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Nicola Zingaretti, ”La politica deve ripensare totalmente il modo di fare cultura”

La cultura? Un elemento trasversale, capace di portare sviluppo, produrre un'identità comune e dare un'idea di territorio. E' quanto affermato da Nicola Zingaretti, candidato governatore del Lazio per il Pd...

Il candidato governatore del Lazio per il Pd spiega il ruolo strategico ricoperta dalla cultura all’interno del suo programma e sottolinea l’importanza di investire in politiche culturali

 

Libreriamo sta conducendo un’inchiesta in vista delle prossime elezioni del 24-25 febbraio, chiedendo ai vari candidati il loro impegno nel valorizzare la cultura. Riportiamo l’impegno per la cultura dell’Onorevole Nicola Zingaretti, candidato governatore del Lazio per il Pd

MILANO – La cultura? Un elemento trasversale, capace di portare sviluppo, produrre un’identità comune e dare un’idea di territorio. E’ quanto affermato da Nicola Zingaretti, candidato governatore del Lazio per il Pd. Zingaretti spiega il ruolo strategico ricoperta dalla cultura all’interno del suo programma, sottolinea l’importanza di investire in politiche culturali e critica parte della attuale classe politica che non ha mai creduto al valore della cultura come straordinaria risorsa di crescita economica.

All’interno del suo programma, che ruolo ricopre la cultura?
Ci sono settori strategici fondamentali da cui vogliamo partire per rilanciare la nostra Regione. La cultura senza dubbio rappresenta una grande risorsa del territorio, ma è necessario ripensare totalmente il modo di ‘fare cultura’. Per noi, la cultura non è solo un capitolo specifico del programma, o un settore da finanziare ma è un elemento trasversale a tutto. Un’idea di sviluppo: è una risorsa economica per uscire dalla crisi investendo nel turismo e nella creatività;  è uno strumento di democrazia perché produce identità comune e cittadinanza consapevole; è coesione sociale e lotta all’esclusione; è un’idea di territorio, fondata sull’importanza spazio comune da riconquistare e non sui recinti e il privato da difendere, sulla bellezza e non sulla speculazione.

Se dovesse vincere le elezioni, quale sarebbe il suo primo impegno nei confronti della cultura?
Anche in questo caso la parola d’ordine deve essere trasparenza. L’investimento a favore delle politiche culturali va riprogrammato seguendo logiche territoriali, meno fondi a pioggia e più sostegno all’innovazione. Secondo: valorizzazione degli spazi. Quelli esistenti da aprire e rendere fruibili. E poi mettere a disposizione spazi pubblici inutilizzati da gestire insieme a cittadini e associazioni per laboratori e luoghi di incontro aperti ai territori. Da noi moltissimi giovani e meno giovani arrivano con l’idea di fare cinema e teatro e vogliono studiare, prepararsi e avere la possibilità di dimostrare il loro talento. Per questo abbiamo tante compagnie e tante realtà diverse che fanno cultura. Dobbiamo lavorare con queste forze e fare di tutto per non spegnere il loro entusiasmo.

Crede si sia fatto abbastanza in passato per salvaguardare e promuovere la cultura nella Regione, dalla lunga e rinomata tradizione culturale e artistica?
Io sono convinto che un Paese senza cultura sia un paese senza memoria e senza futuro. Quindi tutto ciò che è stato fatto finora deve essere considerato sempre poco, perché c’è sempre ancora molto da fare. Il tema in estrema sintesi è chiaro: il Lazio ha un’immensa ricchezza culturale, di beni e di produzioni. Manca però un’identità culturale riconoscibile che lo rappresenti nel mondo e che ne valorizzi i tesori.  
 
Qual è il suo impegno nei confronti di centri di cultura come scuole, biblioteche, librerie, teatri?
Scuole, librerie, teatri, cinema sono i rami di un unico grande albero che vogliamo far crescere e di cui vogliamo prenderci cura. Sono presidi di civiltà e di civismo sul territorio. Nel Lazio queste strutture hanno sofferto più di altre la crisi, rischiando di chiudere, vanificando così il lavoro già fatto e togliendolo a migliaia di persone. Vogliamo lanciare un grande piano di valorizzazione di questi spazi per impedire questa emorragia, perché il pericolo è che, se i rami vengono tagliati, alla fine muore anche l’albero.
 
Cosa risponde a chi afferma che ci sia una scarsa considerazione nei confronti della cultura da parte dell’attuale classe politica?
Una parte della attuale classe politica della destra italiana non ha mai creduto al valore della ‘cultura’. C’è chi addirittura si è spinto a dire che ‘con la cultura non si mangia’: in un Paese che possiede la grande parte del patrimonio artistico, culturale e archeologico di tutto il mondo non è solo una frase offensiva, è un clamoroso errore strategico, perché la cultura rappresenta anche una straordinaria risorsa di crescita economica. Ovviamente, non tutti sono stati uguali. A Roma, ad esempio, negli anni centrosinistra si è affermata una politica che ha puntato sull’apertura di grandi spazi culturali ha portato a raddoppiare il numero di visitatori dei musei, o alla nascita di luoghi come l’Auditorium Parco della Musica, prima struttura in Europa per numero di paganti. A dimostrazione che aumentando l’offerta culturale aumenta anche la fruizione e la domanda.

Quali sono le sue letture ed i suoi scrittori preferiti?
‘Se questo è un uomo’ di Primo Levi e ‘L’Agnese va a morire” di Renata Viganò sono state due letture importanti che mi hanno emozionato e formato negli anni in cui iniziavo il mio impegno politico. Amo molto i grandi narratori, soprattutto i classici russi e i gialli di Georges Simenon, che trovo geniale e anche appassionante. Poi, ovviamente, leggo anche molta saggistica più legata all’attualità. La lettura è la prima finestra aperta sul mondo. Invito i miei figlie e comunque i più giovani a leggere, perché leggere è come viaggiare.

25 gennaio 2013

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