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I versi di Valerio Magrelli Sul significato della nascita di Gesù

Leggiamo questi bellissimi e caustici versi di Valerio Magrelli che riportano la natività al suo contesto originario: il luogo degli ultimi, la luce tra i reietti.

I versi della poesia “Welcome” di Valerio Magrelli offrono un’immagine potentemente moderna e insieme universale della nascita di Gesù, reinterpretando il mistero natalizio attraverso il linguaggio dei nostri tempi e delle disuguaglianze contemporanee. Questa versione del Natale mette al centro della scena non soltanto un Bambino Divino ma, soprattutto, il simbolo dell’emarginazione e della solidarietà. Nei suoi versi, Magrelli invita a riflettere sul significato profondo della nascita di Cristo come evento universale che abbraccia, in primo luogo, i più vulnerabili.

Dio delle baraccopoli, Gesú dei clandestini,
nato nella favela, ultimo fra i bambini,
creatura della notte, amato dai reietti,
scintilla nelle tenebre, abisso degli eletti.

Gesú di baraccopoli e Dio dei clandestini,
nell’ultima favela neonato fra i bambini,
amato dalla notte, creatura dei reietti,
abisso nelle tenebre, scintilla degli eletti.

Gesù tra le baraccopoli e i clandestini: Valerio Magrelli riporta il Natale alla sua dimensione originaria

Nei primi versi della poesia, Magrelli definisce Gesù come il “Dio delle baraccopoli” e il “Gesù dei clandestini”. Questo doppio appellativo è carico di significati: le baraccopoli sono il simbolo visibile dell’emarginazione e della povertà estrema, spazi in cui abitano milioni di persone nel mondo, esclusi dal benessere e dalle comodità della vita moderna. I clandestini, invece, evocano le storie dei migranti, costretti a fuggire dalla loro terra alla ricerca di una vita dignitosa, spesso senza essere accolti con comprensione e rispetto.

Magrelli trasforma la stalla di Betlemme in una moderna favela o baraccopoli, aggiornando il racconto evangelico per adattarlo al nostro tempo. Questo Gesù è “ultimo fra i bambini”, parte di una realtà sociale di sofferenza e mancanza, ma al tempo stesso è il Dio che abbraccia coloro che sono messi ai margini, rifiutati, dimenticati.

La doppia opposizione tra “scintilla nelle tenebre” e “abisso degli eletti” mette in evidenza il paradosso che accompagna la figura di Cristo, una costante sia nella teologia cristiana sia nella poesia di ispirazione religiosa. Gesù è al tempo stesso luce e profondità insondabile: una scintilla che squarcia il buio dell’umanità e un abisso che interroga la nostra comprensione del divino e dell’umano.

Questo paradosso si rispecchia nelle sue caratteristiche più umane. È un neonato nella notte, piccolo e vulnerabile, ma anche il portatore di una missione universale di amore e riscatto. Magrelli usa immagini potenti per evocare questa duplicità: Cristo è sia “amato dai reietti” sia il punto più profondo delle tenebre e il massimo fulgore di speranza.

Un Natale per i dimenticati

La ripetizione dei versi nella seconda parte della poesia sottolinea l’universalità del messaggio: i temi dell’amore per i reietti, dell’accettazione della marginalità e della divinità come presenza fra gli ultimi sono centrali tanto nel Vangelo quanto nella società contemporanea. Magrelli non scrive solo di un Gesù che rappresenta una parte dell’umanità, ma che ne sintetizza l’interezza: egli è nei luoghi più oscuri e difficili, amato da chi ha poco, odiato da chi teme di perdere i propri privilegi.

Questa poesia si rivolge quindi al nostro presente, interrogandoci su chi siano i “reietti” e i “clandestini” del nostro tempo: coloro che vivono in condizioni inumane, che non vengono riconosciuti o che cercano rifugio da persecuzioni e povertà. Il Natale, in questa chiave, non è soltanto una festa, ma un richiamo alla responsabilità collettiva.

La notte della nascita di Cristo, descritta da Magrelli come un tempo in cui avvengono “miracoli”, è carica di simbolismo. È una notte non solo di buio, ma anche di luce nascente, un momento in cui si aprono possibilità inaspettate. Questo “amato dalla notte” ribalta l’associazione tradizionale tra oscurità e paura: il buio diventa lo spazio in cui accadono cose nuove e la scintilla dell’umanità divina si accende.

Nel contesto di una società che spesso evita il confronto con l’oscurità – intesa come ciò che non vuole vedere – Magrelli ci invita invece a cercare Gesù proprio lì, nella notte delle nostre paure e insicurezze. È qui che il Natale acquisisce un senso rivoluzionario.

La poesia di Magrelli ci porta a riflettere su come il Natale possa essere celebrato non come un rito di consumo e apparenza, ma come un evento che parla di inclusione e umanità. In questo contesto, il Gesù di Magrelli è molto più del protagonista di una narrazione biblica: è un simbolo vivente delle aspirazioni umane verso la giustizia, l’amore e l’uguaglianza.

In un’epoca in cui milioni di persone vivono in condizioni di marginalità, questa poesia diventa una denuncia ma anche una speranza. Il Natale, così interpretato, è un invito a guardare gli altri con occhi nuovi, riconoscendo in ognuno di loro la scintilla della divinità, che rende ogni vita degna di amore e rispetto.

Ecco qua la bellissima poesia completa:

“Welcome”

Dio delle baraccopoli, Gesú dei clandestini,
nato nella favela, ultimo fra i bambini,
creatura della notte, amato dai reietti,
scintilla nelle tenebre, abisso degli eletti.

Gesú di baraccopoli e Dio dei clandestini,
nell’ultima favela neonato fra i bambini,
amato dalla notte, creatura dei reietti,
abisso nelle tenebre, scintilla degli eletti.

Abisso e baraccopoli, scintilla e clandestini,
quanto amato in favela!, creatura dei bambini,
ultimo nella notte, neonato fra i reietti,
Gesú dentro le tenebre, Dio di tutti gli eletti.

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