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Politici e social media, come è cambiato il linguaggio?

I social media hanno cambiato la comunicazione politica degli ultimi anni. Dopo il Tweet dell' Azzolina, riflettiamo su questo cambiamento.

Il sistema mediatico degli ultimi anni, come ben sappiamo, ha subito trasformazioni significative dall’avvento dei nuovi media alla fine degli anni ’80. Durante l’ultimo decennio, i social media sono diventati potenti strumenti politici nelle campagne e nel governo.

Di pari passo è cambiato il linguaggio, il concetto di dibattito e di consenso. I like sono diventati più importanti, Twitter e Instagram le nuove “piazze”. Dopo la “poco aggraziata” battuta dell’ex Ministra Azzolina, reduci di una campagna statunitense dove i social media sono stati protagonisti indiscussi, scopriamo insieme come il linguaggio e la comunicazione politica ha subito trasformazioni negli ultimi anni. 

 

Social Media e politica

Nonostante la televisione sia ad oggi ancora il principale mezzo di informazione, è impossibile nasconderci come,  negli ultimi 10 anni, i social media abbiamo preso il sopravvento.  Secondo un’indagine del Censis, che riporta un accurato report il Think Tank “Orizzonti Politici“,  mentre il numero di italiani che “consumano” media tradizionali come Tv dal digitale terrestre, quotidiani e libri è in diminuzione, l’utilizzo di internet e smartphone continua a crescere. 

Questi cambiamenti sono diventati più radicali quando Internet è emerso come sistema di comunicazione per i contenuti politici negli anni ’90. La tecnologia digitale ha inizialmente supportato piattaforme in cui gli utenti potevano accedere a documenti statici e opuscoli, ma presto ha introdotto siti con caratteristiche a “carattere interattivo”.

Il pubblico ha acquisito un maggiore potere politico grazie alle possibilità tecnologiche che gli hanno permesso di reagire agli eventi e alle questioni politiche, comunicare direttamente ai candidati e ai leader politici, contribuire con notizie originali, immagini, video e contenuti politici, e impegnarsi in attività politiche, come lavorare per conto dei candidati, raccogliere fondi e organizzare proteste. Allo stesso tempo, i giornalisti hanno acquisito meccanismi originali per raccontare storie e raggiungere il pubblico. 

I politici Influencer

Come vediamo ogni giorno, in Italia ma anche nel resto del mondo, i leader politici si sono appropriati efficacemente dei social media per raggiungere fini politici, spingendo sempre più spesso i confini dell’azione discorsiva agli estremi. L’uso sfacciato e spesso sconsiderato di Twitter, permette alla classe politica di arrivare in maniera più diretta al pubblico, potendo gestire commenti, dibattiti ecc. 

È importante sottolineare il cambiamento della comunicazione politica e del suo linguaggio, anche in base ai social media utilizzati. Ad esempio, con l’emergere del “Twitterverse” politico, che è diventato un luogo di comunicazione tra i politici, i cittadini e la stampa, ha reso più grossolano il discorso politico, ha favorito la “regola del tweet” e ha favorito la diffusione della disinformazione. Infine, la scomparsa dei punti di informazione locali e il conseguente aumento dei “deserti di notizie” ha permesso ai messaggi dei social media di diventare una fonte primaria di informazioni. 

Lo “scattarrare” della ministra Azzolina

La ex Ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, si è pronunciata riguardo il vitalizio a Formigoni. Con un tweet poco “elegante” scrive: «È come scatarrare sui cittadini onesti».

Da questo, si sono scatenate polemiche accese sul linguaggio utilizzato. Un linguaggio che, purtroppo, sui social, sta diventando sempre meno adeguato. Il Messaggero riporta i commenti che l’Azzolina ha ricevuto sotto il suo Tweet:

«Scatarrare è un termine orribile. Sicuramente da ex ministro un termine equipollente e meno volgare poteva trovarlo», le risponde un utente (Antonella) a cui la ministra replica mostrando la voce Treccani del verbo “sputare” che annovera tra i sinonimi anche “scatarrare”. «Sono d’accordo con Antonella. Il termine non è appropriato ed è volgare. Ho sgranato gli occhi quando l’ho letto perché non potevo credere che provenisse proprio da Lei. Sarebbe stato molto più semplice e più corretto usare il termine “sputare”», scrive un altro utente. C’è pure chi difende Azzolina e protesta contro il vitalizio a Formigoni e scrive persino che più di uno sputo in testa. Un po’ come il reddito di cittadinanza ai boss, non manca di far notare un altro utente ancora. Una gara a chi sputa più lontano. 

 

 

Stella Grillo

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