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“Finché non saremo liberi”, la lotta di Shirin Ebadi per i diritti umani

Oggi si celebra la Giornata internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime. Per l'occasione, andiamo alla scoperta di "Finché non saremo liberi", l'autobiografia di Shirin Ebadi, avvocato sempre in lotta per i diritti umani e prima iraniana a vincere il Nobel per la Pace.

Finché non saremo liberi“, il libro che vi presentiamo oggi, è un’autobiografia che racconta la vicenda umana e le lotte per i diritti di Shirin Ebadi, un’iraniana che sta dedicando la sua vita alla legalità e alla giustizia.

Vincitrice del Premio Nobel per la pace nel 2003, attraverso “Finché non saremo liberi” Shirin Ebadi intende veicolare l’amore per la legalità e la consapevolezza che questa non è egualmente distribuita in tutto il mondo. Mai come oggi, nella Giornata internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime, questo è un libro da tenere sul comodino e sfogliare con cura.

“Finché non saremo liberi”

Shirin Ebadi, la prima donna musulmana a ricevere il Premio Nobel per la Pace, ha ispirato milioni di persone nel mondo con il suo impegno da avvocato per i diritti umani, difendendo soprattutto le donne e i bambini dal brutale regime iraniano. Per questo il governo ha cercato di ostacolarla in tutti i modi, ha intercettato le sue telefonate, ha messo sotto sorveglianza il suo ufficio, l’ha fatta pedinare, ha minacciato lei e i suoi cari con metodi violenti e indicibili.

Oggi, con “Finché non saremo liberi”, Shirin Ebadi ci racconta la sua storia di coraggio e di ribellione contro un potere intenzionato a portarle via lutto – il matrimonio, gli amici, i colleghi, la casa, la carriera, persino il Premio Nobel – ma che non è riuscito a intaccare il suo spirito combattivo e la sua speranza di giustizia e di un futuro migliore: “è per amore dell’Iran e del suo popolo, delle sue potenzialità e della sua grandezza; che ho intrapreso ogni singolo passo di questo viaggio.

E so che un giorno gli iraniani troveranno la loro strada per la libertà e la giustizia che meritano.” “Finché non saremo liberi” è il racconto incredibile di una donna che non si arrenderà mai, non importa quali rischi dovrà correre: un esempio per tutti, che insegna il coraggio di lottare per le proprie convinzioni.

Shirin Ebadi

Shirin Ebadi è una delle donne più famose d’Iran. Avvocato e attivista, è stata la prima donna musulmana, nonché la prima cittadina iraniana, ad aver ottenuto il Premio Nobel per la Pace nel 2003, per via dei suoi “sforzi significativi e pionieristici per la democrazia e i diritti umani, in particolare i diritti delle donne, dei bambini e dei rifugiati”.

L’autrice di “Finché non saremo liberi” è nata ad Hamadan il 21 giugno 1947 da una famiglia agiata: il padre era un docente di diritto commerciale. Shirin ha trascorso la maggior parte della sua vita a Teheran, dove si è trasferita con la famiglia quando era ancora molto piccola. Ha studiato giurisprudenza, è diventata subito magistrato ed ha ottenuto poco dopo un dottorato di ricerca in diritto privato.

Con le restrizioni messe a punto da Khomeini nella neonata Repubblica Islamica d’Iran, Ebadi è stata costretta ad abbandonare l’esercizio della magistratura in quanto donna. Dopo molte accese proteste, le viene concessa la possibilità di collaborazione al tribunale con il ruolo di “esperta di legge”. Ebadi non accetta la retrocessione immotivata, e per diverso tempo lavora dietro le quinte del mondo del diritto, scrivendo libri ed articoli, ma non cessando mai di interessarsi ed indignarsi per le scelte dei suoi governanti.

Shirin Ebadi ha dedicato la sua vita alla lotta per i diritti delle donne, degli uomini e dei bambini che non hanno voce. “Finché non saremo liberi” racconta la sua esperienza biografica ma soprattutto l’amore per la giustizia, la verità ed i diritti umani.

La Giornata Internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime

Formalizzata il 21 dicembre 2010, la Giornata internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime è una ricorrenza sovranazionale indetta dalle Nazioni Unite che si tiene in tutto il mondo il 24 marzo per ricordare l’omicidio dell’Arcivescovo di San Salvador Óscar Romero -beatificato nel 2018 da Papa Francesco-, assassinato da un cecchino mentre stava celebrando una messa il 24 marzo del 1980, a causa del suo impegno radicale contro le violazioni dei diritti umani in America Latina.

Mediante tale occasione, l’Assemblea delle Nazioni Unite vuole non solo ricordare le vittime innocenti delle violazioni dei diritti umani, ma anche favorire un processo di sensibilizzazione che parte dall’inserimento del diritto a conoscere la verità su gravi violazioni dei diritti umani fra i diritti inalienabili di ciascun individuo.

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