“La casa in collina” di Cesare Pavese è ambientato tra Torino e le colline circostanti durante gli anni drammatici della Seconda guerra mondiale, il romanzo ci guida nel cuore di una geografia intima e storica insieme.
I luoghi descritti, mai del tutto precisati, ma intensamente evocativi, diventano teatro di riflessione, solitudine, paura e speranza. In questo itinerario letterario, ci mettiamo sulle orme di Corrado, il protagonista, per ripercorrere non solo gli spazi fisici del romanzo, ma anche quei paesaggi morali e interiori che rendono
“La casa in collina” una delle opere più profonde della narrativa italiana del Novecento. Un viaggio che ci conduce dalla città alla collina, dalla realtà alla coscienza.
Itinerario letterario: sulle tracce de “La casa in collina”
Viaggiare con Pavese significa immergersi in un’Italia ferita, colta nel momento in cui l’anima del Paese si confronta con la paura, il silenzio, il peso delle scelte.
Le colline non sono solo un rifugio geografico: sono una soglia tra la responsabilità individuale e l’indifferenza, tra la contemplazione e l’azione.
Camminare oggi tra quei paesaggi, veri o immaginari, significa ancora interrogarsi sul significato del rifugio, della memoria, del ritorno.
La casa in collina non ci offre risposte facili. Ma ci invita, ancora una volta, a salire in collina per guardare in basso, e dentro, con occhi nuovi. Un invito, più che un itinerario. Ma, come tutti i grandi libri, anche questa “casa” è aperta a chi ha il coraggio di entrarvi.
Torino
Il romanzo ha come sfondo Torino, e Corrado, il protagonista, vive in città prima dei bombardamenti. Torino, città della sua quotidianità, è presente come luogo invisibile ma sempre presente.
Percorri via Po, i vicoli storici del centro, fermati in una libreria che tratta classici, immagina Corrado che sfoglia un giornale, che guarda le luci delle strade appena prima di rifugiarsi sulle colline.
Da Torino puoi salire verso la collina che Pavese sceglie come rifugio.
Salendo verso la collina: le alture torinesi
Corrado si ritira sulle colline vicino a Torino, in un “rifugio” lontano dal fragore delle bombe, ospite di Elvira e sua madre. Qui il paesaggio acquista rilievo: il cielo, gli alberi, i boschi sono “contorno e personaggio” del romanzo.
Cammina per sentieri nel verde appena sopra la città, tra prati e boschi, e fermati in punti panoramici: osserva la valle, le coste, le forme della terra che circondano Torino.
È lì che Corrado riflette, ascolta la notte, percepisce la guerra lontana ma dentro di sé. La “casa in collina” immaginata La casa che ospita Corrado non è identificabile con certezza in un edificio reale, ma è ideale: casa-rifugio, casa confine fra la città e la guerra, fra l’intimità e il tempo che cambia.
Puoi immaginare una villa di collina con panorama, con spazi grandi, stanze semplici, terrazza sul bosco. Lì dentro, Corrado legge, cena, dialoga con Elvira e il suo ragazzo Belbo, ascolta la radio e il fragore della storia che irrompe.
Pensa a un portico, un cortile lastricato, un frutteto e una scala che porta al tetto: spazi in cui il protagonista si muove con solitudine e attesa.
Il ritorno verso Torino
Uno dei momenti forti del romanzo è il ritorno: Corrado e Cate scendono verso la città, riflettendo su cosa sia stato il paese dietro di loro, cosa significhi rischiare e agire.
Segui una discesa, un vecchio sentiero, passando per casali, muri segnati, polvere e memoria. In quei tratti puoi sentire il dialogo che Pavese instaura fra città, guerra e coscienza.
Torino riappare come orizzonte fragile, come luogo che guarda e attende il ritorno.
Punti da non perdere
Una vista della città dall’alto, verso le colline che circondano. Torino Un boschetto o un tratto di foresta silenziosa. Un cortile, un porticato antico, un muro buio su cui il protagonista si sofferma.
Una terrazza con vista sulla valle. Una via di mezzo fra collina e città, dove la guerra è solo un’eco. I luoghi immaginari in cui Corrado legge, ascolta la radio, cena al buio.