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Paolo Crepet, “I genitori sono servi dei propri figli”

Cosa rende tanto difficile e delicato il ruolo del genitore al giorno d'oggi? Di cosa hanno bisogno i giovani nel 2023? Ce lo racconta Paolo Crepet nel suo interessante intervento.

Paolo Crepet si è soffermato spesso sul tema dei giovani e sul rapporto fra genitori e figli. Soprattutto a seguito della pandemia e delle sue conseguenze, lo psichiatra, sociologo e saggista torinese ha speso molti dei suoi interventi per sensibilizzare gli adulti sulla tematica e far comprendere loro l’importanza di viaggiare alla giusta lunghezza d’onda rispetto ai giovani, figli di un’era di cambiamenti rapidi ed epocali, di un mondo che corre sempre più veloce.

Nella recente intervista al “Corriere della Sera”, realizzata in occasione dell’uscita del suo nuovo libro “Prendetevi la luna“, Paolo Crepet ha raccontato la sua visione dei giovani d’oggi, del loro rapporto con la realtà, con il desiderio e con la solitudine.

I giovani d’oggi

Vivere nell’epoca dei social media significa vivere in un mondo che si basa sempre di più sull’apparire e sulla rapidità di azione. I giovani, nati già immersi in questa rapidità disarmante, sono figli di una cultura che privilegia più la visualizzazione dello scambio, la reazione della conversazione.

La solitudine è entrata prepotentemente a far parte delle nostre vite. Paradossale, in un tempo in cui siamo costantemente connessi con il resto del mondo, e mostriamo a tutti ciò che stiamo facendo, pensando o sognando. E più condividiamo, più ci sentiamo soli. Ma non riusciamo a fermarci. Questa modalità di vivere e condividere sembra quasi creare dipendenza.

Come se ciò non bastasse, i giovani sono spesso marchiati, identificati genericamente come esseri superficiali, che vivono per l’apparire e non sono dotati di una propria personalità. Paolo Crepet ci ricorda che non stiamo parlando di un gruppo monolitico, di creature senz’anima o di automi, ma di esseri umani caratterizzati da mille sfaccettature, che hanno bisogno di essere compresi, prima di tutto dalla scuola e dai genitori.

Essere genitori secondo Crepet

E se gli insegnanti hanno la loro importanza nell’educazione e nella formazione di un giovane individuo sano e realizzato, secondo Crepet è ovviamente la figura del genitore quella più emblematica per i giovani. Per chi non è nato nell’era digitale e si sta immergendo così tardi nella tecnologia, prendere le distanze è davvero difficile.

Spesso capita che i genitori imitino i comportamenti dei figli sui social, o che sviluppino attaccamenti morbosi che si concretizzano nel controllo eccessivo incentivato da internet e dalle nuove tecnologie.

I figli, afferma Crepet, vanno amati, capiti e supportati con scelte che al giorno d’oggi appaiono coraggiose, ma che in realtà sono semplici, intuitive. La nostra smania di avere tutto si ripercuote anche sui nostri figli, ogni volta che facciamo ottenere loro qualunque cosa desiderino, senza permettergli di sperimentare il desiderio, lo sforzo, l’assenza, l’abbastanza.

Il cellulare, ad esempio, che ormai è diventato un oggetto d’uso comune anche per i più piccoli, non dovrebbe essere elargito così facilmente secondo Crepet.

“Se hai tutto, non cerchi nulla. Una delle applicazioni di intelligenza artificiale più usate dai ragazzi si chiama “Replica”. Non è assurdo? Ogni generazione ha cercato di creare, non di replicare. Si voleva non ribadire, ma stupire, non accettare il frullato di quello che c’è, ma l’invenzione del nuovo.

Noi stiamo diventando soli e ne siamo contenti. Abbiamo smesso di parlarci. Nelle scuole, in famiglia, nelle sezioni, nelle parrocchie, nei circoli o nelle piazze. Se vogliamo salvarci dobbiamo disallinearci, dobbiamo rinunciare all’ovvio, vivere la vita da un punto di vista originale. Non dobbiamo replicare, dobbiamo inventare”.

Paolo Crepet

Paolo Crepet è uno psichiatra, sociologo, educatore, saggista e opinionista italiano nato a Torino il 17 settembre 1951. È il figlio di Massimo Crepet, in passato pro-rettore dell’Università di Padova e professore di Clinica delle Malattie del Lavoro nello stesso Ateneo. Dalla relazione con Cristiana Melis, con cui si è poi sposato, ha avuto una figlia che porta il nome di sua nonna, Maddalena.

Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Padova nel 1976 e poi in Sociologia presso l’Università di Urbino nel 1980, nel 1985 ottiene la specializzazione in Psichiatria presso la Clinica Psichiatrica dell’Università di Padova. Ha conosciuto, da giovane, Franco Basaglia, avvicinandosi alle sue posizioni antipsichiatriche.

Dopo aver lavorato all’ospedale psichiatrico di Arezzo, lascia l’Italia per trasferirsi in India, per tre anni, e poi spostarsi in Danimarca, nel Regno Unito, in Germania, in Svizzera e nella Repubblica Ceca. In seguito, insegna a Toronto, a Rio de Janeiro e presso il Centro di Studi Europei di Harvard; decide poi di tornare in Italia per seguire Basaglia a Roma.

Spesso ospite in televisione, è divulgatore e opinionista in moltissime trasmissioni. Nel 2013 è stato presidente della Giuria dei Letterati del Premio Campiello. Come scrittore vince nel 2015 il Premio letterario La Tore Isola d’Elba alla carriera.

 

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