Agli Oscar vince l’integrazione con Green Book e Bohemian Rhapsody

25 Marzo 2020

Green Book e Bohemian Rhapsody trionfano agli Oscar. Due film che raccontano storie di integrazione tra culture e desiderio di affermare il proprio talento

Agli Oscar vince l'integrazione con Green Book e Bohemian Rhapsody

MILANO – Green Book acclamato agli Oscar, vince il premio come miglior film (Peter Farrelly), migliore sceneggiatura (Peter Farrelly) e miglior attore non protagonista (Mahersala Ali). Rami Malek ha vinto il Premio Oscar come miglior attore per la sua performance in Bohemian Rhapsody, la biopic su frontman dei Queen Freddie Mercury, un film che si è aggiudicato altri due Oscar per il sonoro e per il miglior montaggio. Due film che raccontano, in maniere diverse, storie di integrazione tra culture e il desiderio di affermazione di chi ha un talento da regalare al mondo.

Green Book racconta la storia di Tony Lip (interpretato da Viggo Mortensen, candidato ma non vincitore come miglior attore), un buttafuori italoamericano dalla dubbia scolarizzazione alle prese con un momento economico difficile, che lo costringe ad accettare un lavoro al limite dello scandalo per il costume dell’epoca (anni Sessanta): diventare l’autista di un afroamericano. Don Shirley è un pianista jazz di fama mondiale, risiede a New York ma deve affrontare un tour negli Stati americani del sud, per niente accoglienti nei confronti delle persone di colore. Negli anni Sessanta l’apartheid è un dato di fatto, accettato dai più come lo stato naturale delle cose. Per questo esiste il Negro Motorist Green Book, una guida che racchiude al suo interno gli hotel, i ristoranti, le stazioni di servizio “black-friendly”, dove gli afroamericani possono sostare senza temere per la propria incolumità.

Seguendo le indicazioni del Green Book la strana coppia Tony-Don inizia un viaggio che mette in luce le contraddizioni feroci della disuguaglianza razziale: il datore di lavoro è un nero, l’autista è un bianco. Il ricco è un nero, il povero è un bianco. L’uomo acculturato è Don, Tony non esista a far mostra della sua scarsa raffinatezza in quanto a gusti musicali e letterari. Lo stile di vita borghese, insomma, è Don a possederlo. Eppure, è lui che non viene ammesso nei ristoranti, negli alberghi migliori, che non riceve le attenzioni del personale di servizio. Un mondo capovolto insomma, che sembra appartenere a secoli e secoli fa, e fa parte invece della nostra storia recente.

Nonostante non sia piaciuto a tutti (Spike Lee ha addirittura abbandonato la sala degli Oscar durante la premiazione), Green Book riesce a smascherare il pregiudizio razziale con efficacia, senza pesantezze didascaliche e moraliste: racconta l’amicizia tra due uomini, molto diversi tra loro, a cui la società aggiunge una diversità incolmabile ma allo stesso tempo evidentemente falsa e inconsistente.

Un discorso analogo vale per Bohemian Rhapsody, la biopic sulla vita di Freddie Mercury. Anche per questo film le critiche sono state numerose, soprattutto da parte dei fan della prima ora dei Queen. Molti non hanno gradito le incongruenze con la vita di Freddie: un esempio su tutti, lo scioglimento della band nel 1983 è un’invenzione del regista, i Queen non si sono mai sciolti, si sono solamente presi una pausa dall’incisione di nuovi dischi. Allo stesso modo, Mercury ha scoperto di essere sieropositivo solo nel 1987, e non prima dell’epico concerto del 13 luglio 1985 rappresentato nel film.

L’interpretazione di Rami Malek, però, ha stupito tutti, anche i critici più accaniti. L’attore, reso famoso per la sua interpretazione nella serie Mr Robot (disponibile su Prime Video), si è immedesimato con le movenze, le espressioni, la personalità del cantante dei Queen riuscendo a restituirne un’immagine degna della sua grandezza di artista. Il Freddie Mercury di Malek è umano, alle prese con le difficoltà di essere un omosessuale figlio di immigrati, per giunta con i denti grossi (Freddie Mercury aveva in effetti due incisivi superiori in più. Per questo, la sua apertura palatale era più ampia, e permetteva di conseguenza un’ampiezza vocale maggiore).

Più volte nel film Freddie viene chiamato spregiativamente “Paki” (nonostante non fosse Pakistano), e preso in giro per la grandezza della sua dentatura, in primis dai suoi compagni di band, che durante il suo provino lo scherniscono dicendogli che non potrà mai fare il frontman con dei denti del genere. Nonostante ciò, Freddie-Rami va avanti per la sua strada, consapevole del suo amore per la musica e forte del suo indiscutibile talento. Fino a diventare un icona della musica mondiale.

Ed è proprio questo il messaggio che Rami Malek stesso, anche lui figlio di immigrati, ha lanciato nel suo discorso di ringraziamento per il Premio Oscar, rivolgendosi a tutte quelle persone in difficoltà nel trovare la propria strada: “Abbiamo fatto un film su un omosessuale, un immigrato che ha vissuto la sua vita cercando di essere se stesso senza doversi giustificare con nessuno. E il fatto che io sto celebrando lui e la sua storia qui con voi oggi è la prova che abbiamo bisogno di storie come la sua, che desideriamo ascoltare storie come la sua.”

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