Era lunedì 27 gennaio 2020 quando la Cina intera iniziò ufficialmente la quarantena. Una misura presa con fermezza dalle autorità di Pechino nel tentativo di fermare l’epidemia di Coronavirus. Ai giornalisti del New York Times la vicenda ha ricordato un episodio risalente al Seicento, quando il villaggio di Eyam in Inghilterra si sacrificò per evitare che la peste bubbonica arrivata in città si diffondesse altrove.
Ecco, la storia riportata dal New York Times.
La storia di Eyam
Una vicenda che ad alcuni cittadini britannici ricordava la storia di Eyam, un villaggio della contea del Derbyshire, simbolo nel Seicento del sacrificio cui fu chiamata tutta la Gran Bretagna. Il villaggio fu colpito nel 1665 da un’epidemia di peste bubbonica, dovuta inconsapevolmente ad un sarto locale, George Viccars, in arrivo da Londra con abiti infestati da pulci.
La scelta dei cittadini di Eyam
Per arrestare il dilagare dell’epidemia nelle località limitrofe, i cittadini di Eyam decisero spontaneamente di mettersi in quarantena, rimanendo completamente isolati per i quattordici mesi successivi. Le provviste arrivavano dalle campagne e i soldi lasciati in un pozzo d’acqua con aceto disinfettante. Dopo un anno, la popolazione di Eyam si era drasticamente ridotta. Dei 350 abitanti sopravvissero un centinaio, mentre i villaggi si salvarono grazie alla scelta coraggiosa degli abitanti di Eyam.
Il racconto di Defoe
La “Grande Peste” che appestò Londra fra il 1664 e il 1666 è protagonista nel romanzo di Daniel Defoe, “Diario dell’anno della peste”, un vivido resoconto redatto dallo scrittore che aveva assistito alla grande tragedia ancora bambino. Un racconto di grande precisione documentaria basato su documenti ufficiali e reso emozionante dalla capacità di rievocazione e dall’abilità narrativa del grande scrittore.
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altre fonti per l’articolo: Corriere.it