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Leggere ad alta voce ai bambini dà loro un vantaggio di 1.4 milioni di parole

Un recente studio dell'Università dell'Ohio ha rivelato che leggere ad alta voce ai bambini dà loro un vantaggio di più di un milione di parole

MILANO – Uno studio dell’Università dell’Ohio ha rilevato che i bambini a cui vengono letti più libri ogni giorno arrivano alle scuole elementari con un “vantaggio” di 1.4 milioni di parole rispetto ai bambini a cui non viene letto nemmeno un libro.

Lo studio è comparso sul Journal of Developmental and Behavioral Pediatrics ad Aprile 2019, ed è stato condotto da un team di ricercatori guidato dalla dottoressa Jessica Logan, professoressa di Educational Studies alla Ohio State University.

La dottoressa Logan ha raccontato che l’idea dello studio è sorta da uno studio precedente, che rivelava come un quarto dei genitori americani non leggessero mai libri ai loro figli, e come un altro quarto solo una o due volte a settimana. «Il fatto che così tanti genitori non leggessero ai figli, o lo facessero solo raramente, ci ha davvero scioccato – ha raccontato la Logan. E abbiamo voluto scoprire quali conseguenze ci potessero essere nello sviluppo dei bambini».

Lo studio

I ricercatori hanno collaborato con la Columbus Metropolitan Library, che ha identificato i 100 libri più letti solitamente da bambini in età prescolare, e ne hanno selezionati una trentina tra libri rigidi e libri illustrati. Attraverso un conteggio delle parole contenute in questi libri, la dottoressa Logan e i suoi colleghi hanno scoperto che i libri “rigidi” per bambini piccoli contengono in media 140 parole, mentre i libri illustrati in media 228.

Secondo i loro calcoli, ecco quante parole i bambini dovrebbero aver sentito in un’età compresa da 1 a 5 anni: 4.662 parole per i bambini a cui non viene letto nessun libro, 296.600 parole per quelli a cui viene letto un libro al giorno, 1.483.300 parole per quelli a cui vengono letti 5 libri al giorno.C’è dunque un divario di più di un milione di parole, dunque, tra i bimbi educati in un ambiente ricco di letteratura e i bambini che invece non hanno questa opportunità.

Un divario incolmabile?

«E – specifica la dottoressa Logan – non è un divario colmabile con la conversazione quotidiana. Le parole contenute nei libri sono molto più difficili e complesse di quelle che si utilizzano normalmente in un contesto familiare». Un libro, per esempio, potrebbe riguardare i pinguini del Polo Sud o i leoni del Sudafrica, argomenti che difficilmente vengono trattati nelle conversazioni quotidiane.

Inoltre, è probabile che in seguito alla lettura figli e genitori parlino dei libri letti, rinforzando l’utilizzo delle nuove parole imparate. Oppure, e sappiamo quanto spesso accada, i bambini si affezionano a una storia in particolare e vogliono che gli venga letta più e più volte, permettendo così ai significati di imprimersi nella memoria.

«I bambini che hanno un vocabolario più ampio in età prescolare saranno più pronti quando vedranno le parole scritte per la prima volta, e saranno con molte probabilità più rapidi nell’imparare a leggere», conclude la dottoressa Logan.

Source: ScienceDaily

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