Sei qui: Home » Società » Il discorso di Giacomo Matteotti al Parlamento

Il discorso di Giacomo Matteotti al Parlamento

A cento anni dal celebre discorso di Matteotti alla Camera, un atto d’accusa clamoroso verso le elezioni che avevano portato al potere il partito fascista, rileggiamo gli estratti principali in cui condannava le illegalità e le brutalità della nascente dittatura di Mussolini.

Il 30 maggio 1924 il deputato socialista Giacomo Matteotti tenne un discorso alla Camera dei Deputati per contestare i risultati elettorali del 6 aprile di quell’anno che portarono alla vittoria il “listone” guidato da Benito Mussolini e successivamente alla morte dello statista che oggi viene ricordato alla Camera dei Deputati con una mostra.

Il suo discorso era stato un atto d’accusa clamoroso e aveva suscitato grande ira tra gli esponenti del partito fascista. Una pagina nera della storia italiana.

Il discorso di Giacomo Matteotti al Parlamento

“Nel dilemma tra il consenso e la forza, voi cercate di avere il consenso con la forza”, così Giacomo Matteotti condannava le illegalità e le brutalità della nascente dittatura di Mussolini. Le due parole che ricorrono maggiormente nel suo discorso sono “consenso” e ” forza”. Riprendiamo di seguito alcuni passaggi di quel discorso, che potete ritrovare integralmente a questo link.

“[…] Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. […] L’elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. […] Per vostra stessa conferma (dei parlamentari fascisti) dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà… […] Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse.”

“Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta.

Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo.

Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni.”

La mostra

In occasione del centenario dal discorso di Giacomo Matteotti, a Montecitorio viene inaugurata una mostra allestita in Transatlantico. Alle 11 la cerimonia celebrativa in emiciclo con l’introduzione del Presidente Lorenzo Fontana e la partecipazione del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Presenti, tra gli altri, il Presidente del Senato Ignazio La Russa, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Vicepresidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso. Nel pubblico oltre gli 300 studenti.

La mostra – organizzata in collaborazione con il Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della morte di Giacomo Matteotti – raccoglie una sintesi dell’attività del deputato attraverso i documenti dell’archivio storico e della Biblioteca della Camera, i resoconti parlamentari, altri documenti e una selezione dello scambio epistolare con la moglie Velia Titta, forniti dalla Fondazione di Studi storici “Filippo Turati” e dalla Fondazione Giacomo Matteotti ETS.

L’esposizione sarà poi visibile al pubblico in occasione dell’edizione speciale di Montecitorio a Porte Aperte del 2 giugno. Successivamente sarà trasferita nel Corridoio dei Busti, che è tappa del percorso delle periodiche visite delle scolaresche.

Io vi accuso, Giacomo Matteotti e noi

Nell’agosto di un secolo fa, nel 1924, fu trovato il corpo di Giacomo Matteotti. Chiamato “Tempesta” per il carattere focoso, Matteotti, 39 anni, era stato rapito e ucciso il 10 giugno 1924, dopo quel 30 maggio in cui aveva pronunciato in parlamento un discorso contro le irregolarità e le violenze che avevano condizionato le elezioni di primavera, le ultime prima della dittatura. 

Matteotti è diventato un simbolo. Ma chi era davvero quest’uomo, che nemmeno da morto è stato lasciato in pace?

Lo scopriamo attraverso l’inchiesta giornalistica di Concetto Vecchio, quirinalista del quotidiano “La Repubblica”, autore di “Io vi accuso. Giacomo Matteotti e noi” (Utet), il racconto della vita di Matteotti partendo dai luoghi e dalle testimonianze dirette, dalle carte degli interventi parlamentari e dalle lettere d’amore alla moglie Velia. Un viaggio attraverso l’Italia, dalla casa natale nel Polesine alla tomba fino al palazzo del quartiere Flaminio da cui uscì per l’ultima volta prima di trovare la morte.

Nella live Instagram con Silvia Grassi, ripercorriamo il filo invisibile che lega la storia di Matteotti a noi.

“Matteotti è un uomo molto solo, isolato anche dentro al suo partito, quello socialista, fin dal principio denuncia la violenza”

Mussolini e Matteotti. Due vite parallele eppure così distanti. Uno è diventato il Duce d’Italia. L’altro il suo più fiero oppositore, due figli del socialismo. Due outsider, quasi coetanei, entrambi venivano dalla profonda provincia e stavano nello stesso partito. Quando le loro strade si separano irrimediabilmente?

Di seguito, l’intervista all’autore.

 

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Un post condiviso da Libreriamo (@libreriamo)

 

 

© Riproduzione Riservata