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“Madame Bovary una poesia di Baudelaire”, la gaffe di Rocco Casalino in tv

Il responsabile comunicazione del M5s nel corso della trasmissione “Belve” ha commesso l'errore di associare "Madame Bovary" alle opere di Charles Baudelaire

Attribuire a Baudelaire un’opera di Flaubert. Rocco Casalino, responsabile della comunicazione del Movimento 5 Stelle, è stato ospite di Francesca Fagnani a Belve. L’ex portavoce del premier si è confidato in una lunga intervista, dal suo rapporto con Giuseppe Conte, gli inizi e il suo ruolo nel M5S, all’esperienza pregressa al Grande Fratello, fino a toccare temi anche intimi. Nel corso dell’intervista Casalino ha confessato di aver dedicato molto tempo allo studio della letteratura italiana. Ma tale affermazione lo ha esposto ad un errore grossonano.

La gaffe su Baudelaire

La conduttrice Francesca Fagnani ha chiesto a Rocco Casalino quali fossero i suoi “classici di riferimento” e lui cita “Dostoevskij sicuramente, Pirandello, Moravia, Baudelaire…”. La Fagnani quindi incalza: “Mi dica una poesia di Baudelaire, il titolo”. E Casalino inciampa: “Io non ricordo tutte le cose che leggo, mi ricordo il senso delle cose… Aspetta, adesso ricordo Baudelaire: Madame Bovary?“.

“Ma come Madame Bovary?! Guardi, sta peggiorando la sua situazione”, risponde in modo ironico e piccato la padrona di casa. Madame Bovary è infatti un romanzo di Gustave Flaubert, non è una poesia e soprattutto non è un’opera appartenente a Baudelaire.

Madame Bovary

Madame Bovary” è uno dei romanzi più importanti di Gustave Flaubert, pubblicato dapprima a puntate sul giornale «La Revue de Paris» tra il 1 ottobre e il 15 dicembre 1856. La storia è quella della moglie di un medico di provincia, Emma Bovary, che allaccia relazioni adulterine e vive al di sopra dei suoi mezzi per sfuggire alla noia, alla banalità e alla mediocrità della vita di provincia. Si tratta di una delle maggiori opere della letteratura francese e mondiale.

Appena uscito, il romanzo fu attaccato dai pubblici inquirenti del Secondo Impero per immoralità e oscenità. Il processo a Flaubert, iniziato nel gennaio 1857, rese la storia immensamente famosa. Dopo l’assoluzione dell’autore il 7 febbraio 1857, il romanzo fu pubblicato in libro, in due volumi, il 15 aprile 1857 presso Michel Lévy frères. La prima tiratura di 6750 copie ebbe immediato successo per l’epoca: fu esaurita in due mesi. È considerato uno dei primi esempi di romanzo realista. Una delle prime edizioni fu illustrata dal pittore Charles Léandre.

Dalal celebre opera di Flaubert deriva il termine “Bovarismo”, una parola che se ci pensiamo coinvolge una miriade di donne (e anche uomini) costrette a vivere l’apatia del provincialismo. La voglia di fuggire dagli stretti confini di una piccola città che non offre l’opportunità di poter vivere i propri sogni.

E Flaubert ha avuto la sensibilità di interpretare questa sofferenza, traducendola in un romanzo che merita di essere letto sempre, anche perché rivela contemporaneità. Il bovarismo è sempre attuale per chi vive la prigione del provincialismo.

Resta inteso che non tutti vivono la provincia con sofferenza, proprio per questo il bovarismo riesce a denotare con precisione chi ne rimane colpito.

Charles Baudelaire

Charles Baudelaire nacque a Parigi il 9 aprile 1821. Con Flaubert condivide la nazionalità, ma le affinità con l’autore di “Madame Bovary” finiscono qui. Nonostante non avesse pubblicato ancora nessuna opera, già nel 1843 Baudelaire era conosciuto nei circoli letterari parigini come un dandy dedito a spese e lussi che spesso non poteva neppure permettersi, circondandosi di opere d’arte e libri. Il 1845 segna il suo esordio come poeta, con la pubblicazione di “A una signora creola”. Padre dei simbolisti e idolo dei decadenti, Baudelaire ha ispirato tutti i suoi successori illustri, come Rimbaud, Breton, Mallarmé, ma anche Pascoli, D’Annunzio, Pirandello e Svevo. Malato, cerca nell’hashish, nell’oppio e nell’alcol il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo ucciderà a soli 46 anni.

All’interno della raccolta i temi trattati spesso toccano il provocatorio, andando dall’utilizzo di droga, al vino, alla morte, al sesso, tanto da venire accusata dalla direzione della Sicurezza pubblica come oltraggiosa alla morale pubblica. Inutile però dire il contributo de “I fiori del male” alla letteratura mondiale e all’immaginario collettivo: infatti il poeta ha creato un nuovo modo di poetare, fondato sul verso libero, i simboli, le allusioni sonore in cui ogni cosa è legata ad un’altra da un filo invisibile che solo la Natura conosce.

Tra le sue poesie più conosciute, la più famosa è “L’albatro”, vero e proprio manifesto della sua poetica.

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