Ci sono momenti in cui la leggerezza può diventare un antidoto all’angoscia. A questo proposito si è espresso lo psichiatra e filosofo Raffaele Morelli, con alcuni consigli utili a superare il nostro attaccamento alla cose terrene.
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Leggerezza come antidoto all’angoscia
“Leggerezza” non viene intesa come essere leggeri o superficiali, bensì come immaginare che dentro di noi convivono parti alti e parti basse. “Quando chiudo gli occhi e immagino il cielo, io mi immagino il sottile. Quando invece penso alle cose terrene, considero la pesantezza, la materia”. Noi siamo una coniugazione di terra e cielo. Però, molto spesso, siamo prigionieri degli attaccamenti. “Mi ha sempre colpito come il disagio di un abbandono lo facciamo durare anni”, continua Morelli. “Mi manca il suo profumo”, “i suoi vestiti che vedevo appesi”, “il suono delle sua voce”, “quando eravamo seduti a tavola”. Queste sono cose terrestri, e quanto siamo attaccati alle cose sono terrestri!
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Come superare l’angoscia, secondo Morelli
Quando soffriamo, è perché le cose terrestri hanno preso il sopravvento su di noi. “E il cielo? E il cielo spesso è assente”, continua Morelli. Provate a immaginare questa stessa cosa dall’alto. “Quello che al primo piano ci sembra un disastro, insopportabile, insopprimibile, al settimo piano ci permette di contemplare il cielo sottile e ci permette di guardare verso il sole”. Quando arriva la tristezza, puoi anche pensare che è una voce che ti dice “Staccati un po’ dalle cose che vedi”, suggerisce Morelli. “Staccati un po’ dall’idea dei fallimento”, “Staccati un po’ dalle cose terrestri”. Comincia a vedere la tristezza come un qualcosa che porta a mondi più sottili.
Via: Riza