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L’importanza dell’amicizia durante l’adolescenza

Prosegue la rubrica del professor Lancini che ci spiega l'importanza dell'amicizia nelle diverse tappe dello sviluppo adolescenziale

Per i figli della famiglia odierna il legame d’amicizia con i coetanei nasce davvero molto presto. Le ragioni vanno al di là dei reali bisogni e delle intenzioni dei bambini. La socializzazione viene promossa sin dalla più tenera età come esperienza di crescita privilegiata. Mentre i genitori lavorano, i bambini frequentano coetanei all’asilo, alle scuole materne e primarie, ma anche nelle attività programmate nella seconda parte del pomeriggio. L’amicizia e la precocità sociale dei ragazzi e delle ragazze del nuovo millennio è frutto del modello educativo dal quale provengono. Sono stati bambini che hanno trascorso molte ore al giorno immersi nelle relazioni con i pari. Hanno imparato anzitempo a stabilire buoni rapporti traendone nutrimento affettivo e diventando socialmente molto competenti. Il bisogno di circondarsi di amici si mantiene nel tempo, fino all’adolescenza, periodo in cui questa necessità raggiunge l’apice.

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Migliore amico e compagnia

Nelle diverse tappe dello sviluppo adolescenziale le relazioni amicali assumono connotazioni peculiari. Tra la vasta gamma di compagni, soprattutto in preadolescenza, si stabilisce un’amicizia e un rapporto privilegiato con l’amico/a del cuore. La qualità del legame esclusivo con i genitori dell’infanzia viene trasferita nella relazione con il migliore amico assumendo caratteristiche fase-specifiche e diventando funzionale alla crescita. Le capacità sociali acquisite dai ragazzi consentono poi di traghettare dai gruppi organizzati e gestiti dagli adulti a quelli spontanei. La comitiva d’amici, prima monosessuale e poi mista, diventa il trampolino di lancio verso l’esplorazione del mondo esterno. Il gruppo assume un forte potere orientativo rispetto alle scelte e all’assunzione di valori che permettono di differenziarsi dalle identificazioni primarie, contribuendo così alla nascita di soggetti nuovi, autonomi.

Amicizia “on life”

Le preoccupazioni dei genitori, e degli adulti in genere, nei riguardi del mondo esterno, percepito come sempre più pericoloso, ha contribuito, negli ultimi decenni, alla chiusura degli spazi di socializzazione spontanea. Così, le ultime generazioni di adolescenti hanno sostituito le esperienze all’aperto con quelle rese possibili da internet. Dal corpo libero di giocare ed esprimersi in cortili e giardinetti si è passati alle battaglie e piazze virtuali, unici ambienti possibili dove sperimentarsi in spazi non presidiati dagli adulti. Qui è possibile affrontare le sfide della crescita, salvaguardando il corpo che rimane al riparo nella propria stanza. Social network e videogiochi consentono di restare in contatto, mantenendo attive le relazioni esistenti d’amicizia e avviandone di nuove. La rete diventa un luogo in cui sperimentarsi nella realizzazione dei compiti evolutivi. Una palestra dove cimentarsi nelle relazioni amicali e di coppia.

Dipendenza dai coetanei?

Tuttavia, con l’arrivo dell’adolescenza, spesso cessa l’indulgenza dei genitori verso il tempo che i figli dedicano agli amici. La ricerca dei coetanei, sia dal vivo che attraverso gli strumenti virtuali, viene interpretata come fonte di distrazione che allontana dai doveri e dallo studio. Gli adolescenti di oggi, cresciuti in un clima familiare ed extrafamiliare ad alta intensità affettiva, non sono avvezzi a sperimentare quote di noia e solitudine. Anche lo studio non può essere un’esperienza isolata ma necessita di una finestra online sempre in collegamento con il mondo dei coetanei.

In adolescenza, avere tanti amici e un numero elevato di contatti mitiga la paura di rimanere soli, testimonia il proprio successo sociale e rifornisce del riconoscimento necessario per sentire di avere valore. È sempre stato così, ma per chi è cresciuto immerso, sin dalla più tenera età, in un bagno di relazioni amicali, lo è in modo ancor più significativo.   

Matteo Lancini

Psicologo e psicoterapeuta. Presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano. Docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca. Autore di numerose pubblicazioni sull’adolescenza, le più recenti: Il ritiro sociale negli adolescenti. La solitudine di una generazione iperconnessa (Raffaello Cortina, 2019). Cosa serve ai nostri ragazzi. I nuovi adolescenti spiegati ai genitori, agli insegnanti, agli adulti. (Utet, 2020).

Carmen Giorgio

Psicologa e psicoterapeuta. Socia dell’Istituto “Minotauro” di Milano.

 

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