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La “movida” e la vita di prima che non c’è più

Il prof. Lancini oggi ci illustra la paura degli adolescenti per la vita di prima che non c'è più e le ragioni che li spingono a restare a casa

Anche nelle prime fasi successive al lockdown gli adolescenti continuano ad essere la fascia della popolazione che più sorprende. All’inizio dell’emergenza sono stati descritti come temerari e trasgressivi, irresponsabili e incapaci di attenersi alle regole necessarie a contenere la diffusione dei contagi. In realtà la maggior parte di loro ha attraversato le fasi più restrittive dimostrando responsabilità e resilienza. Hanno colto subito che la vita di prima non c’è più.

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Assembramenti impavidi

In prossimità delle riaperture si sono moltiplicate le voci di chi invitava i genitori a prepararsi ad arginare i giovani figli impavidi. Adolescenti pronti a riprendersi la vita con boccate d’aria piene di virus, mossi dal senso di onnipotenza e invincibilità che avrebbe messo a rischio, insieme a loro, anche gli allentamenti governativi e le vacanze degli italiani.
In ingresso, così come in uscita dal lockdown, il sentire comune ha imputato agli adolescenti la responsabilità di movida e assembramenti. Spesso, in realtà, movida e assembramenti hanno visto come protagoniste fasce della popolazione con qualche decennio in più. A meno che non si considerino giovani adolescenti anche i trentacinquenni, dato che le fotografie inquadravano volti di una certa età. Senza tener conto del fatto che il termine movida non è mai stato utilizzato da un adolescente negli ultimi vent’anni. 

Tutti tana e scuola

Dove è finita quindi la maggior parte dei nostri ragazzi? In questi giorni, con la fine dell’anno scolastico, scopriremo se, come molti sostengono, siano stati i compiti, le lezioni e le interrogazioni a distanza a tenerli rinchiusi in casa. Ascoltando alcuni di loro sembra che esistano altre ragioni dietro la riluttanza a uscire e a riprendere la vita sociale. Sindrome della capanna o della tana? Forse, ma non solo. La difficoltà non riguarda esclusivamente l’abbandono del nido familiare, divenuto rifugio sicuro nel quale permanere per sottrarsi dal confronto con le impegnative richieste di un mondo competitivo e individualista.  

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L’aria che tira non è delle migliori

La riapertura comporta nuovi imprevedibili cambiamenti che spaventano e angosciano. Il lockdown è finito ma nulla fuori è come prima. La vita di prima non c’è più. Ogni area della vita è incerta, dalle vacanze, alla modalità di ritorno a scuola prevista per settembre. La perdita di interesse per il presente è profondamente legata all’impossibilità di pensare, sognare e progettare il futuro, in un presente, peraltro, ancora abitato da pensieri di morte e vissuti depressivi.

La vita di prima che non c’è più e il domani

Gli adolescenti si nutrono del pensiero del domani, che, a quell’età, è al tempo stesso temuto e ricercato. Un futuro che, a oggi, appare davvero nebuloso e incerto, anche rispetto all’evolversi della situazione sanitaria. È per questa ragione che molti di loro sono indignati nei confronti di chi non assume comportamenti responsabili e temono ancora di poter contagiare i propri cari. Dopo essere stati necessariamente privati di esperienze e tappe importanti della loro giovane vita, non possono far finta di niente e ritornare sulle scene sociali come se nulla fosse successo, credendo a chi li infantilizza con slogan che sostengono che in futuro andrà tutto bene.   

Promuovere il futuro

Chi descrive gli adolescenti come beneficiari di un vantaggio secondario, la promozione a scuola, non considera quanto siano stati realmente coinvolti. Oltre ai gravi lutti che hanno colpito alcuni, tutti devono dare senso a quanto sta accadendo e fare i conti con una prospettiva futura ancora più opaca e incerta. Il rischio è che venga sempre più compromessa anche la fiducia negli adulti. Progettare la ripresa del nostro paese non può prescindere da un’attenzione spasmodica nei riguardi delle nuove generazioni. Occorre riconsegnare loro la possibilità di vivere il presente e immaginare il futuro. Occorre recuperare la vita di prima che ora non c’è più. A partire dalla scuola e da adulti che non facciano finta che agli adolescenti non è successo niente.

Matteo Lancini

Psicologo e psicoterapeuta. Presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano. Docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca. Autore di numerose pubblicazioni sull’adolescenza, le più recenti: Il ritiro sociale negli adolescenti. La solitudine di una generazione iperconnessa (Raffaello Cortina, 2019). Cosa serve ai nostri ragazzi. I nuovi adolescenti spiegati ai genitori, agli insegnanti, agli adulti. (Utet, 2020).

Carmen Giorgio

Psicologa e psicoterapeuta. Socia dell’Istituto “Minotauro” di Milano.

 

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