona della nostra esistenza“.

 

 

 

 

 

© Riproduzione Riservata