Percival Everett, Premio Pulitzer 2025 è primo in classifica sul NYT

3 Agosto 2025

Percival Everett, già celebre per “Cancellazione” e “Gli alberi”, incarna con “James” la volontà di sfidare il canone letterario americano. Ambientato nelle paludi del Mississippi, il libro è la rivisitazione di uno dei capolavori americani: “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain. Ma qui, nelle pagine di Everett, il

Percival Everett, Premio Pulitzer 2025 è primo in classifica sul NYT

Percival Everett, già celebre per “Cancellazione” e “Gli alberi”, incarna con “James” la volontà di sfidare il canone letterario americano.

Ambientato nelle paludi del Mississippi, il libro è la rivisitazione di uno dei capolavori americani: “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain. Ma qui, nelle pagine di Everett, il protagonista non è Huck, bensì Jim , lo schiavo in fuga: un uomo il cui nome “Jim” – usato in modo spregiativo – viene finalmente reclamato come James, simbolo di libertà e dignità.

“James” di Percival Everett, il libro che ha scalato le classifiche

Il Time osserva che Everett non solo “ridersurchiude” Twain, ma lancia una sfida al “American literary canon” e rivendica per James una piena umanità e valore narrativo.

Ci guida nel viaggio di James dalla cittadina di Hannibal, dove scopre che presto lo venderanno a New Orleans, separandolo dalla famiglia; fino a Jackson Island, dove incontra Huck, che ha simulato la sua morte per scappare).

Inizia così una traversata sul fiume Mississippi che non è solo fisica, ma metaforica: James, con arguzia, amore e determinazione, si impone come vero protagonista della storia che apparteneva a qualcun altro.

E il fiume, che nell’immaginario letterario evocava avventura e libertà, attraverso la penna di Everett si rivela un corso d’acqua torbido, pieno di menzogne, ingiustizie e speranze disperate.

Il romanzo che ha vinto il Premio Pulitzer 2025, il National Book Award 2024. Non è solo un omaggio a Mark Twain: è un atto di ribellione letteraria, un risarcimento morale e una sfida al canone.

La risonanza culturale è amplificata dal fatto che “James” è diventato il romanzo più venduto di Everett, portando finalmente alla ribalta un autore da tempo riconosciuto nei circoli accademici ma poco noto al grande pubblico.

Un viaggio che non è mai stato solo un’avventura

La storia è nota e insieme sorprendente: James scopre che il suo padrone ha deciso di venderlo a un uomo di New Orleans, separandolo per sempre da moglie e figlia. Non c’è tempo da perdere: la fuga è l’unica possibilità. Si nasconde a Jackson Island, sperando di guadagnare qualche giorno per ideare un piano che possa salvare la sua famiglia.

È qui che incontra Huck, il ragazzino che conosciamo bene: ha finto la sua morte per scappare dal padre violento. Insieme costruiranno una zattera e si getteranno nel fiume, cercando la promessa – fragile, sfuggente – di un paese libero. Ma Everett non si ferma al semplice ribaltamento di prospettiva: il romanzo è un viaggio nella mente di James, nella sua capacità di leggere il mondo, di escogitare soluzioni, di riflettere sul linguaggio stesso.

Una voce nuova, un vecchio canone sotto processo

Nelle mani di Everett, James non è il “buon selvaggio” delle rappresentazioni stereotipate: è colto, ironico, strategico. Impara a leggere, ma lo fa in segreto, consapevole che la conoscenza, per uno schiavo, è un’arma tanto potente quanto pericolosa. “Il mio Jim non è semplice. Il Jim che appare in “Huck Finn” lo è”, ha dichiarato l’autore in un’intervista al New Yorker, spiegando il cuore del suo progetto.

L’intento non è solo correggere il tiro, ma smontare un immaginario che ha ridotto l’umanità nera a figurina decorativa. Everett lo fa senza retorica, ma con l’arma più affilata: la letteratura. La scrittura è un equilibrio raro tra tensione narrativa e densità filosofica. The Guardian ha colto bene questa doppia anima: “James offre il brivido di un page-turner ma anche l’imprevedibilità di un picaresco filosofico”.

Perché James è un romanzo necessario

L’operazione di Everett non è mero esercizio accademico: è un atto politico e poetico insieme. The New York Times ha scritto che “James è il romanzo più emozionante e insieme più profondo dell’autore, dove l’umanità è portata all’estremo”. Un’opera che non teme di affrontare il cuore nero della storia americana, ma lo fa con arguzia, humor e coraggio formale.

Il libro non rinuncia a momenti di leggerezza: il sarcasmo, le invenzioni linguistiche, le scene che sembrano sfidare il realismo sono lì a ricordarci che, anche nel dolore, la letteratura resta un gioco di immaginazione. Ma il fondo è tragico: dietro la corsa verso la libertà c’è il peso di secoli di catene.

Un successo planetario e un autore consacrato

Prima di “James”, Percival Everett era già un autore di culto per i lettori di nicchia, grazie alle sue opere in grado di sfidare le convenzioni e ipocrisie sociali. Con questo libro, però, la sua voce ha trovato la massima risonanza. Premio Pulitzer, National Book Award, Carnegie Medal, finalista al Booker Prize: i riconoscimenti si sono accumulati, ma non hanno cambiato la postura schiva dell’autore, che in un’intervista ha dichiarato: “I premi? Non significano nulla se non c’è il dialogo con chi legge”.

Nonostante questa modestia, i numeri parlano chiaro: James è diventato il romanzo più venduto di Everett e ha scalato le classifiche del New York Times.

Temi che parlano al presente

Leggere “James” significa fare i conti con un’eredità che non è del tutto passata. Il razzismo, la violenza sistemica, la cancellazione delle voci minoritarie: tutto questo attraversa il romanzo, ma non come lezione morale, bensì come esperienza incarnata in una storia di carne e sangue.

Everett ci ricorda che i miti fondativi non sono innocui: nascondono ciò che non vogliamo vedere. E allora riscriverli diventa un gesto di verità, un modo per restituire spazio e dignità a chi ne è stato privato.

È una storia di fuga, di ingegno e di amore familiare; ma è anche un romanzo sulla lingua, sulla libertà e sul prezzo che siamo disposti a pagare per affermare chi siamo. Dopo aver chiuso l’ultima pagina, il fiume Mississippi non vi sembrerà più lo stesso: scorrerà dentro di voi, con il suo carico di speranza e di colpa.

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