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Sabbia nel costume – Racconto di Cristina Veronese

Alla terza pallina ricevuta sulla sua schiena pelosa, si voltò con le movenze di un bradipo e minaccioso sfidò con lo sguardo padre e figlio che un minuto prima giocavano spensierati a racchettoni sul bagnasciuga. Come un bambino che gioca soddisfatto nella sabbia, cominciò a scavare una buca, vi ripose con lentezza la pallina e la seppellì, spostò con cura l’asciugamano a righe, soltanto qualche centimetro, quel poco necessario a coprire, con la sua imponente mole, la buca appena riempita.

Per qualche istante si udì solo il mare e poi tutto sulla spiaggia ricominciò. Mamme che cercavano di togliere i braccioli ai pargoli senza scorticarli, mariti con gli occhiali da sole per mantenere privati gli obiettivi dei loro sguardi, ragazzi accompagnati da orde di ormoni, i selfie delle ragazze con l’accanimento di almeno 3 filtri fotografici su ogni scatto, e poi schizzi, tanti schizzi. Furono proprio questi ultimi a contrariare un’avventrice. Era appostata sin dalle prime ore dell’alba, coi piedi a bagno, su una piccola sdraio di plastica gialla.

La pelle abbronzata da anni, in ogni stagione, era diventata tutta una grinza, ma mai avrebbe rinunciato alla gonna di tela bianca e alla competizione condominiale: “Chi è la più abbronzata?” I bimbi giocavano, nuotavano, ma ahimé fecero degli spruzzi e nell’acqua per di più, inauditamente accanto alla signora che si alzò inviperita e cominciò a strillare terrorizzando i piccoli. Gli habitué della spiaggia pensarono a un miracolo quando videro che la sdraio non era rimasta incastrata nei solchi cutanei.

Avevano sempre trovato la donna già seduta al loro arrivo e l’avevano sempre lasciata lì quando se ne erano andati. Il bagnino intervenne cercando di calmarla, ma niente da fare, la cariatide sembrava impazzita. A risolvere il problema ci pensò una donna corpulenta, ancora infastidita dalla sabbia nel costume bagnato che non era riuscita a togliersi nell’umida cabina.

Valutò la traiettoria, prese la rincorsa e si tuffò con tutta la disgrazia di cui fu capace a pochi centimetri dall’urlatrice che venne investita da un’onda anomala, molto anomala.

La sdraietta gialla prese il largo, la nera signora, perso il suo trono, dovette cambiare spiaggia.

 

Cristina Veronese

 

 

 

 

 

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