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“Emergenza cultura”, la protesta di sabato 7 maggio a Roma

La manifestazione “in difesa dell’articolo 9” della Costituzione anticipata oggi da una conferenza stampa

MILANO – Emergenza Cultura, è la manifestazione “in difesa dell’articolo 9” della Costituzione che si terrà a Roma questo sabato e sarà anticipata oggi da una conferenza stampa. Il corteo di domani si muoverà alle 11 da piazza della Repubblica attraverso via Vittorio Emanuele Orlando, Largo di Santa Susanna e via Barberini per giungere alle 13 in piazza Barberini.

LA PROTESTA – Tutto è partito dallo storico dell’arte Tomaso Montanari che ha creato questa iniziativa a seguito alla “preoccupazione per le condizioni in cui viene lasciata la cultura nel nostro paese”. La cosiddetta “deriva culturale” preoccupa gli addetti ai lavori e non solo, per questo è stata indetta la manifestazione di sabato 8 a Roma.  Una rivendicazione pacifica del diritto a una cultura più fruibile e tutelata. La manifestazione non è solo contro il Governo e la riforma Franceschini ma avversa anche le “grandi opere” richiedendo più sicurezza per il nostro territorio.

OBIETTIVI – La manifestazione chiederà al governo Renzi di sospendere l’attuazione dello Sblocca Italia, della Legge Madia e delle ‘riforme’ Franceschini: perché si apra un vero dibattito, nel Paese e nel Parlamento, sul futuro del territorio italiano, bene comune non rinnovabile.

IL MANIFESTO – Nel manifesto pubblicato sul sito viene lanciata l’emergenza per la cultura: “Noi vogliamo che la cultura sia davvero un servizio pubblico essenziale: che le biblioteche e gli archivi funzionino come negli altri paesi europei, che i musei siano fabbriche di sapere, che le scuole formino cittadini e non consumatori, che la salvezza dell’ambiente in cui viviamo sia l’obiettivo più alto di ogni governo”.

LA DICHIARAZIONE D’INTENTI – A chiarificare il concetto la dichiarazione d’intenti: “dai musei alle biblioteche, dagli archivi, ai siti archeologici, agli istituti di restauro, all’insegnamento della storia dell’arte, tutto ciò che non è immediatamente riconducibile a fonte di profitti è in stato di abbandono, quasi che l’unica dimensione degna di interesse per la comunità sia quella biecamente economica”.

 

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